Università di Padova: una delegazione di 70 studentesse, studenti, docenti, personale tecnico e amministrativo, operatrici e operatori di pace in servizio civile alla manifestazione per la pace di Roma, 5 novembre 2022

Le Studentesse e gli studenti dell'Università di Padova partecipano alla PerugiAssisi straordinaria, 24 aprile 2022

Una delegazione di 70 studentesse, studenti, docenti, personale tecnico e amministrativo, operatrici e operatori di pace in servizio civile dell'Università di Padova guidata dal Presidente del Centro di Ateneo per i Diritti Umani "Antonio Papisca" partecipa alla manifestazione per la pace di Roma convocata da centinaia di organizzazioni pacifiste e nonviolente per esprimere solidarietà al popolo ucraino, chiedere al governo italiano, all'Unione Europea e all'ONU di agire per l'immediato cessate il fuoco, l'avvio di un negoziato politico sotto l'egida delle Nazioni Unite che coinvolga tutte le parti coinvolte nel conflitto e la convocazione di una Conferenza internazionale di pace. Per esercitare tutta la nostra responsabilità di soggetti costruttori di pace che la Carta delle Nazioni Unite consacra nell’espressione “Noi popoli delle Nazioni Unite decisi a salvare le future generazioni dal flagello della guerra”.

La pace è un diritto fondamentale della persona e dei popoli. La guerra è proscritta dal vigente Diritto internazionale, quello che si radica nella Carta delle Nazioni Unite, nella Dichiarazione universale dei diritti umani e nel Diritto internazionale dei diritti umani.

Nel Preambolo della Dichiarazione universale è proclamato che “il riconoscimento della dignità inerente a tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, eguali e inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della giustizia e della pace nel mondo”. L’articolo 28 della Dichiarazione stabilisce che “ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati"

Dunque, la dignità umana, la eguale dignità di tutte le persone senza distinzione alcuna, è il valore fondativo dell’ordine mondiale, non più la sovranità degli stati. La pace si costruisce partendo da questo valore che, per essere efficace, deve essere interiorizzato attraverso adeguati processi educativi e formativi.

La Costituzione dell’Unesco ricorda che “poiché le guerre hanno inizio nelle menti degli uomini, è nelle menti degli uomini che devono essere costruite le difese della pace”.

La Dichiarazione universale affida la realizzazione dei diritti umani, e dunque della pace, “all’insegnamento e all’educazione”.

Coerentemente con quanto sancito dalla Dichiarazione universale, l’articolo 1 dello Statuto dell’Università di Padova recita: “L’Università degli Studi di Padova in conformità ai principi della Costituzione della Repubblica Italiana e della propria tradizione che data dal 1222 ed è riassunta nel motto “Universa Universis Patavina Libertas”, afferma il proprio carattere pluralistico e la propria indipendenza da ogni condizionamento e discriminazione di carattere ideologico, religioso, politico o economico. Essa promuove l’elaborazione di una cultura fondata su valori universali quali i diritti umani, la pace, la salvaguardia dell’ambiente e la solidarietà internazionale”.

Il prof. Marco Mascia, Presidente del Centro Diritti Umani e Coordinatore della Rete italiana delle Università per la Pace, ha dichiarato che "nessuna delle parti in conflitto potrà vincere queste guerra. Ma sappiamo chi perderà di più: il popolo ucraino e il popolo europeo. Le conseguenze della guerra sono ormai davanti agli occhi di tutti: morte e sofferenze indicibili per il popolo ucraino, crisi energetica, aumento dei prezzi delle materie prime, crisi alimentare globale, crisi economica, aumento della povertà e della conflittualità sociale e dei nazionalismi in Europa e nel mondo. Questi sono tutti segni di una sconfitta. La guerra in Ucraina ci dice ancora una volta che pace internazionale e pace sociale (interna) sono fra loro fortemente interconnesse. Il grande paradosso di questa guerra è che è combattuta in Europa, ma non condotta dall'Europa e nemmeno nell'interesse degli europei".

