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UNICEF: presentato il primo report statistico sul lavoro minorile in Italia

Si stima che all'inizio del 2020 nel mondo 160 milioni di bambini fossero coinvolti nel lavoro minorile.
© IOM

In occasione della Giornata mondiale contro lo sfruttamento del lavoro minorile (12 giugno), UNICEF Italia ha pubblicato il primo rapporto statistico intitolato "Lavoro minorile in Italia: rischi, infortuni e sicurezza sui luoghi di lavoro". Questo rapporto analizza i dati relativi al lavoro minorile e agli infortuni sul lavoro in Italia nel periodo 2017-2021, suddivisi per età, regione e genere. È stato elaborato sulla base di informazioni provenienti da report e database dell'INAIL e dell'Istituto Nazionale per la Previdenza Sociale (INPS).

Dal rapporto emerge che il 2022 è stato l’anno con il maggior numero di minorenni coinvolti in attività lavorativa, con un totale di 69.601. Nel quinquennio 2017-2021 sono stati impiegati complessivamente 1.419.521 lavoratori di età inferiore ai 19 anni. Le cinque regioni con il maggior numero di giovani lavoratori nello stesso periodo sono Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Lazio e Puglia.

La maggior parte dei lavoratori minorenni nel quinquennio 2017-2021 è di sesso maschile. Questo dato riflette la tendenza delle donne a essere più istruite degli uomini. Infatti, il 65,3% delle donne possiede almeno un diploma (rispetto al 60,1% degli uomini), e il 23,1% delle donne è laureata (contro il 16,8% degli uomini). Questo trend può essere spiegato dal fatto che le giovani donne che abbandonano gli studi, ottenendo al massimo un titolo di scuola secondaria inferiore, hanno meno possibilità di occupazione rispetto ai loro coetanei maschi (20,8% contro 41,9%) (ISTAT, 2022).

Le regioni con le percentuali più elevate di denunce di infortunio nel quinquennio sono Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, che insieme rappresentano oltre il 50% delle denunce nazionali. Si evidenzia un divario territoriale significativo: nel Nord Italia si registrano alti tassi di denuncia di infortuni sul lavoro tra i minorenni, mentre nel Sud Italia e nelle Isole i numeri sono nettamente inferiori. Questo divario suggerisce una tendenza al lavoro sommerso e a minori opportunità lavorative nel Sud e nelle Isole.

Le denunce di infortunio tra i minorenni mostrano un numero nettamente superiore di denunce da parte di minori fino ai 14 anni (223.262) rispetto alla fascia di età 15-19 anni. Le attività lavorative intraprese all’età di 14 anni o meno violano l’articolo 32 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea (2000), che vieta il lavoro minorile e protegge i giovani sul luogo di lavoro. Secondo questa normativa, l’età minima per l’ammissione al lavoro non può essere inferiore all’età in cui termina la scuola dell’obbligo, che in Italia è 16 anni. Quindi, le differenze nelle denunce di infortunio sul lavoro evidenziano una scarsa o mancata attenzione alle procedure di sicurezza sul lavoro quando questo è irregolare.

Il Veneto è la regione con il maggior numero di infortuni mortali. Quasi il 40% delle denunce totali di infortunio con esito mortale nel quinquennio 2017-2021 si concentra in due regioni: Veneto e Lombardia. Abruzzo, Basilicata, Sardegna, la Provincia autonoma di Trento e la Valle d’Aosta non hanno registrato alcun infortunio mortale nel periodo considerato. 

Questo rapporto è stato realizzato nell'ambito delle attività dell'Osservatorio UNICEF per la prevenzione dei danni alla salute da lavoro minorile (istituito nel 2023) che promuove la prevenzione e tutela degli adolescenti lavoratori. L'Osservatorio è un punto di riferimento per Istituzioni e Organizzazioni, e combatte lo sfruttamento minorile attraverso studio, analisi e proposte concrete.

 

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