11 settembre: la guerra è stata la risposta più sbagliata.
La guerra non era la risposta. Non si doveva fare. C’era un altro modo per reagire. Si sarebbero evitate migliaia di altre stragi, altri 241.000 morti, altre centinaia di migliaia di feriti, la diffusione del terrorismo nel mondo… una impressionante, incommensurabile scia di sangue e sofferenze di gente innocente.
Lo abbiamo scritto, detto, gridato sin dal primo giorno dopo la strage dell’11 settembre. Ma siamo stati ignorati, zittiti, censurati, attaccati.
Non è successo solo 20 anni fa. E’ successo per 20 anni. E succede anche ora che tutti possono vedere il drammatico, disastroso fallimento della guerra in Afghanistan. (…ma in Iraq e in Libia non è diverso)
Queste idee, queste voci non devono circolare. Certe verità non si devono dire.
L’11 settembre 2001 stavamo organizzando la marcia della pace PerugiAssisi, alla quale parteciparono più di 300 mila persone. 20 anni dopo stiamo organizzando un’altra marcia della pace PerugiAssisi. Per questo ci chiamano illusi.
La sola realtà che conoscono è quella che inseguono e che ci sta portando al disastro.
Peggio. 20 anni fa, quando dicemmo che la risposta americana agli attentati dell’11 settembre era sbagliata, illegale e pericolosa fummo trattati come traditori perché erano i giorni in cui tutti dovevamo stare con gli americani.
Ma i veri amici ti dicono quando stai sbagliando.
Per più di 10 anni abbiamo lavorato assieme ai familiari delle vittime dell’11 settembre che avevano rifiutato la logica della vendetta. Anche loro hanno subito lo stesso trattamento.
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20 anni fa, a partire dal 12 settembre, abbiamo indicato un altro modo per combattere il terrorismo e costruire un mondo più sicuro. Non era una proposta ispirata da nobili ideali (per quanto meritevoli di rispetto) ma coerente con il disegno delle madri e dei padri fondatori delle Nazioni Unite: la via della legalità e della giustizia penale internazionale.
Per venti anni l’abbiamo costantemente riproposta, cogliendo ogni opportunità e segno dei tempi. Oggi continuiamo a farlo, nella consapevolezza che è la sola alternativa alla barbarie, alla legge della giungla, alla deflagrazione totale.
Viviamo in un mondo estremamente fragile. Tutto è interconnesso e vulnerabile: la sicurezza, l’economia, il clima, le nostre vite,... 20 anni fa eravamo 6 miliardi. Oggi siamo quasi due miliardi in più.
Abbiamo un solo modo per evitare il peggio. Abbandonare la via della guerra infinita, della guerra di tutti contro tutti. Restituire spazio e dignità alla politica e alla democrazia. Riprendere la via dell’Onu, della legalità internazionale, del dialogo politico, del diritto dei diritti umani e impegnarci tutti assieme a sciogliere, uno dopo l’altro, tutti i nodi che ci stanno rendendo la vita impossibile. Prendendoci cura gli uni degli altri e dell’ambiente.
Non è necessario essere pacifisti. Basta essere realisti.
Domenica 10 ottobre uniamo le nostre voci. Contro la cultura e la politica della guerra, dell’individualismo e dell’indifferenza diciamo insieme “I Care”, voglio fare la mia parte!
Flavio Lotti, Tavola della pace
Marco Mascia, Centro di Ateneo per i Diritti Umani “Antonio Papisca” dell’Università di Padova
Perugia, 9 settembre 2021