Sospeso il Protocollo Aggiuntivo alla Convenzione sui Diritti Umani e la Biomedicina del CoE che violava la convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità
Dopo almeno quattro anni di dure reazioni a livello internazionale da parte delle organizzazioni impegnate sul fronte delle disabilità, è stato finalmente raggiunto un buon risultato: il “congelamento”, anche se non la definitiva cancellazione, da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa di quel Protocollo Aggiuntivo alla Convenzione sui Diritti Umani e la Biomedicina del Consiglio d’Europa (Convenzione di Oviedo) che rappresenta una grave minaccia per i diritti umani delle persone con disabilità e non solo; in particolar modo per quelle con disabilità intellettiva e psicosociale, poichè di fatto il documento aprirebbe le porte al trattamento sanitario obbligatorio e all’istituzionalizzazione in violazione degli articoli 14 (Libertà e sicurezza della persona), 15 (Diritto di non essere sottoposto a tortura, a pene o a trattamenti crudeli, inumani o degradanti), 17 (Protezione dell’integrità della persona) e 25 (Salute) della Convenzione ONU sui Diritti delle Persone con Disabilità.
Lunga e intensa la storia della protesta e delle azioni di contrasto al percorso di approvazione del Protocollo che in questi anni, estendendosi a macchia d'olio, ha visto il coinvolgimento nel quadro della campagna #Withdraw Oviedo (“Ritirare Oviedo”) di numerose organizzazioni: l’EDF, il Forum Europeo sulla Disabilità, insieme all’ENUSP (Rete Europea degli (ex-) Utenti e Sopravvissuti alla Psichiatria), ad Autism Europe, a Inclusion Europe, all’MHE (Mental Health Europe) e all’IDA (International Disability Alliance) hanno inviato diverse lettere al Segretario Generale del Consiglio d’Europa esprimendo «le più profonde preoccupazioni e contrarietà».
In Italia il Garante Nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale è entrato in campo con una comunicazione formale in cui evidenzia, tra l’altro, il rischio di limitazione della capacità giuridica e di uguaglianza di fronte alla Legge delle persone con disabilità secondo l’Art.12 della CRPD data “la tendenza a ridurre o annullare la capacità di agire delle persone con disabilità psico-sociale e la potenzialità sostitutiva di altri che decidono in loro vece”, in linea con quanto rilevato anche dal Comitato di Bioetica spagnolo.
Il Garante sottolinea inoltre quanto la genericità della definizione di Involuntary Placement lasci “un ampio margine di interpretazione del ricovero non volontario, esponendo la persona con disabilità mentale al rischio di internamento o di ricovero in luoghi inappropriati per la sua stessa finalità, che è sempre la cura della persona”.
Su invito del FID (Forum Italiano sulla Disabilità), si era subito mobilitata anche la FISH (Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap), inviando una lettera formale al Presidente del Consiglio, ai Ministri della Salute, degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e a quella per le Disabilità, sollecitando il rispetto degli “obblighi derivanti dalla ratifica della Convenzione delle Nazioni Unite sui Diritti delle Persone con Disabilità, facendo appello affinché il nostro Paese si opponga all’adozione di tale Protocollo”.
Grande quindi la soddisfazione delle organizzazioni che hanno sostenuto tale battaglia alla notizia di questa sospensione da parte del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa, e delle nuove istruzioni fornite al CDBIO, (Comitato Direttivo per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa- Biomedicina e Salute) “prevedendo la partecipazione delle organizzazioni di persone con disabilità e di altre parti interessate alle successive discussioni”, fornendo in questo modo l'opportunità di portare il loro contributo, certamente nell’ottica del superamento dell’obsoleto modello medico di disabilità rappresentato dalla Convenzione di Oviedo e del sostegno della“ disponibilità e accessibilità dei servizi di salute mentale basati sul consenso libero e informato della persone»