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L’Assemblea nazionale cambogiana ha ratificato l’accordo con le Nazioni Unite per l’istituzione del Tribunale chiamato a giudicare i responsabili dei crimini commessi nel periodo della dittatura dei Khmer rouge tra il 1975 e 1979. Il trattato era stato firmato dal governo di Phnom Penh e il rappresentante delle Nazioni Unite nel giugno dello scorso anno.
-Sebbene al completamento della procedura di ratifica manchino l’approvazione del Senato e del regnante Norodom Sihanouk, la corte sarà presto un organismo finalmente operativo: può dirsi dunque conclusa la lunga fase negoziale che si era aperta nel 1997.
-Secondo le cifre riportate dal Cambodian Genocide Program di Yale, sono state oltre un milione e 700 mila le vittime del genocidio compiuto dal regime de Khmer rossi guidato da Pol Pot: egli però non sarà nel banco degli imputati perché deceduto nel 1998.
-Il tribunale sarà formato da esperti internazionali nominati dal Segretario Generale delle Nazioni Unite e da giudici di nazionalità cambogiana. In ogni camera del tribunale questi ultimi deterranno la maggioranza.
-La composizione del tribunale ha contribuito a confermare le perplessità di coloro che temono un’indebita interferenza del governo sui futuri procedimenti penali, in ragione della presenza nell’esecutivo di esponenti che in passato avevano militato tra i sostenitori di Pol Pot.
- L’ostacolo maggiore rimane tuttavia la questione del reperimento delle risorse finanziarie, stimate in circa 50 milioni di dollari, necessarie a garantire i tre anni del funzionamento del tribunale. Le Nazioni Unite e il governo cambogiano lanceranno presto un appello per chiedere agli Stati membri della comunità internazionale di contribuire con donazioni volontarie: sino a questo momento, l’Australia ha versato 2,2 milioni di dollari. Kofi Annan ha precisato che i procedimenti non inizieranno fino a quando non perverranno i fondi necessari a coprire le spese del primo anno. -16/7/2009