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Corte di giustizia dell'UE: la riforma della giustizia minaccia lo stato di diritto in Polonia

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Con una recente ordinanza, la Corte di Giustizia dell'UE ha bocciato la riforma della giustizia promossa dalla Polonia. La Corte di Lussemburgo si è espressa accogliendo la richiesta del 23 Gennaio 2020 ricevuta dalla Commissione europea, con il sostegno di Svezia, Danimarca, Paesi Bassi, Finlandia e Belgio. Nello specifico, la Commissione sostiene che la destituzione dei giudici della Corte suprema, la loro eventuale rinomina e altre misure contenute nella riforma in questione, aggraverebbero considerevolmente la minaccia sistemica allo Stato di diritto nel Paese e richiede che le autorità polacche mettano immediatamente in atto tre provvedimenti temporanei: sospendere le nuove regole disciplinari per i giudici fino alla sentenza della Corte europea sulla causa pendente; astenersi dal trasmettere casi pendenti alla Camera disciplinare della Corte Suprema polacca, e comunicare alla Commissione quali misure il Governo polacco sta prendendo per risolvere la situazione.

La riforma in questione, in vigore dal 2018, è stata già oggetto di numerose critiche da parte della Helsinki Foundation for Human Rights e del Polish civic organisation Committee for the Defence of Democracy tanto da portare più di mille giudici polacchi a scendere in piazza nella capitale in protesta contro l’ultima riforma. Nello specifico, la riforma prevede che i giudici ordinari possano essere oggetto di indagini, procedimenti e sanzioni disciplinari sulla base del contenuto delle loro decisioni giudiziarie, riguardanti finanche l’esercizio del loro diritto a norma dell’articolo 267 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) di richiedere un rinvio pregiudiziale alla Corte di giustizia dell’Unione. Il nuovo regime disciplinare non garantisce l’indipendenza e l’imparzialità della sezione disciplinare della Corte suprema né assicura che i casi siano trattati in un lasso di tempo ragionevole. La nuova riforma rischierebbe quindi di sottoporre i giudici ad un controllo continuo da parte dell'autorità politica limitando il diritto di difesa degli stessi.

La Corte di Lussemburgo, motivando la propria decisione, ha affermato che le misure provvisorie hanno fondamento giuridico perché, nonostante l'organizzazione dell'apparato giudiziario ricada nelle competenze degli Stati Membri, nell'esercizio di tali competenze, gli Stati membri sono chiamati ad agire nel rispetto delle norme derivanti dal diritto dell'UE . Pertanto, la Corte, accogliendo la richiesta della Commissione, ha sottolineato come la Polonia non abbia adempiuto all'obbligo di assicurare “garanzie inerenti a un’efficace protezione giudiziaria, compresa quella di indipendenza”.

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