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16/3/2009 (Archivio storico)

Centro Tibetano per i diritti umani e la democrazia -Rapporto annuale 2008

ll Centro Tibetano per i diritti umani e la democrazia (TCHRD - Tibetan Centre for Human Rights and Democracy), ha pubblicato il rapporto annuale sulla situazione dei diritti umani in Tibet

Il 2008 è stato un anno storico per il Tibet. In occasione del 49° anniversario dell’Insurrezione di Lhasa del popolo tibetano e della fuga in India del Dalai Lama, il 10 Marzo 2008 ha preso atto un’ampia protesta popolare di massa, spontanea e senza precedenti, nella cosiddetta "Regione autonoma del Tibet" (TAR) e nelle aree tibetane del Sichuan, Qinghai, Gansu e Yunan.
La rivolta politica pan-tibetana della primavera scorsa è stata una manifestazione del risentimento popolare contro le sistematiche violazioni dei diritti umani commesse dalle autorità cinesi in ogni ambito della vita. Era chiaro fin dall’inizio che la realizzazione dei Giochi olimpici a Pechino avrebbe fatto emergere la questione del mancato rispetto dei diritti umani da parte della Repubblica Popolare Cinese, ma nessuno aveva previsto che la questione tibetana sarebbe emersa con tale vigore.
La protesta dei monaci, iniziata senza uso di violenza, è in seguito degenerata in una serie di scontri con la polizia cinese che hanno portato alla morte di almeno 120 tibetani e all’arresto di altri 6500, ad un migliaio di casi di sparizioni forzate e ad almeno dieci casi noti di morte in seguito a tortura. Il Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia ritiene che i dati reali potrebbero essere superiori alla luce della portata della rivolta, ma il governo cinese, al fine di evitare la condanna internazionale, ha soffocato sistematicamente il flusso di informazioni.
Negli ultimi 12 mesi contadini, nomadi, studenti, operai e intellettuali, si sono uniti alle proteste dei monaci e delle monache contro le crescenti violazioni dei diritti umani, l'intensificazione della campagna di "educazione patriottica" e la repressione. Il controllo sulle informazioni provenienti dal Tibet è stato rigido: i giornalisti stranieri hanno potuto visitare la regione solo in visite guidate di gruppo organizzate dal governo, mentre agli osservatori dell'Onu sui diritti umani l'accesso è stato negato del tutto.

Il 2009 segna, per il popolo tibetano, il 50° anniversario dall’esilio. In occasione di tale ricorrenza, Amnesty International ha chiesto al governo cinese di consentire l'ingresso in Tibet agli osservatori sui diritti umani e ai giornalisti e di porre fine alla campagna "Colpire duro", lanciata dal governo di Pechino in vista delle proteste per l’anniversario della rivolta del 1959. L'organizzazione per i diritti umani ha sottolineato che le crescenti misure di sicurezza poste in essere dalle autorità cinesi rischiano di esacerbare una situazione già tesa.

La questione del Tibet rappresenta una sfida morale per il mondo: il banco di prova per capire l’importanza della lotta non violenta, della pace e del dialogo.

Il rapporto annuale 2008 Human rights - Situation in Tibet è scaricabile in allegato.