Unione Europea, diritti umani e politica internazionale. Il caso della Conferenza di Revisione di Durban (2009): un’occasione perduta?
L’articolo analizza il processo politico-diplomatico che ha condotto alla Conferenza di Ginevra che, nell’aprile 2009, ha aggiornato e sottoposto a revisione il documento finale della precedente Conferenza mondiale di Durban 2001 sul razzismo.
Quest’ultima ha rappresentato, come noto, un passaggio estremamente difficile per la comunità internazionale e il movimento mondiale che si batte per i diritti umani, avendo evidenziato l’esistenza di profonde fratture tra gli Stati intorno ai temi della lotta al razzismo, nonché tentativi di manipolazione del discorso antirazzista. La Conferenza di revisione di Ginevra rischiava pertanto di riprodurre, a otto anni di distanza, le stesse divisioni, aggravate oltretutto dall’eredità dell’11 settembre.
L’autore evidenzia in particolare il processo con cui i Paesi dell’Unione Europea hanno cercato di pervenire a una posizione condivisa sui temi della Conferenza di revisione, nonché il ruolo giocato dall’Unione per rendere produttivo l’appuntamento di Ginevra. A Ginevra, fattori interni ed esterni (tra cui l’intervento del Presidente iraniano nella giornata inaugurale) hanno messo a rischio l’esito costruttivo del confronto, indebolendo il «fronte comune» che i Paesi dell’Unione avevano faticosamente tentato di costruire.
La Conferenza è riuscita tuttavia a produrre un documento finale condiviso, nel quale le istanze europee e quelle caldeggiate dagli organismi per i diritti umani sono state accolte. La Conferenza di Ginevra ha pertanto mostrato l’esistenza di un concreto spazio per lo sviluppo di un dialogo interculturale fondato sui diritti umani, opera in cui l’Europa può svolgere un ruolo di primo piano.