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3/5/2005 (Archivio storico)

Disarmo: Conferenza degli Stati parti del Trattato di non proliferazione nucleare

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Si apre oggi 2 maggio a New York la Conferenza di revisione degli Stati parti del Trattato di non proliferazione nucleare, firmato nel 1968 ed entrato in vigore nel 1970. Tale accordo perseguì l’obiettivo di limitare la diffusione di armi nucleari, riconoscendo la qualifica di Stati militarmente nucleari unicamente a cinque Paesi, ossia gli USA, il Regno Unito, l’Unione Sovietica (ora la Russia), la Cina e la Francia Il TNP prevede inoltre all’art.6 obblighi di disarmo e promuove in generale l’uso pacifico del nucleare. Sono 188 gli Stati parti del TNP: significativamente mancano le adesioni di India Pakistan e Israele mentre nel 2003 la Corea del Nord ha dichiarato l’intenzione di recedere dal trattato. Questi ultimi quattro Stati hanno tutti sviluppato dei programmi militari nucleari.

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Nel corso della conferenza di revisione del 2000, gli Stati hanno raggiunto l’accordo intorno a un documento che individua 13 passi verso il disarmo. Tuttavia, negli ultimi anni sono emersi contrasti difficilmente sanabili tra diversi gruppi di Paesi; da un lato gli Stati nucleari, da un altro, le medie potenze regionali che intendono sviluppare programmi militari nucleari (tra i Paesi non ancora citati ricordiamo l’Iran), da un altro ancora quegli Stati che chiedono con forza la progressiva distruzione di tutti gli armamenti atomici. Tali contrasti avvengono in un momento in cui la proliferazione di armi di distruzione di massa è percepita come una tra le minacce più gravi alla pace e alla sicurezza internazionali, come conferma anche il recente Rapporto del Segretario generale delle Nazioni Unite. L’anno scorso il Consiglio di sicurezza ha tra le altre cose adottato una discussa risoluzione (ris.1540) che impone agli Stati di adottare misure legislative per contrastare l’accesso alle armi di distruzione di massa da parte di attori non statali.

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La Conferenza di revisione del TNP, che si protrarrà sino al 27 maggio, costituisce una importante occasione per adeguare il regime di non proliferazione alle nuove sfide poste dallo scenario internazionale del XXI secolo.

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Sin dal 2001, sono stati identificati in particolare quattro possibili scenari del legame tra terrorismo e materiale nucleare: a) il furto di armi nucleari da parte di gruppi terroristici; b) l’acquisizione di materiale nucleare per la costruzione di un’arma o per causare una fuga radioattiva; c) l’acquisizione di altro materiale radiologico per la costruzione di una dirty bomb; d) azioni violente contro installazioni nucleari al fine di provocare fughe radioattive.

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Il Direttore generale della Agenzia internazionale per l’energia atomica El Baradei si è fatto portavoce di alcune proposte tanto ragionevoli quanto essenziali: a) il rafforzamento del regime delle ispezioni della IAEA; b) controlli più serrati sulle esportazioni di materiali e tecnologie nucleari, rendendo eventualmente giuridicamente vincolanti i regimi esistenti; c) cooperazione multilaterale nello smaltimento del materiale di rifiuto radioattivo e delle riserve eccessive di uranio altamente arricchito; d) inizio dei negoziati di disarmo relativi al bando della produzione di materiale fissile per uso militare, verso la conclusione del Fissile Material cut-off Treaty; e) misure per reagire alla decisioni di Stati che intendano recedere dal TNP.

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Ieri, 1° maggio si è svolta una straordinaria mobilitazione delle organizzazioni della società civile: una manifestazione per le vie di New York contro l’uso delle armi nucleari ha chiesto con forza il completo disarmo. Altre iniziative sono previste per i prossimi giorni.

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Aggiornato il

16/7/2009