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La Dichiarazione dei diritti umani dell’ASEAN e i relativi meccanismi di promozione

Autore: Riccardo Nanni, studente MA Human Rights and Multilevel Governance, Università di Padova

La Dichiarazione dei diritti umani dell’ASEAN, adottata nel 2012, è un documento composto da quaranta articoli, suddivisi in sei sezioni. E’ redatta coerentemente con la Dichiarazione universale dei diritti umani, che è richiamata in varie parti del documento, e suddivisa al suo interno sulla base della generazione a cui ognuno dei diritti enunciati appartiene. Rispetto ad altri documenti internazionali e regionali, la Dichiarazione dell'ASEAN riconosce i diritti umani allo sviluppo e al godimento della pace, diritti cosiddetti di terza generazione

La prima sezione della Dichiarazione dei diritti umani dell’ASEAN, relativa ai principi generali, contiene gli articoli da 1 a 9. La seconda sezione riguarda invece i diritti civili e politici e contiene gli articoli da 10 a 25. La Dichiarazione riporta nell’articolo 10 che gli stati membri dell’ASEAN affermano tutti i diritti civili e politici contenuti nella Dichiarazione universale dei diritti umani ed enuncia nei seguenti articoli tutte le libertà e i diritti fondamentali relativi alla libera espressione, alla partecipazione degli individui alla vita politica e al rispetto dell’integrità fisica. La terza sezione (articoli 26-34) invece è relativa ai diritti economici, sociali e culturali. La parità di trattamento tra i cittadini è garantita dalla Dichiarazione indipendentemente da ogni caratteristica e speciali trattamenti per l’infanzia e la maternità sono riconosciuti. Inoltre, l’articolo 29 sul diritto alla salute e alle cure mediche enuncia al secondo comma il dovere dei paesi membri dell’ASEAN di creare un ambiente tollerante privo di ogni stigma sociale verso i portatori di malattie trasmissibili, tra le quali è espressamente citato l’HIV. Tuttavia, la Dichiarazione è più restrittiva sotto altri aspetti: su tutti, l’articolo 27 sui diritti relativi al lavoro dichiara nel secondo comma che l’adesione a formazioni sindacali o ad altre associazioni di interesse o categoria è libera entro i limiti posti dalle leggi nazionali.

Le sezioni quarta (articoli 35-37) e quinta (articolo 38) della Dichiarazione dei diritti umani dell’ASEAN enunciano rispettivamente il diritto umano allo sviluppo e il diritto a godere della pace. La Dichiarazione ASEAN, in particolare, identifica il godimento della pace come diritto delle persone e dei popoli e il diritto allo sviluppo come un diritto umano inalienabile, che pone sugli individui la facoltà di partecipare attivamente allo sviluppo economico, sociale, culturale e politico dei loro paesi e sugli stati il dovere di pianificare azioni per lo sviluppo che includano una prospettiva di genere e rispettino la definizione di sviluppo sostenibile.

L’ultima sezione (articoli 39-40) riguarda il dovere tra gli stati di cooperare nella realizzazione dei diritti enunciati nella Dichiarazione senza però mettere a rischio la realizzazione degli obiettivi dell’ASEAN.

L’organo che ha redatto la Dichiarazione dei diritti umani dell’ASEAN e che ha il compito di “promuovere e proteggere i diritti umani e le libertà fondamentali dei popoli dell’ASEAN” è la Commissione intergovernativa dell’ASEAN sui diritti umani (AICHR). L’AICHR è nata nel 2009 con il compito di promuovere e proteggere i diritti umani e la pace nei territori dell’ASEAN nel rispetto della sovranità e dell’indipendenza degli stati membri e del loro diritto alla non ingerenza negli affari interni e nelle relazioni esterne, come stabilito dal mandato redatto dall’Assemblea dei ministri degli esteri dell’ASEAN (ASEAN Foreign ministers meeting). Quest'ultima è un consesso particolarmente importante poiché è stata l’organo decisionale centrale dell’ASEAN fino alla creazione dell’ASEAN Summit tra il 1974 e il 1975, che ha progressivamente ottenuto centralità diventando l’organo decisionale dell’organizzazione.

Alla luce di quanto illustrato, l’AICHR si configura come un organo puramente intergovernativo con il mandato di promuovere i diritti umani nei paesi dell’ASEAN sulla base di un approccio evolutivo e coerente con lo Statuto delle Nazioni Unite e il diritto internazionale umanitario e dei diritti umani. Sulla base del suo mandato, l’AICHR ha il compito di fornire assistenza tecnica ai paesi membri dell’ASEAN sulle tematiche legate ai diritti umani, sviluppare strategie comuni per la realizzazione dei diritti umani e instaurare dialoghi con la società civile. Si tratta tuttavia di un organo consultivo e quindi privo di ogni potere decisionale vincolante.

L’AICHR è composta da un rappresentante per ogni stato membro nominato dal proprio governo e responsabile nei suoi confronti. I rappresentanti devono agire con imparzialità e nel rispetto del mandato dell’AICHR, la loro carica dura tre anni e possono svolgere un massimo di due mandati consecutivi. Tuttavia, ogni rappresentante può essere sostituito in qualsiasi momento su decisione del governo del paese di appartenenza, coerentemente con le caratteristiche intergovernative dell’organo.

La presidenza dell’AICHR spetta al paese che ha la presidenza di turno dell’ASEAN e ha il compito di coordinarne e impostarne gli incontri e rappresentarla nelle relazioni esterne.

L’AICHR prende decisioni su base consensuale e annualmente invia rapporti all’Assemblea dei ministri degli esteri per la loro presa in considerazione. L’AICHR può inoltre inviare ogni rapporto che ritenga necessario. L’Assemblea dei ministri degli esteri ha anche il compito di approvare il piano di lavoro e il relativo budget quinquennale dell’AICHR, a cui gli stati membri dell’ASEAN devono contribuire equamente, anche se possono individualmente scegliere di contribuire maggiormente.

L’AICHR inoltre mantiene una relazione di dialogo con le principali istituzioni delle Nazioni Unite per i diritti umani, lo sviluppo e l’azione umanitaria, quali UNHCR, OHCHR, UN Women e UNDP. Tramite il dialogo gli organi delle Nazioni Unite propongono all’AICHR e più ampiamente all’ASEAN raccomandazioni sulla realizzazione concreta dei diritti umani all’interno dei paesi membri.

Aggiornato il

14/3/2024