Diversità nelle città
Enzo Pace
Analisi comparata degli effetti politici e sociali che le politiche producono sul dialogo tra culture e religioni nell’UE, adoperando una metodologia «dal basso». Il quadro di riferimento adottato è il seguente:
– Invece di valutare il modello di integrazione nazionale proposto da ogni Stato europeo, fondato su specificità storiche e costituzionali che plasmano e influenzano le caratteristiche di ciascun modello, viene misurato l’impatto delle politiche nazionali in tema di DACAR (Dialogo tra Culture e Religioni), partendo dal basso e assumendo che la città sia un laboratorio sociale «all’aria aperta», in cui gli effetti pratici delle politiche implementate a livello locale possono essere studiati e confrontati per comprendere in che modo i rappresentanti sociali, politici, religiosi e civili della società hanno gestito e continuano a gestire l’esperimento vivo di dialogo.
– La città costituisce allo stesso tempo un luogo simbolico e reale. È un luogo in cui le differenze (culturali e religiose) sono sperimentate dalle persone in maniera diretta, per questo è stato selezionato, su basi empiriche, un campione di città europee in cui sono state realizzate politiche in materia di DACAR, misurando la distanza relativa tra l’astratto modello nazionale e l’invenzione locale dei percorsi di dialogo.
Sono state analizzate le seguenti città (di dimensioni grandi e medie):
– Bradford (UK): la politica delle diaspore che, a dispetto del rischio di dirigersi inconsciamente verso la segregazione, hanno realizzato l’esperimento più importante che riguarda un nuovo programma di educazione interreligiosa rivolto alle scuole primarie e secondarie, denominato «Insegnare la religione attraverso una prospettiva interculturale»;
– Berlino (D): politica di segregazione (distretto di Kreuzberg) fino alla caduta del Muro di Berlino e sviluppo di nuove relazioni interculturali e interreligiose con gli immigrati turchi; comparazione con la scelta differente adottata dalla città di Norimberga, dove le politiche locali di DACAR sono il risultato di politiche organiche e bilanciate in materia di abitazione e disoccupazione, nonché degli sforzi per investire energie sociali nel sistema educativo, attraverso l’attiva mobilitazione di famiglie, insegnanti e gruppi di volontari a sostegno del progetto interculturale;
– Parigi (F): comparazione di due distretti (Saint-Denis e Barbès) al fine di analizzare l’impatto del collasso, in uno di essi, delle politiche di dialogo interculturale basate sulla creazione di una rete sociale che possa favorire la coesistenza nelle banlieues di vari gruppi socio-culturali e, nell’altro caso, gli sforzi per perseguire politiche di prevenzione dei conflitti attraverso la mobilitazione di vari attori religiosi e sociali che vivono a stretto contatto in uno specifico spazio urbano;
– Granada e Cordoba (E) come esempi di politiche fondate sulla memoria (dell’eredità islamica), con l’intento di promuovere il dialogo tra tre religioni (cristiana, ebraica e islamica);
– due esempi italiani di due piccole città (Colle Val d’Elsa in Toscana e Novellara in Emilia Romagna) come laboratori in cui le autorità politiche possono promuovere il dialogo, incoraggiare e coordinare la mobilitazione dei cittadini e favorire l’incontro tra i «locali» e i «migranti» prima di adottare qualsiasi decisione politica definitiva.