Rapporto FAO: calamità naturali e perdite agricole infliggono danni economici e mettono a rischio la nutrizione
A Marzo 2021 è stato pubblicato il nuovo Rapporto della FAO (Food and Agriculture Organization) che denuncia come sia il settore agricolo quello più colpito dalle calamità naturali, che sono aumentate per frequenza, intensità e complessità; tra queste anche la pandemia COVID-19.
Si tratta di emergenze che hanno ripercussioni umanitarie ed economiche molto ampie, colpendo non solo le singole famiglie e comunità, ma anche l'economia nazionale e regionale, con strascichi che si faranno sentire per generazioni.
Secondo il rapporto, l'incidenza annuale delle calamità sarebbe oggi triplicata rispetto agli anni 1970 e 1980, e si fa notare come siano i Paesi in via di sviluppo a sostenerne l'urto maggiore; tra il 2008 e il 2018 la regione più duramente colpita è stata l'Asia, seguita dall'Africa, America Latina e Caraibi.
Per la prima volta, il rapporto della FAO trasforma le perdite economiche in equivalenti calorici e nutrizionali: questo perché l'impatto delle calamità si estende oltre la sfera economica, con conseguenze deleterie per la sicurezza alimentare. Si stima ad esempio che tra il 2008 e il 2018 il danno nei paesi meno sviluppati sia stato pari a una perdita di 6900 miliardi di kilocalorie all'anno, che equivalgono all'apporto calorico annuo di sette milioni di adulti.
Il rapporto indica la siccità come il principale responsabile della perdita di produzione agricola, seguito da inondazioni, tempeste, parassiti, malattie e incendi boschivi, mentre la pandemia COVID-19 ha gravato ulteriormente sui sistemi agroalimentari, con effetti a cascata sulla vita e i mezzi di sussistenza delle persone e sulle economie di tutto il mondo.
Prevenire il rischio di calamità diviene quindi una parte essenziale della soluzione, soprattutto attraverso la raccolta e l'analisi di dati, garantendo una collaborazione tra i vari settori economici, oltre che una governance efficiente.