La Corte Europea di Strasburgo condanna l’Italia per il caso Izzo

Foto panoramica della sede del Palazzo dei diritti umani che ospita la Corte europea dei diritti umani, Strasburgo.
© Consiglio d'Europa

Il 15 Dicembre è stata resa nota la sentenza della Corte europea dei diritti umani che ha condannato l’Italia per la violazione dell’articolo 2 della Convenzione europea dei diritti umani (CEDU) per aver concesso il regime di semilibertà ad Angelo Izzo, detenuto condannato all’ergastolo nel 1975. "Concedendo lo stato di semilibertà nel 2004", la Corte di Strasburgo ha ritenuto che" le autorità italiane hanno violato il diritto alla vita di Maria Carmela Linciano e Valentina Maiorano", uccise da Izzo il 28 aprile 2005 mentre era fuori dal carcere. Il ricorso alla Corte europea era stato presentato dai familiari delle vittime, lamentando il fatto che lo stato italiano, con la concessione a Izzo del regime di semilibertà, era venuto meno all’obbligo positivo di attuare tutte le misure possibili per proteggere la vita della loro madre e della sorella.

 I giudici di Strasburgo, accogliendo la tesi dei ricorrenti, hanno ricordato che la protezione del diritto alla vita, così come interpretato dalla giurisprudenza della Corte europea, obbliga lo Stato non solo ad astenersi dal provocare la morte in modo volontario e illegale, ma anche a prendere le misure necessarie alla protezione delle persone poste sotto la propria giurisdizione. Si legge infatti al paragrafo 121 della sentenza che “tenuto conto di quanto precede" e cioè della ripetuta condotta di Izzo in violazione del regime di semilibertà che avrebbe dovuto portare alla revoca del regime stesso "e anche della personalità di Izzo, la sua storia e molti altri fattori che indicavano una natura socialmente pericolosa, la Corte ritiene che la concessione della semilibertà, unita alla mancata  informazione, da parte del tribunale di sorveglianza di Palermo  al competente tribunale di sorveglianza di Campobasso, sulle precedenti violazioni di Izzo degli obblighi di condotta per godere della semilibertà, equivale alla violazione del dovere di diligenza che nasce dall' obbligo di proteggere la vita di ogni individuo sottoposto alla giurisdizione degli Stati, obbligo imposto da l'articolo 2 della CEDU.

La Corte ha anche stabilito che le autorità italiane dovranno risarcire i familiari delle vittime con 45.000 euro per danni morali oltre al pagamento delle loro spese legali.

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