Inaugurazione della mostra fotografica "Nome in codice: Caesar. Detenuti siriani vittime di tortura”, 16 marzo 2017, Centro Diritti Umani
La mostra, esposta dal 16 al 31 marzo 2017, consiste in una selezione delle immagini scattate da Caesar, pseudonimo che protegge l’identità di un ex fotografo della polizia militare del regime siriano il cui incarico era quello di fotografare i corpi dei detenuti uccisi dalle torture nelle carceri siriane. Per due anni, Caesar ha fatto copie dei file con le immagini dei corpi torturati, massacrati, ustionati e nel 2013 ha disertato, fuggendo all’estero e portando con sé questa importante documentazione. Dalle 53.275 immagini raccolte tra maggio 2011 e agosto 2013 ne sono state selezionate una trentina, che costituiscono la mostra, già esposta alle Nazioni Unite, al Memorial dell’Olocausto a Washington, al Parlamento Europeo di Strasburgo, al Maxxi di Roma, al Castel dell’Ovo a Napoli, a Westminster, a Parigi, Boston, Dublino e in molte altre città.
All'inaugurazione intervengono, in ordine: prof. Marco Mascia (direttore del Centro di Ateneo per i Diritti Umani), rappresentanti delle associazioni promotrici, Mazen Alhummada (ex-prigioniero sopravvissuto alle torture), Germano Monti (attivista per i diritti umani, Comitato Khaled Bakrawi), Riccardo Cristiano (autore di “Medioriente senza cristiani?”, Articolo 21), prof. Paolo de Stefani (docente di Tutela internazionale dei diritti umani, Università di Padova), Demis Silvestrini ed Anna Maria Baccan (anteprima del reading teatrale "Ozizzonte degli eventi").
01_Marco Mascia, Direttore del Centro diritti umani, Università di Padova, inaugurazione "Nome in codice Caesar", 2017_03_16
02_interventi rappresentanti delle associazioni promotrici, inaugurazione "Nome in codice Caesar", 2017_03_16
03_Mazen Alhummada, testimone ex-detenuto, inaugurazione "Nome in codice Caesar", 2017_03_16