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20/7/2006 (Archivio storico)

Messaggio dei partecipanti al Summit inter-religioso di Mosca al G-8


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Si è aperto a Mosca lo scorso 3 luglio 2006 il Summit inter-religioso, conferenza che ha riunito per due giorni leader cristiani, musulmani, ebrei, buddisti, indù e scintoisti.

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Nella sua comunicazione di apertura del Summit, il Patriarca di tutte le Russie Alessio ha sottolineato come non sia sul piano dottrinale ma bensì su quello etico che le religioni del mondo trovino una convergenza. Il Presidente della Federazione russa Vladimir Putin si è successivamente rivolto all’assemblea inter-religiosa, mentre il Metropolita di Smolensk e Calingrado ha letto un messaggio dal Segretario Generale delle Nazioni Unite Kofi Annan indirizzato ai tutti i convenuti a Mosca. Hanno preso la parola nella stessa giornata anche l'Ayatollah Mohammed Ali Taskhiri, il Gran Rabbino d’Israele Jonas Metzger, il Patriarca dei buddisti di Cambogia Tela Wonga, il Patriarca Teociste di Romania, il Patriarca Elia II di Georgia, l’Arcivescovo Cristoforo di Praga ed il Primate della Chiesa ortodossa dei territori cechi e slovacchi, il Metropolita Germano, Primate della Chiesa ortodossa d’America, il Patriarca Paolo d’Etiopia e Gareguin d’Armenia; la nutrita delegazione della Chiesa cattolica romana è stata guidata dal Cardinal Kasper, Presidente del Consiglio pontificio per l’unità dei cristiani.

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Il 5 luglio, al termine dei lavori, è stata adottata una Dichiarazione finale indirizzata ai partecipanti del summit del G-8 ora in corso a San Pietroburgo: la Dichiarazione esprime la posizione dei capi religiosi su temi contingenti connessi in particolare al ruolo delle religioni nella società contemporanea; grande enfasi è data nel documento alla missione delle religioni nel promuovere la pace ed il dialogo tra civiltà. A questo proposito, il testo recita.

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Il dialogo e la solidarietà tra civiltà non devono costituire solo degli slogan. Dobbiamo costruire un ordine mondiale che combini democrazia – quale metodo capace di armonizzare interessi diversi e di promuovere la partecipazione popolare nei processi decisionali al livello nazionale ed internazionale – ma anche sentimenti morali, costumi di vita, tipi di ordinamenti politici e giuridici nazionali diversi e tradizioni nazionali e religiose dei popoli. Soluzioni globali, giuste e durature alle controversie internazionali debbono essere raggiunte attraverso mezzi pacifici. Non possiamo accettare la logica dei “due pesi e due misure”. Il mondo deve avere più di un polo e diversi sistemi, e occorre arrivare a soddisfare i bisogni di tutti gli individui e le nazioni, piuttosto che schemi ideologici beceri e semplificatori.

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Il documento inoltre riconosce:

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La creatura umana rappresenta la suprema creazione dell’Onnipotente. Pertanto i diritti umani, la loro protezione e rispetto al livello nazionale, regionale, nazionale ed internazionale sono per noi una questione molto importante- Tuttavia, la nostra esperienza ci insegna che senza un nucleo etico, senza [mutua] comprensione o responsabilità nessuna società o Paese sono esenti da conflitti e crisi. Il peccato ed il vizio rovinano sia l’individuo che la società. Per questa ragione, siamo convinti che l’ordine sociale e giuridico debbano cercare di includere assieme in un’armonia fruttifera l’impegno per i diritti e le libertà assieme ad una consapevolezza dei principi etici che costituiscono la base del vivere civile.

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Occorre quindi sottolineare come la Dichiarazione – in particolare in specifici passaggi (come nei due riportati di seguito) - presenti un importante rilievo politico:

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La vita umana è strettamente connessa con l’economia. L’ordine economico internazionale, così come altre dimensioni dell’architettura globale, devono basarsi sulla giustizia. Tutte le attività economiche e sociali devono essere socialmente responsabili e promosse coerentemente con standard etici.

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Le nostre comunità sono pronte a portare avanti un dialogo con coloro rappresentano posizioni non religiose, con politici, con la società civile e con le organizzazioni internazionali. E’ una nostra speranza che tale dialogo continui, in modo da permettere alle religioni di contribuire alla concordia e al riconoscimento tra nazioni, ad una casa comune fondata sulla verità, costruita secondo giustizia, vivificata da amore e libertà. Tale dialogo deve essere promosso su un piano paritario, in modo responsabile e condotto su base regolare, con aperture ad ogni tema e senza pregiudizi ideologici. Crediamo che sia giunto il tempo per un partenariato maggiormente sistematico dei leader religiosi con le Nazioni Unite.

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Infine, significativamente, i leader religiosi invitano tutte le componenti delle comunità religiose a dare il proprio contributo al dialogo:

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Il dialogo inter-religioso dovrà essere condotto dai capi religiosi e dagli esperti, e arricchito dal contributo di tutti i fedeli.


Aggiornato il

16/7/2009