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Seconda puntata di 5Ws for Human Rights dedicata a chi sono i titolari dei diritti umani, chi deve farli rispettare, chi lavora per proteggerli e chi invece li nega. Protagonista della puntata è la società civile impegnata per la promozione e difesa dei diritti umani. Ospite nell'intervista Riccardo Noury, portavoce della sezione italiana di Amnesty International.
01 - 5Ws for Human Rights - Seconda puntata: Who, chi protegge i diritti umani? - 18.84 MB / Durata: 20' 34'' |
Sigla di apertura
Claudia: Ciao a tutti, ben tornati a 5 Ws for Human Rights, il vostro appuntamento settimanale per conoscere e approfondire i diritti umani. Trasmettiamo da Radio Bue.it in collaborazione con l'Archivio pace diritti umani. Io sono Claudia e qui con me in studio ci sono anche Federica, Stefano, Letizia e Luca in regia.
Letizia: Oggi cari ascoltatori in ballo ci sono tante domande come ad esempio: chi sono i titolari dei diritti umani? chi deve farli rispettare? chi lavora per proteggerli? e chi invece li nega?
Federica: C'è un aspetto concreto – comune a tutte queste domande: parleremo infatti dei soggetti coinvolti nella difesa dei diritti umani.
Stefano: Abbiamo intervistato anche Riccardo Noury, il portavoce della sezione italiana di Amnesty International.
Letizia: E mi raccomando non perdetevi i suggerimenti di Oggi sul divano e la domanda della rubrica Dite sulla tastiera che troverete sulla pagina facebook Archivio pace diritti umani. Vi aspettiamo anche sul sito unipd-centrodirittiumani.it
Claudia: E ora entriamo nel vivo della puntata di oggi!
Jingle – Who / Chi
Stefano: Provo a fare lo spavaldo, se ho capito qualcosa dall'altra puntata i titolari dei diritti umani dovrebbero essere tutte le persone senza alcuna distinzione.
Federica: Hai capito proprio bene! E hai appena citato l'articolo 1 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 che afferma: tutti gli esseri nascono liberi ed eguali in dignità e diritti.
Stefano: Ma chi ha scritto la Dichiarazione universale?
Federica: La commissione diritti umani delle Nazioni Unite con la collaborazione di illustri personalità del tempo, tra cui René Cassin ed Eleonore Roosvelt.
Letizia: Dopo la strage delle due guerre mondiali e dell'Olocausto, gli Stati si impegnano a scrivere una carta per riaffermare valori essenziali come l'umanità, l'uguaglianza e la libertà.
Stefano: Sapete che quando si parla di Stati, di rappresentanti e di gente imbellettata chiusa in una stanza a parlare di ideali mi inquieto.
Federica: Lo so, ci sono tante contraddizioni anche quando parliamo di diritti umani, però pensa che la dichiarazione universale è stata una rivoluzione, perché il potere dello Stato nei confronti dei suoi cittadini è limitato dalle norme sancite nella dichiarazione.
Stefano: Rimaniamo sul concreto: chi è che si occupa veramente dei diritti umani?
Claudia: I singoli individui nella loro quotidianità ma anche le piccole e le grandi organizzazioni della società civile e le istituzioni locali, nazionali e internazionali.
Federica: Ognuno di questi soggetti ovviamente fa cose diverse: gli Stati devono fare politiche adeguate, le istituzioni internazionali devono controllare che gli Stati rispettino i diritti umani, i tribunali devono giudicare sulle violazioni.
Claudia: Gli enti locali e regionali devono mettere a disposizione i servizi necessari e le Ong possono fare sensibilizzazione e advocacy.
Letizia: A proposito del ruolo che hanno le associazioni della società civile, ascoltiamo l'intervista al portavoce della sezione italiana di Amnesty International, Riccardo Noury.
Jingle – Intervista
Intervista a Riccardo Noury
Federica: Cosa L'ha spinta ad impegnarsi per i diritti umani in una Ong come Amnesty International?