La guerra, ha continuato Marco Mascia, "non è una soluzione, i colloqui di pace inclusivi e in buona fede sono la soluzione. Non esiste una violenza giusta così come non esiste una guerra giusta. Le guerre costituiscono una criminale sequela che ha le caratteristiche del circolo vizioso: guerra chiama guerra. Perché il cerchio si spezzi occorre che vengano meno gli attributi militari degli stati-nazione; si affermino strutture democratiche di governo mondiale; si metta in funzione il sistema di sicurezza collettiva previsto dalla Carta delle Nazioni Unite. Se l’UE e i suoi Stati membri vogliono dare un contributo alla costruzione della pace in Europa, e il processo di integrazione nasce e si sviluppa proprio con questo obiettivo, allora devono cambiare rotta, devono ritrovare la bussola dei padri fondatori ed essere coerenti con il Trattato UE che stabilisce che l’Unione deve promuove soluzioni multilaterali ai problemi comuni nell’ambito delle Nazioni Unite e operare al fine di preservare la pace, prevenire i conflitti e rafforzare la sicurezza internazionale, in conformità agli obiettivi e ai principi della Carta delle Nazioni Unite”.

"E’ in virtù di questa norma fortemente identitaria, ha affermato Marco Mascia, che l’UE deve tornare a giocare, insieme all’ONU, un ruolo negoziale per l’immediato cessate il fuoco e l’invio in Ucraina di una forza di interposizione delle Nazioni Unite. Allo stesso tempo, l’UE deve assumersi la responsabilità e il coraggio, così come avvenne nel 1975 con la Conferenza per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, di aprire canali di dialogo tra gli attuali due blocchi contrapposti, di lavorare alla costruzione della Casa Comune Europea e di dare vita ad un sistema di sicurezza paneuropeo nella prospettiva di una federazione europea che riunisca tutti gli stati del nostro continente".

Di seguito riportiamo alcuni pensieri dei partecipanti alla manifestazione della nostra comunità universitaria.

Mateo Luzuriaga, studente in Human Rights and Multi-level Governance, volontario di servizio civile al Centro di Ateneo Per i Diritti Umani "Antonio Papisca": "Siamo venuti per prestare la nostra voce a tutte quelle realtà che oggi hanno organizzato questa manifestazione per chiedere un cessate il fuoco immediato. So bene che fare la guerra è molto più semplice che trovare un'intesa, ma tutti noi possiamo dare il nostro esempio su come si crea una cultura di pace anche nei piccoli gesti quotidiani: dal dare una mano al vicino a portare la spesa, al'aiutare i propri genitori, dall'essere corretto coi colleghi a rispettare le leggi".

Sofia Mazzucato, studentessa in Food and Health e volontaria di servizio civile al Projects&Mobility office dell'università (area relazioni internazionali) ha dichiarato: “Sono felice di partecipare a questa marcia della pace perché credo che siamo tutti cittadini del mondo. La pace, l'inclusione e il rispetto dei diritti di ogni persona sono la base per un mondo civile e umano in cui vivere. Sento molto a cuore questo tema soprattutto da quando studio in questo percorso, in inglese, con molti ragazzi internazionali. Sento ogni giorno le testimonianze da parte di alcuni di loro, i ragazzi iraniani, che da settimane faticano anche solo a chiamare i loro genitori... La guerra in Ucraina, poi con le bombe e le condizioni in cui riversa il paese... Ognuno di noi può fare qualcosa, anche solo esserci, espandere la propria voce e condividere è un piccolo grande passo per raggiungere la pace”.

Afaf Ezzamouri, studentessa del Corso di Alta Formazione “Teacher in Philosophy for Children": “Il cammino per la pace. Durante il tragitto da Padova a Roma mi sono posta molte domande per cercare di capire cosa spinge l'essere umano a voler spazzare via tutti gli altri. Mi sono chiesta come non rimanere indifferenti a chi la guerra la abita da anni, trovandosi costretto a rinunciare alla vita. Perché facendo o subendo la guerra, a cosa si rinuncia, esattamente, se non alla vita? I conflitti e le ingiustizie che si tengono in Yemen, Siria, Palestina, Mali, Etiopia, Afghanistan, Kenya, Colombia, Repubblica Centrafricana, Repubblica Democratica del Congo, Myanmar, Nagorno-Karabakh, Somalia, e ora Ucraina, a quale destino ambiscono?  Mi sono chiesta questo senza però capire molto, se non che, chi vuole la guerra, non ha sogni, non fa domande alle bambine e non sa chi è Socrate. Chi fa la guerra sorride raramente, non guarda le nuvole e di certo non ha sogni”.

Remo Agnoletto, studente del Corso di laurea in Scienze politiche, relazioni internazionali, diritti umani: "In marcia verso l'umanità contro la disumanità imperante. Siamo  in cammino perenne".

Elisa Trovò, Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale (ICEA): "Partecipo per manifestare convintamente il mio NO alla guerra come forma di soluzione ai conflitti e per dire SI ad ogni azione a favore della pace".

Roberto Toniolo, Settore Avvocatura:

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