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Anna Piratti, Fascino, VASI COMUNICANTI / paintings / acrilic on canvas 2013
© Anna Piratti

Per una definizione di cultura ispirata al paradigma diritti umani

Autore: Desirée Campagna, MA in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace, Università di Padova

Nell’Articolo 27 della Dichiarazione universale dei diritti umani, dedicato al diritto a prendere parte alla vita culturale, “la dimensione umanistica che pervade il diritto e il sapere dei diritti umani trova esplicito riconoscimento e incentivo”, come affermato da A. Papisca (Dossier: “La Dichiarazione universale dei diritti umani commentata dal Prof. Antonio Papisca”). La cultura, per l’ampiezza delle esperienze e dei significati che racchiude, non si presta ad una definizione univoca ed esaustiva. Tuttavia, come affermato in diversi documenti formulati soprattutto in ambito UNESCO, essa attiene profondamente alla dignità umana e può esserne espressione.

Una definizione aperta

Nel Preambolo della Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità culturale (2001) si afferma che:

“[…] la cultura deve essere considerata come l’insieme dei tratti distintivi spirituali e materiali, intellettuali e affettivi che caratterizzano una società o un gruppo sociale e include, oltre alle arti e alle lettere, modi di vita e di convivenza, sistemi di valori, tradizioni e credenze.”

Questa definizione riprende quanto già era stato affermato nella Dichiarazione di Città del Messico sulle politiche culturali (1982), nel Rapporto della Commissione mondiale su cultura e sviluppo, “La nostra diversità creativa” del 1990 (World Commission on Culture and Development, “Our Creative Diversity”) e nel Piano d’azione della Conferenza intergovernativa sulle politiche culturali per lo sviluppo tenutasi a Stoccolma nel 1998.

Nel Preambolo della Raccomandazione dell’UNESCO sulla partecipazione e il contributo delle persone alla vita culturale (1976) si definisce, inoltre, la cultura quale “fenomeno sociale, che risulta dall’interazione degli individui attraverso attività creative [e] che non si limita alla fruizione di opere d’arte e di contenuti umanistici, ma è allo stesso tempo acquisizione di conoscenza, scelta di uno stile di vita e bisogno di comunicare”.

All’ampiezza di tale concetto, la Convenzione dell’UNESCO sulla salvaguardia del patrimonio culturale intangibile (2003) aggiunge una ulteriore connotazione immateriale, affermando, all’art.2, che:

“Il patrimonio culturale intangibile include le pratiche, le rappresentazioni, le espressioni, le conoscenze, le competenze oltre che gli strumenti, gli oggetti, gli artefatti e gli spazi culturalmente significativi che le comunità, i gruppi e in alcuni casi gli individui, riconoscono come parte del loro patrimonio culturale. […] Esso è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi […] e fornisce loro un senso di identità e di continuità […].”

Alla luce di ciò, la definizione di “diversità culturale”, che specifica ma non sostituisce il significato di “cultura”, presenta una natura altrettanto aperta. La Convenzione dell’UNESCO sulla promozione e la promozione della diversità delle espressioni culturali (2005), primo strumento internazionale legalmente vincolante in materia, afferma, all’art.4, che:

“Diversità culturale rimanda alla moltitudine di forme mediante cui le culture dei gruppi e delle società si esprimono. Queste espressioni culturali vengono tramandate all’interno dei gruppi e delle società e diffuse tra loro.”

Il paradigma diritti umani come riferimento

Le definizioni di “cultura” e di “diversità culturale”, per quanto aperte, trovano nei diritti umani un necessario orizzonte di riferimento e limitazione. La Convenzione dell’UNESCO sulla protezione e promozione della diversità delle espressioni culturali (2005) afferma, all’art.2, che:

“La protezione e la promozione della diversità culturale presuppongono il rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali quali la libertà di espressione, d’informazione e di comunicazione nonché la possibilità degli individui di scegliere le proprie espressioni culturali.”

Allo stesso modo, la Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità culturale (2001), all’art.4, stabilisce che:

“La difesa della diversità culturale è un imperativo etico inscindibile dal rispetto della dignità della persona umana. Essa implica l’impegno a rispettare i diritti dell’uomo e le libertà fondamentali, in particolare i diritti delle minoranze e dei popoli autoctoni.”

Alle radici dell’umanità

Il legame tra una definizione, seppur aperta e controversa, di “cultura” e il paradigma diritti umani, si definisce, tuttavia, ancora più profondamente, facendo riferimento alla nozione di “dignità umana”. Pur riportandone l’ampiezza di significati ed espressioni, molti documenti internazionali citati riconoscono, infatti, nella cultura una fondamentale espressione di umanità. Nella Dichiarazione di Città del Messico sulle politiche culturali (1982) si afferma a questo proposito:

“[…] È la cultura che ci rende specificatamente umani, esseri razionali, dotati di giudizio critico e di impegno morale. È attraverso la cultura che scegliamo i valori a cui appellarci e compiamo delle scelte. È attraverso la cultura che l’uomo esprime se stesso, diviene consapevole della sua umanità, riconosce la sua incompletezza, mette in discussione le sue conquiste, ricerca instancabilmente nuovi significati e crea delle opere attraverso le quali trascende i suoi limiti.”

Con lo stesso tono si esprime la Dichiarazione di Friburgo sui diritti culturali, redatta nel 2007 dal cosiddetto “Gruppo di Friburgo”, gruppo di esperti affiliati all’Istituto interdisciplinare di etica e dei diritti dell’uomo (IIEDH) dell’omonima università svizzera. Questo documento definisce, all’art.2b, l’identità culturale come:

“[…] l’insieme dei riferimenti culturali con il quale una persona, da sola o in comune con gli altri, si definisce, si costituisce, comunica e intende essere riconosciuta nella sua dignità.”

Il Rapporto UNESCO 2009, primo rapporto dell’organizzazione che riguarda tutti i settori di sua competenza, afferma ugualmente, nella Prefazione, che:

 “La cultura è la più autentica radice di tutte le attività umane, che traggono da essa il loro valore e significato.”

Si spiega dunque, proprio riconoscendo nella cultura una primaria emanazione dell’umano, perché all’art.1 della Dichiarazione Universale dell’UNESCO sulla diversità culturale si affermi che:

“Fonte di scambi, d’innovazione e di creatività, la diversità culturale è, per il genere umano, necessaria quanto la biodiversità per ogni forma di vita.”

Aggiornato il

24/7/2013