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17/5/2024

"Nodo alla gola", il XX rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione

Pubblicato il XX rapporto di Antigone sulle condizioni di detenzione di  "Nodo alla gola", il rapporto offre una fotografia del sistema penitenziario italiano con carceri sovraffollate, chiuse e con suicidi in aumento.

“La situazione delle carceri italiane, che emerge da un lavoro di monitoraggio che nel 2023 ci ha portato a visitare 99 istituti presenti in Italia, è drammatica" spiega Patrizio Gonnella, presidente di Antigone. "Da tempo chiediamo che il tema venga posto al centro dell'agenda politica e che si affrontano i tanti problemi che stanno deflagrando in maniera evidente”. 

Si teme che alla fine del 2024 si possa registrare un nuovo record  di suicidi nelle carceri, in quanto  già in questi primi 4 mesi sono stati registrati 30 suicidi, mentre per il  2022, l’anno con il numero più alto nello stesso arco di tempo, si erano registrati 20 suicidi. In tutti gli Istituti dove sono avvenuti suicidi nell'ultimo anno e mezzo si registra una situazione più o meno grave di sovraffollamento.

La preoccupazione delle presenze in carcere riguarda sia il numero complessivo raggiunto, sia il tasso di crescita che si sta registrando già da diversi mesi. Dall'ultimo dato disponibile ottenuto dalle schede trasparenza del Ministero della Giustizia, è possibile affermare che attualmente ci sono circa 14.000 persone recluse chenon hanno un posto regolamentare a disposizione. Mentre per quanto riguarda il tasso di crescita, nell’ultimo anno questo è stato in media di 331 unità al mese, se dovesse essere confermato anche nel corso del 2024 comporterebbe un aumento di oltre le 65.000 presenze entro la fine dell’anno.

Le cause di questa crescita sono diverse: maggiore lunghezza delle pene comminate; minore predisposizione dei magistrati di sorveglianza a concedere misure alternative alla detenzione o liberazione anticipata ed introduzione di nuove norme penali e pratiche di Polizia che portano a un aumento degli ingressi. Tra queste ultime va sottolineato che l'attuale governo ha introdotto una decina di nuovi reati e sei nuove fattispecie penali.  “Il risultato è il ritorno a livelli di affollamento che non si registravano da oltre 10 anni, cioè da quando l'Italia fu condannata dalla Corte Europea per i Diritti dell'Uomo per i trattamenti inumani e degradanti generalizzati che si verificavano nelle nostre carceri”.

Un impatto grave sul sovraffollamento potrà avere anche la decisione di punire maggiormente i casi di lieve entità legati alle violazioni della legge sugli stupefacenti che, già attualmente, produce circa 20mila detenuti.  Da considerare, invece, che a questo aumento della popolazione detenuta non corrisponde unaumento del numero dei reati. Dal 1 gennaio al 31 luglio 2023 erano stati commessi in Italia  il 5,5% in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Tra le soluzioni al sovraffollamento non c’è quella dell'edilizia penitenziaria. Secondo il rapporto, oggi ci vorrebbero circa 40 nuove carceri, per un costo di 1 miliardo e 200 milioni di euro solo per la struttura senza il costo del personale. 

In questo panorama  non aiuta di certo anche la chiusura che si sta registrando negli istituti penali.  Di fatto il numero complessivo di detenuti assegnati alle sezioni a custodia aperta è passato da un totale di 12.033 del mese di luglio a 2.283 del mese di dicembre, mentre, nello stesso periodo, è aumentato di oltre 7.000 unità il numero di persone detenute ristrette in sezioni a custodia chiusa. Comportando alle persone detenute di passare la maggior parte della loro giornata in celle sovraffollate, per alcuni c’è la possibilità di svolgere un'attività lavorativa o di altro tipo, ma per poche ore e per pochi giorni alla settimana.

“Al malessere sempre più intenso da parte delle persone detenute e degli operatori si pensa poi di rispondere non percorrendo la strada dei diritti, ma ancora una volta introducendo norme penali, come il reato di rivolta penitenziaria che, anche in casi di protesta pacifica e non violenta, può portare ad una pena fino a 8 anni, con l'applicazione del regime del 41bis, inizialmente previsto solo per reati gravissimi legati alla mafia e al terrorismo. Se questa norme fosse approvata - conclude  Patrizio Gonnella - ci aspettiamo un possibile aumento dei suicidi e degli atti di autolesionismo poiché, se si toglie anche la possibilità di protestare pacificamente, l'unico strumento che le persone recluse avranno per manifestare disagio potrà essere il proprio corpo".

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