Riccardo Noury: mi sembrava, e tutt'ora mi sembra, che Amnesty International non fosse unicamente un movimento di opinione, una sorta di social network ante litteram in cui si potesse limitarsi a dire mi piace o a condividere degli ideali ma a fare delle cose concrete. L'obiettivo di Amnesty è quello di migliorare la vita dei titolari e delle titolari dei diritti umani ogni giorno con azioni concrete, e quindi questa concretezza che mi ha spinto a entrarci e a ricoprire i vari ruoli al suo interno fino a quello che ricopro attualmente di portavoce e dirittore dell'ufficio di comunicazione.
Federica: Qual è il ruolo che ricopre l'associazionismo oggi nella difesa e nella promozione dei diritti umani?
Riccardo Noury: E' un ruolo fondamentale, perchè è il ruolo di chi non applica i doppi standard, non applica giudizi di natura politica o interessi egoistici di corto respiro. E dunque, quello che può fare la società civile, se si organizza e si organizza bene, con tecniche efficaci, può dare un contributo alla difesa dei diritti umani molto più importante di quello che possono dare i governi e gli organismi intergovernativi. Ci sono esempi molto importanti dell'efficacia di mobilitazione delle singole persone. Penso a battaglie su temi quali la pena di morte in Iran o in Cina su cui i governi non sono intervenuti perchè non avevano la credibilità di poter ottenere risultati pratici. Quindi il contributo della società civile è quello di rendere credibile l'impegno per i diritti umani.
Federica: In particolare che ruolo e che importanza crede che abbia avuto negli ultimi avvenimenti nei Paesi arabi?
Riccardo Noury: Un ruolo fondamentale, perchè questo insieme di attivismo giovane, di tecniche giovani...tecniche intese come tecniche di comunicazione, ha fatto sì che la mobilitazione fosse efficace, in alcuni casi vincente, ma soprattutto potesse cogliere di sorpresa le autorità. Per anni, noi di Amnesty International vedevamo delle chiazze diventate popolari nel 2011, piccoli gruppi di attivisti per i diritti umani che avevano un rapporto impari di forza con la polizia, con i militari. Erano cinque persone circondate da 100 soldati. Ma quando, alla fine del 2011, il richiamo, la presenza di giovani attivisti, di sindacati e di donne, di ragazzi e di ragazze, ha fatto sì che questo rapporto di forze diventasse impari dall'altra parte, ci siamo ritrovati come in piazza Tahir in Egitto con milioni di persone da un lato e zero forze di sicurezza dall'altro. Mi rendo conto che tutto questo tende ad essere un' idea un po' troppo romantica della situazione, perchè poi abbiamo visto quanto il coraggio, la determinazione, la richiesta di giustizia, di dignità, di diritti umani in Paesi come la Siria, come il Bahrain stia incontrando una repressione furibonda. Ma non si torna indietro. Questo è il messaggio che arriva dalle rivolte del 2011.
Federica: A proposito del lavoro di Amnesty e in particolare la campagna sugli individui a rischio, tra questi individui ci sono anche i difensori dei diritti umani. Vorremo che Lei desse un volto a queste persone. Chi sono in realtà i difensori dei diritti umani?
Riccardo Noury: Sono le persone che per l'amore che hanno per i diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, dalle Convenzioni internazionali, mettono a rischio la loro vita dandosi un compito, che è quello di pretendere i diritti per tutti. E cominciano, come insegnava Eleonor Roosvelt, che ha avuto un grande ruolo nella elaborazione della Dichiarazione universale dei diritti umani, iniziano da ciò che a loro è vicino, dalle loro comunità, dalle loro città, dai loro paesi. Sono persone di grande coraggio, senza le quali Amnesty International avrebbe meno informazioni. Noi crediamo che senza Amnesty la loro denuncia rischierebbe di non essere così ascoltata e quindi c'è un rapporto di mutuo rispetto e mutua anche utilità. Sono avvocati, giornalisti, madri e padri di vittime di violazioni dei diritti umani, blogger, esponenti di minoranze etniche, insegnanti. Sono persone che hanno preso questa bandiera dei diritti umani e la portano alta e per questo vanno incontro a repressione furibonda in molti Paesi e sono tra gli individui a rischio, quindi ancora più a rischio di altri.
