Small Arms Survey: pubblicato il rapporto 2011 sullo stato della sicurezza nel mondo
È stato pubblicato Small Arms Survey 2011, il rapporto che, con cadenza annuale, offre informazioni indipendenti e specializzate su ogni dimensione relativa alla questione della diffusione e dell'uso di armi di piccolo calibro nel mondo.
L'edizione di quest'anno tocca temi relativi allo stato della sicurezza nel mondo: l'industria della sicurezza privata; l'uso di sicurezza privata da parte delle multinazionali; l'uso di armi di nuova generazione; controlli legislativi sul possesso di armi da fuoco da parte di civili.
I principali punti dell'analisi presentata dal rapporto sono i seguenti:
- Gli esistenti meccanismi di controllo e di regolazione delle forze di sicurezza privata non sono efficaci di fronte ad una crescita così importante dell'industria della sicurezza privata. Dalla metà degli anni Ottanta ad oggi, infatti, il numero di persone impiegate da compagnie di sicurezza privata (PSCs) è cresciuto a tal punto da superare il numero di agenti di polizia a livello globale, passando da 19.5 milioni a 25.5 milioni di persone. Secondo una stima, dedotta dagli inventari delle compagnie e non considerando il numero di armi non dichiarate e detenute illegalmente, il numero di armi di piccolo calibro in possesso delle PSCs si attesta tra 1.7 e 3.7 milioni di armi da fuoco a livello globale. A parte le aree colpite da conflitti, in cui risulta che le scorte di armi delle PSCs ammontano a tre armi per persona impiegata, è l'America Latina l'area in cui la diffusione di armi di piccolo calibro tra le PSCs è più preoccupante (10 volte più alta dell'Europa occidentale).
- Le imprese multinazionali fanno un uso sempre più ampio di forze di sicurezza privata. Anche se esistono alcuni meccanismi per rendere tali soggetti responsabili per l'uso di tali forze, esistono ancora notevoli ostacoli al loro effettivo ed efficace funzionamento. L'adesione di alcune imprese ai Principi volontari su sicurezza e diritti umani è da segnalare come una buona pratica emergente, tuttavia, i relativi meccanismi di garanzia sono ancora deboli.
- Il commercio annuale in armi leggere è stimato a 1.1 miliardi di dollari americani. Emerge che i conflitti in Iraq e Afganistan hanno contribuito significativamente all'aumento dell'approvvigionamento di armi anti-carro teleguidate.
- Il barometro di trasparenza nel commercio di armi di piccolo calibro: tra i paesi maggiori esportatori di armi leggere e di piccolo calibro, nel 2011, i più trasparenti sono la Svizzera, il Regno Unito, la Germania, la Serbia e la Romania. I paesi con punteggio pari a zero sono Iran e Nord Corea.
- Secondo stime relative al 2008, l'Italia è al secondo posto nella lista dei maggiori esportatori di armi leggere e di piccolo calibro dopo gli Stati Uniti e prima di Germania, Brasile, Svizzera, Israele, Austria, Sud Corea, Belgio, Federazione Russa, Spagna, Turchia, Norvegia e Canada. I maggiori importatori sono invece: Stati Uniti, Canada, Regno Unito, Germania, Australia, Francia e Pakistan.
- Le politiche relative all'uso della forza non riescono a stare al passo con l'uso, da parte delle organizzazioni di polizia, di armi di nuova generazione che permettono una maggiore flessibilità nell'uso della forza lungo lo spettro che va dal non letale al letale.
- Quasi tutti gli Stati oggetto dell'analisi proibiscono o restringono l'accesso dei civili alle armi che non considerano adatte ad un uso civile. Tuttavia, molti Stati non hanno fissato criteri specifici per il rilascio delle licenze, ma basano tale sistema su un'ampia discrezione.
- Anche se il processo di regolarizzazione delle armi di piccolo calibro da parte delle Nazioni Unite si è sempre più strutturato con incontri regolari di esperti e conferenze, ora fissate entro il Programma di azione sulle armi di piccolo calibro (PoA), l'evidente disinteresse e il mancato impegno da parte di alcuni Stati desta ancora notevole preoccupazione. Si teme, infatti, che essi pongano ostacoli sulla via dei negoziati per il Trattato sul commercio di armi, così come hanno fatto in relazione al PoA e allo Strumento internazionale di tracciamento e, in particolare, all'accordo per un meccanismo formale ed indipendente di valutazione dell'implementazione.
Il rapporto presenta, infine, tre casi studio condotti sullo status della sicurezza in Costa d'Avorio, Haiti e Madagascar e mette in evidenza quali sono le sfide della sicurezza oggi.
- In Costa d'Avorio i livelli di insicurezza sia nelle zone controllate da forze statali sia in quelle controllate dai ribelli sono molto simili. Ciò ha generato un sentimento diffuso di sfiducia verso tutte le forze armate e ha spinto le comunità ad armarsi a loro volta per l'auto-difesa, aumentando di fatto l'insicurezza nell'intero paese.
- Ad Haiti, nonostante la mancanza di risorse umane e di infrastrutture, la sicurezza pare essere aumentata nell'ultima decade ed in particolare dopo il terremoto del 2010. La distribuzione di armi da fuoco è molto più bassa di quanto si credesse e la fiducia della popolazione nelle forze di polizia è cresciuta dopo il terremoto.
- In Madagascar la situazione della sicurezza è davvero preoccupante: le forze regolari son mal pagate e mal equipaggiate ed esistono unità speciali d'intervento con mandati discutibili. La situazione è peggiorata a partire dalla crisi politica del 2009 che ha creato un vuoto nel sistema di sicurezza, lasciando spazio ad una criminalità dilagante, al banditismo rurale e alle numerose attività di traffico internazionale.
Small Arms Survey è prodotto annualmente da un gruppo di ricercatori che ha sede a Ginevra (Svizzera) in collaborazione con una rete globale di ricercatori locali. È uno strumento fondamentale che offre un'analisi attuale sulle questioni relative alle armi di piccolo calibro e sulle strategie di riduzione della violenza armata.