CEDU: la Grecia condannata per respingimenti sistematici alle frontiere

Nel mese di gennaio 2025, la Corte europea dei diritti umani (CEDU) ha emesso due decisioni fondamentali riguardanti una pratica sistematica di respingimenti di migranti nel Mediterraneo da parte della Grecia, che potrebbero influire in modo significativo sulla protezione dei migranti in Europa.
Nel caso A.R.E. c. Grecia, la CEDU ha stabilito che la Grecia aveva violato il diritto internazionale espellendo una cittadina turca senza prima valutare i potenziali rischi che avrebbe affrontato al suo ritorno in Turchia. Inoltre, la Corte ha concluso che il trattenimento prima della sua espulsione era illegale e consisteva in una forma di sparizione forzata. La sentenza ha anche evidenziato un'importante lacuna nel sistema giuridico greco: l'assenza di rimedi efficaci per le violazioni dei diritti umani subite. In seguito all’intervento di terzi presentato alla Corte europea dei diritti dell'uomo nel luglio 2022 da organizzazioni quali ECCHR, PRO ASYL e Refugee Support Aegean, la CEDU ha pronunciato una sentenza in cui accusa le autorità greche di violare la convenzione attuando respingimenti violenti di rifugiati e migranti che cercano di scappare dalla Turchia.
Nel caso di G.R.J. contro la Grecia, nel quale un minore afghano non accompagnato sosteneva di essere stato prelevato con la forza da un campo profughi greco e respinto nel Mar Egeo da agenti greci, la Corte europea dei diritti dell'uomo ha ritenuto il suo ricorso inammissibile. Pur riconoscendo le difficoltà nel raccogliere prove contro azioni segrete dello Stato come i respingimenti, la Corte ha stabilito che il richiedente non aveva fornito prove sufficienti della sua presunta esperienza. Questa decisione, che ha fissato un'elevata soglia probatoria per le vittime dei respingimenti, ha sollevato la preoccupazione riguardanti i numerosi ostacoli a cui le vittime sono sottoposte durante il processo giudiziario in tutta Europa.