Federica: Cosa direbbe Lei a un giovane che oggi ha vent'anni e che vuole mettersi in gioco nel campo dei diritti umani?
Riccardo Noury: Di pensare se nella propria giornata può avere una mezz'ora o un'ora per fare delle cose, farle online, perche è il modo più semplice, andare sul sito di Amnesty firmare gli appelli, a farle anche offline e fare attivismo per i diritti umani. Il volontariato è un modo per sconfiggere anche il pessimismo, un modo per dimostrare che c'è una capacità di esprimere una richiesta di giustizia di diritti umani, forte anche nel nostro Paese, che non necessariamente passa all'interno dei palazzi istituzionali. Messaggio che arriva da cinquant'anni di vita di Amnesty International è se le persone si organizzanno hanno più potere delle persone che stanno al potere.
In studio
Claudia: Ringraziamo Riccardo Noury e vi ricordiamo che tutte le campagne e gli appelli di cui ci ha parlato nell'intervista li trovate sul sito di Amnesty.it.
Federica: Riprendendo il discorso sui difensori dei diritti umani c'è da aggiungere che proprio perché rappresentano un gruppo vulnerabile sono diventati una categoria protetta dal diritto internazionale dei diritti umani.
Letizia: Con la Dichiarazione del 1998 sul diritto e la responsabilità di promuovere e proteggere le libertà fondamentali e i diritti umani, conosciuta come la Dichiarazione sugli "human rights defenders".
Stefano: Parlando di questo mi viene in mente un film su un dissidente politico del Sudafrica, Robert Subukwe, che fin da adolescente si rese conto della realtà in cui viveva e iniziò ad agire per la fine dell'apartheid.
Claudia: Ma ne riparleremo nella rubrica Oggi sul divano.
Stefano: Guardiamo l'altra faccia della medaglia: chi nega i diritti umani? Perché ancora oggi con tutte le risorse che abbiamo i diritti umani sono ancora violati?
Federica: Nella quotidianità il comportamento di ognuno di noi può violare i diritti umani : pensa alla violenza domestica, al razzismo e ai pregiudizi. Dal punto di vista giuridico, invece, la responsabilità primaria per il rispetto dei diritti umani è dello Stato.
Stefano: Ma se un imprenditore viola i diritti dei lavoratori, giuridicamente è responsabilità dello Stato?
Federica: Prima di tutto è responsabile l'individuo, però se le leggi dello Stato italiano non proteggono adeguatamente i diritti violati, allora anche l'Italia, in quanto Stato, sarà responsabile per la violazione dei diritti dei lavoratori.
Stefano: E da chi può essere giudicato uno Stato?
Letizia: Dalle Corti internazionali, come la Corte europea dei diritti umani, cose di cui parleremo nella puntata dedicata al Where.
Stefano: ok! Ma oltre allo Stato, non ci sono anche altri enti/organizzazioni che influenzano le nostre vite? Chi può giudicare le organizzazioni sovranazionali, le multinazionali, le strutture religiose?
Federica: Le corti internazionali possono giudicare solo Stati e individui e questo lascia una lacuna giuridica rispetto ai casi che hai citato. Ci sono però altri meccanismi quasi-giurisdizionali che se ne possono occupare, ma garantire l'efficacia delle loro raccomandazioni è molto più difficile.
Letizia: Facciamo un salto negli anni settanta con una canzone dedicata al pugile Rubin Carter, detto Hurricane accusato e condannato ingiustamente per un omicidio che non aveva commesso.
