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9/9/2009

FAO: A rischio le ricchezze alimentari degli habitat naturali


Le remote tribù delle foreste tropicali o dei ghiacci polari sono le custodi di una vasta miniera di alimenti sani e nutrienti - molti dei quali con delle proprietà straordinarie - che le società più ricche possono solo invidiare.

Questa è una delle principali conclusioni di un libro uscito di recente, Indigenous People's Food Systems, co-edito dalla FAO e dal Centro per la Nutrizione e l'Ambiente delle Popolazioni Indigene della McGill University (CINE l'acronimo inglese). Come dice Barbara Burlingame, esperta FAO per la Nutrizione, le Valutazioni Alimentari e i Requisiti Nutritivi: "Questo libro testimonia l'abbondanza di conoscenze che è presente nelle comunità indigene, in diversi ecosistemi, e la ricchezza delle loro risorse alimentari."

La brutta notizia è che con la diminuzione degli habitat naturali selvatici, sotto la pressione delle esigenze economiche e degli stili di vita sempre più standardizzati dalla globalizzazione, questi generi alimentari locali stanno scomparendo velocemente.

Presso la comunità Karen, in Thailandia, gli abitanti dispongono di oltre 200 diverse varietà di vegetali e più di 60 tipi di frutta. Anche nei territori africani abitati dalle tribù indigene dei Masai si registrano oltre 30 diverse varietà di erbe, vegetali a foglia e frutta selvatica e persino nei ghiacci del Canada Settentrionale, gli Inuit vantano più di 70 tipi diversi di cibi selvatici.

Questi cibi, oltre ad essere estremamente genuini, contengono alti livelli di micronutrienti che rendono il tasso d’incidenza dell’obesità praticamente inesistente.

Al confronto, le diete alimentari nei paesi occidentali industrializzati sono molto più limitate, dipendendo sostanzialmente solo da quattro colture commerciali - grano, riso, mais e soia - spesso consumate sotto forma di cibi lavorati o, se usati come foraggio per l'allevamento, come carne. Ancora più allarmanti sono le stime della FAO che mostrano come circa i tre quarti della diversità genetica che si trovava un tempo nelle colture agricole siano andati persi nell'arco dell'ultimo secolo.

"Il cambiamento da un'alimentazione basata sui cibi tradizionali ad una basata su cibi commerciali e semi-pronti, è spesso accompagnata da un aumento dei disordini alimentari come l'obesità, il diabete e l'alta pressione," afferma la Burlingame.

E' quindi importante preservare tali risorse, non solo per le popolazioni indigene stesse, ma anche in quanto importante riserva di biodiversità per tutti i paesi. Un primo passo, dice la Burlingame, è quello di espandere la ricerca su tali temi per capire meglio l'importanza di questi alimenti dal punto di vista nutrizionale. Le popolazioni indigene si sentono orgogliose dei loro cibi quando vengono a conoscenza di quanto unici e salutari possano essere. Un secondo passo è quello di aiutare tali popolazioni a trovare nuovi sbocchi commerciali, sia locali sia più lontani, non solo per la loro produzione alimentare, ma anche per le piante medicinali che spesso hanno in abbondanza.

Indigenous People's Food Systems è in vendita attraverso il catalogo on-line delle pubblicazioni della FAO.

Per maggiori informazioni:

Christopher Matthews

Ufficio stampa, Roma

(+39) 06 570 53762 - christopher.matthews@fao.org

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Aggiornato il

11/9/2009