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Cuius Europa, Eius Civitas: Towards a Uniform European Law on Citizenship

Antonio Papisca (2013)

Contenuto in:

Pace diritti umani - Peace Human Rights, 1/2013

Tipologia pubblicazione

: Articolo / Saggio

Pagine

: 7-16

Lingua

: IT

Contenuto

Cuius Europa, Eius Civitas: per una legge uniforme europea sulla cittadinanza

La riflessione dell’autore parte dal provocatorio interrogativo, denso tanto di significato giuridico e politico quanto di buon senso comune: perché una moneta unica europea e non anche una legge uniforme europea sulla cittadinanza? Il riferimento è al sistema dell’Unione Europea, che in particolare con il Trattato di Lisbona ha reso giuridicamente vincolanti le norme contenute nella Carta dei diritti fondamentali dell’Unione (c.d. Carta di Nizza).

La «cittadinanza UE», introdotta con il Trattato di Maastricht nel 1993, deve essere ridefinita alla luce di questa nuova situazione, poiché si fonda, non sul paradigma dei diritti umani, ma sul fatto di essere cittadini di questo o quello Stato membro dell’Unione. È una cittadinanza derivata, che ripete la logica ad alios excludendos, propria delle legislazioni nazionali in materia. Con la Carta il sistema dell’Unione è entrato nello stadio della pienezza del diritto (plenitudo iuris) che comporta la pienezza della cittadinanza (plenitudo civitatis) da realizzare secondo la logica dell’inclusione: ad omnes includendos.

L’operazione di ridefinizione sfida l’Unione Europea quale pioniere di cittadinanza plurale (duale): cittadinanza UE e cittadinanze nazionali, queste ultime molto differenti fra loro. Partendo dal diritto internazionale dei diritti umani, la cittadinanza della persona umana si configura come un albero di cittadinanze: universale (corrispondente allo statuto giuridico di «persona» internazionalmente riconosciuto), europea, na¬zionale, regionale, comunale. Il parametro di riferimento è lo ius huma¬nae dignitatis, che esclude in radice il discriminatorio ius sanguinis e lo stesso ius soli nazionalisticamente inteso. Può invece invocarsi uno ius soli «europeo» tenuto conto del fatto che lo «spazio» dell’Unione Europea oltre che giuridico, è anche territoriale.

L’autore argomenta che le istituzioni di governo locale, all’insegna di «moneta unica, cittadinanza unica» e di «tutti i diritti umani per tutti», potrebbero porre in essere azioni dimostrative di alto impatto morale ed educativo, in particolare conferendo ai bambini, a cominciare dai figli degli immigrati, certificazioni di cittadinanza plurale.

Aggiornato il

30/06/2015