Ong e associazionismo

Sette ONG internazionali propongono un nuovo approccio di lungo termine per la risoluzione della crisi dei rifugiati siriani

Bambini siriani si riuniscono fuori dalla scuola del campo rifugiati Za'atari in Giordania, Settembre 2015.

Sette ONG internazionali (Oxfam, Save the Children, World VisionCare, Danish Refugee Council, International Rescue Committee, Norwegian Refugee Council) hanno adottato e pubblicato un rapporto congiunto, inerente la crisi dei rifugiati siriani, intitolato “Right to a Future - Empowering refugees from Syria and host governments to face a long-term crisis”. Il documento propone lo sviluppo di un nuovo ambizioso approccio di lungo termine in grado di coinvolgere l’intera comunità internazionale e, in particolare, gli Stati vicini alla Siria (Libano, Turchia, Giordania, Egitto, Iraq), per contribuire a risolvere l’emergenza. Esso è finalizzato ad assicurare ai rifugati sicurezza, speranza e dignità, dando loro la possibilità di contribuire positivamente allo sviluppo sociale ed economico dei Paesi ospitanti.

Vista la mancanza di una previsione certa circa la fine del conflitto, il rapporto sottolinea la necessità di ideare strategie e politiche nuove, di lungo termine, che prevedano maggiori investimenti nei Paesi vicini alla Siria, mettano fine alle restrizioni che impediscono ai rifugiati di lavorare o di vivere legalmente e rafforzino il loro diritto a chiedere asilo. Queste misure sono volte a garantire una vita dignitosa ai rifugiati, mettendoli nelle condizioni di fornire il proprio contributo allo sviluppo delle comunità che li accolgono. Spesso, infatti, essi sono costretti a vivere in situazioni di precaria legalità, con la minaccia costante di essere arrestati, detenuti o deportati. Dipendendo da aiuti umanitari sempre più scarsi, corrono il rischio concreto di essere risucchiati in spirali di povertà e debiti. Inoltre, a causa del collasso dei sistemi scolastici dei Paesi ospitanti, esiste la reale possibilità che un’intera generazione di giovani siriani, la stessa generazione che sarà chiamata a ricostruire il Paese quando il conflitto terminerà, possa andare definitivamente perduta.

Come dichiarato da Peter Klanso, Direttore del Consiglio Danese per i Rifugiati per il Medio Oriente e il Nord Africa, “la comunità internazionale si deve rendere conto che, piuttosto che un fardello, come spesso i rifugiati vengono descritti, la realtà è ben diversa: i rifugiati che sono messi nelle condizioni di lavorare legalmente, possono contribuire positivamente alle economie dei Paesi ospitanti con le loro diverse abilità ed esperienze”.

Infine, il rapporto sostiene che, anche se venissero realizzate politiche e investimenti mirati nei Paesi vicini, i rifugiati più vulnerabili avrebbero comunque bisogno di asilo al di fuori dalla regione. A tal proposito i Paesi occidentali sono chiamati a fornire un’opzione di reinsediamento in sicurezza per almeno il 10% di essi, mentre, attualmente, essi si sono impegnati ad accoglierne meno del 3%.

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