diritti umani

Nazioni Unite: Repressioni nei campus universitari e crisi della libertà di espressione

Protesters demonstrate outside the Columbia University campus in New York City
© UN Photo/Evan Schneider

In tutto il mondo si stanno svolgendo grandi manifestazioni per richiamare alla via della pace e chiedere la fine della guerra iniziata il 7 ottobre 2023 con l’attacco di Hamas a Israele. Si sta anche assistendo a una repressione di queste proteste, soprattutto nei campus universitari, sia negli Stati Uniti che nel resto del mondo.

Secondo Irene Khan, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite sulla promozione e protezione del diritto alla libertà di espressione "la crisi di Gaza sta diventando una crisi globale della libertà di espressione”, con forti ripercussioni non solo nel presente, ma anche negli anni a venire". 

In un’intervista esclusiva a UN News, Irene Khan ha dichiarato che negli Stati Uniti la repressione della libertà accademica si realizza in una più ampia violazione del diritto di protesta alla guerra e all’occupazione, polarizzando sempre di più il clima politico.

La relatrice speciale ricorda l’importanza di proteggere il diritto alla parola e condanna le repressioni nei campus americani. In quanto il diritto alla libertà di espressione è “un diritto fondamentale importante per la democrazia, lo sviluppo, la risoluzione dei conflitti e la costruzione della pace”.

Si registra inoltre un aumento preoccupante di discorsi di incitamento all’odio da entrambe le parti delle proteste. Allo stesso tempo però c’è confusione tra ciò che si presenta come discorso d’odio e incitamento alla violenza e visioni discordanti o critiche della situazione in Israele e nei territori occupati della Palestina. 

Secondo la Relatrice Speciale infatti criticare Israele come entità politica e Stato, per il suo comportamento, è perfettamente legittimo secondo il diritto internazionale, ma questo non deve lasciare spazio ad antisemitimso e islamofobia.

In conclusione Irene Khan afferma che politicizzando la questione, mettendo a tacere le critiche e minando il diritto alla protesta e alla libertà di espressione, si renderà sempre più difficile negoziare.


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