Claudia: Questa storia ci da un' immagine dei pregiudizi e del razzismo di quegli anni contro i neri americani.
Stefano: Hurricane fu liberato nel 1985 grazie alla sentenza della Corte Federale che stabilì che il processo non era stato equo e che l'accusa era "basata su motivazioni razziali".
Claudia: Bob Dylan ha scritto questa canzone per ricordare la sua storia, ascoltiamo Hurricane!
Brano musicale: Bob Dylan "Hurricane"
Letizia: E dopo Hurricane di Bob Dylan è giunto il momento dei nostri consigli, mettetevi comodi e prendete carta e penna!
Jingle – Oggi sul divano
Letizia: Bentornati nel nostro salotto! Visto il tema di oggi, vi consigliamo la lettura del Rapporto di Amnesty International che si intitola Una vita per i diritti umani, pubblicato da EGA editore, Torino, 2005.
Claudia: Il rapporto è un viaggio attorno al mondo per scoprire le storie di persone semplici impegnate per la difesa dei diritti umani.
Stefano: Vi proponiamo anche la lettura del libro di Anna Politkovskaja, la giornalista russa assassinata a Mosca per il suo lavoro di denuncia sulle violazioni dei diritti umani nel suo paese. Il libro, uscito nel 2007, s'intitola Proibito parlare raccoglie alcuni degli articoli più scottanti ed impressionanti.
Federica: A proposito di film, invece, visto che ne abbiamo parlato prima, vi proponiamo Sobukwe - the great soul del 2011, la storia dell' attivista sudafricano che lottò contro l'apartheid e per questo è stato condannato al carcere praticamente fino alla morte.
Letizia: La vita di Sobukwe viene raccontata intrecciando le immagini ricostruite con le testimonianze di chi l'ha realmente conosciuto.
Federica: Anche dalla storia di Hurricane, il pugile cantato da Bob Dylan, è stato tratto un film con Denzel Washington del 1999.
Stefano: E per navigare in rete vi propongo una visita al sito frontlinedefenders.org – è un'organizzazione impegnata a sostenere i difensori dei diritti umani in tutto il mondo, il sito è in inglese, spagnolo e francese e contiene dei documenti sulle persone a rischio.
Federica: Prendendo un caso particolare – il conflitto israelo-palestinese – vi suggeriamo anche il sito: cfpeace.org, dei combatants for peace. Una ong mista di ex militari e combattenti israeliani e palestinesi che lavorano insieme per la fine dell'occupazione e della violenza.
Claudia: E ora spostiamoci nella nostra piazza virtuale...
Jingle – Dite sulla tastiera
Letizia: Oggi vogliamo stuzzicare la vostra creatività e vi chiediamo: quale idea innovativa e coinvolgente proponete per difendere i diritti umani?
Stefano: Bella! La coerenza secondo me sarebbe innovativa, dovremmo fare qualcosa per metterla al centro delle nostre azioni.
Claudia: Scriveteci le vostre opinioni, fate emergere i vostri dubbi, condividete le vostre visioni nella pagina Facebook Archivio pace-diritti-umani.
Federica: Siamo arrivati alla fine, vi ricordiamo che la prossima puntata sarà la volta della terza W cioè When.
Letizia: Nella quale ripercorreremo le tappe cruciali di quel percorso che ha portato al riconoscimento internazionale dei diritti umani e avremo come ospite Antonio Papisca, professore emerito dell'università di Padova e Cattedra Unesco Diritti umani, democrazia e pace.
Stefano: Prima dei saluti vi ricordiamo che questa puntata la potete riascoltare in podcast su radiobue.it e in replica su radio cooperativa sui 92.7 fm.
Claudia: Concludiamo con la sigla e ringraziamo Yuri Argentino, che ha curato la parte musicale.
Collettiva: saluti!
Sigla di chiusura
13/3/2012