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La Corte europea dei diritti umani ha pubblicato il suo rapporto annuale per l’anno 2019

Consiglio d'Europa, impatto della Convenzione europea dei diritti umani
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La Corte europea dei diritti umani ha pubblicato il suo rapporto annuale per il 2019. Il rapporto contiene informazioni sull’organizzazione e le attività della Corte nel suo 60° anniversario. Istituita nel 1959 allo scopo di assicurare il rispetto delle disposizioni della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU) e degli impegni assunti dalle Parti contraenti, la Corte europea dei diritti umani rappresenta la prima Corte internazionale creata specificatamente per la protezione dei diritti umani in una determinata regione del mondo.

Il rapporto annuale 2019 riporta gli eventi che hanno segnato l’anno e una panoramica sui principali sviluppi procedurali, ripresi dal Presidente della Corte Linos-Alexandre Sicilianos nel discorso introduttivo.
Tra questi figurano le recenti innovazioni procedurali della Corte e l’aggiornamento sui suoi programmi di divulgazione in espansione, in particolare la rete dei tribunali superiori, rete cresciuta considerevolmente, abbracciando 86 tribunali superiori di 39 paesi.
E’ da menzionare, inoltre, il nuovo metodo di elaborazione di sentenze e decisioni, entrato in vigore il 1° ottobre e che sarà pienamente operativo nel corso del 2020.

Un altro aspetto rilevante è il rilancio della procedura per l'adesione dell'Unione europea alla CEDU, entrata in vigore nel 1953, quale primo strumento internazionale a rendere giuridicamente vincolante la protezione e implementazione dei diritti presenti nella Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948.

In relazione ai dati statistici, dal rapporto emerge che i ricorsi introdotti a provvedimenti giudiziari sono stati 44.500, con un aumento del 3% rispetto al 2018 (43.100). Di questi 29.800 sono state indicati come casi Single-Judge, passibili di inammissibilità, con un incremento del 2% rispetto all’anno precedente.
Sono state eliminate 40.667 domande, con una diminuzione del 5% rispetto al 2018 (42.761). Il numero di casi assegnati è stato di 3.800 casi in più rispetto a quelli eliminati.
Di conseguenza, l’insieme di ricorsi pendenti dinanzi alla Corte europea dei diritti umani è aumentato, attestandosi a 59.800 a fine anno, rispetto a 56.350 a fine 2018.

 

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