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19/9/2008 (Archivio storico)

Il Diritto alla Pace

 

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L’articolo 28 della Dichiarazione Universale dei diritti umani proclama: “Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati".

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Fra i numerosi strumenti, a livello internazionale, che fanno riferimento a questo “diritto”, ricordiamo la Dichiarazione sul diritto dei popoli alla pace del 1984, la quale, nel ribadire che il principale fine delle Nazioni Unite è il mantenimento della pace e della sicurezza di tutte le nazioni; sancisce che:

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Tutti i popoli hanno diritto alla pace; 

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La salvaguardia e la promozione della pace costituiscono l’obbligo di ciascun stato;

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Richiama, di conseguenza, gli Stati e tutte le organizzazioni a realizzare questo diritto mediante misure adeguate a livello nazionale ed internazionale.

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Di straordinaria importanza è anche la Dichiarazione sulla Cultura di Pace, adottata dall’Assemblea Generale Delle Nazioni Unite il 13/09/1999, dove l’assemblea Generale si richiama ad altri documenti ed in particolare alla Costituzione dell’UNESCO nella quale si afferma: “dal momento che le guerre hanno inizio nella mente degli uomini, è nella mente umana che bisogna costruire la pace”.

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La pace è quindi un obiettivo largamente condiviso, con forza e costanza dalle organizzazioni internazionali, essenziale alla realizzazione di tutti gli altri diritti, al quale, di conseguenza, vengono dedicati numerosi programmi d’azione e progetti educativi.

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Di grande importanza, perciò, il riconoscimento formale che il diritto alla pace ha ottenuto attraverso la norma “pace, diritti umani” inserita in numerosi ordinamenti di Comuni e Regioni Italiane. In particolare ricordiamo la Regione del Veneto che fin dal 1988, con la Legge 18, all’art.1 prevedeva: “La Regione del Veneto, in coerenza con i principi costituzionali che sanciscono il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali, la promozione dei diritti umani, delle libertà democratiche e della cooperazione internazionale, riconosce nella pace un diritto fondamentale degli uomini e dei popoli.” , rifacendosi in tal modo all’art.11 della Costituzione Italiana che prevede il ripudio della guerra.

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Questa normativa regionale veneta è poi stata sostituita dalla Legge n°55 del 1999 , nella quale, all’art.1 – Finalità – riporta: “La Regione del Veneto, riconosce la pace e lo sviluppo quali diritti fondamentali della persona e dei popoli, in coerenza con i principi della Costituzione italiana e del diritto internazionale che sanciscono la promozione dei diritti dell'uomo e dei popoli, delle libertà democratiche e della cooperazione internazionale.”

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È chiaro il collegamento dell’ordinamento regionale con principi e norme del vigente Diritto Internazionale dei Diritti Umani.

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Anche molte Province e Comuni italiani hanno inserito nel proprio Statuto la norma “pace-diritti umani”. Un chiaro esempio, nella nostra Regione, è quello dello Statuto del Comune di Vicenza, che, all’Art.2, riconosce esplicitamente nella Pace un fondamentale diritto: “1. Il comune, in conformità ai principi costituzionali ed alle norme internazionali che riconoscono i diritti innati delle persone umane, sanciscono il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali e promuovono la cooperazione fra i popoli, riconosce nella pace un diritto fondamentale della persona e dei popoli.”

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Questa risposta del territorio alle indicazioni internazionali indica una volontà di perseguire la pace che non lascia dubbi: si tratta di un caso particolarmente felice ed unico al mondo, dal punto di vista sia strettamente giuridico sia politico, sociale e culturale: una cultura pace-diritti umani- cooperazione, una cultura “orientata all’azione” che possiamo tradurre come “via istituzionale non violenta alla pace” che sta diffondendosi a livello locale, quindi molto vicino alle esperienze quotidiane dei cittadini, coinvolgendo il mondo della scuola, della ricerca, dell’associazionismo e del volontariato, con benefico sviluppo della democrazia partecipativa e della cultura della legalità e della solidarietà. Inoltre la normativa può essere letta come una risposta coerente con la funzione degli Enti Locali di interpretare la voce dei cittadini e perseguire il bene comune.

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Aggiornato il

16/7/2009