Articolo 7 - Tutti eguali davanti alla legge
Articolo 7
Tutti sono eguali davanti alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.
“A che tipo di eguaglianza fa riferimento questo articolo? Eguaglianza meramente formale o eguaglianza sostanziale? Significa che tutti, egualmente, devono essere posti nella condizione di competere, e poi vinca il migliore? E’ l’eguaglianza dei migliori? Eguaglianza come meritocrazia? Chi ha bisogno d’assistenza o di cibo o di acqua potabile o di cure mediche o è senza lavoro (non per sua colpa) fa parte degli ‘eguali’? Gli immigrati, con o senza papiers, sono eguali ai ‘cittadini’?
La riposta è che “dinnanzi alla legge” l’eguaglianza è quella proclamata dall’articolo 1, è eguaglianza sostanziale: si nasce ‘liberi ed eguali in dignità e diritti’: cioè, prima che dinnanzi alla legge si è eguali già “prima della legge”.
Questo, in punto di diritto, quale premessa per dire, tra l’altro, che la cultura della meritocrazia non è un assoluto. In punto di fatto, la vita umana sul pianeta è solcata da una ragnatela di diseguaglianze e di discriminazioni. La povertà estrema è indicatore di drammatica diseguaglianza. In molte parti del mondo le donne non sono eguali ai maschi, addirittura si codifica e si esalta la ‘discriminazione positiva’ nei riguardi delle prime.
L’articolo 7 stabilisce che tutti hanno diritto ad una “eguale tutela da parte della legge”. All’eguaglianza per così dire ontica deve corrisponde la “eguale tutela da parte della legge”. Si passa ai fatti.
Il primo comma dell’articolo 3 della Costituzione italiana è in perfetta sintonia con l’articolo 7 della Dichiarazione universale. Il secondo comma va oltre, nel senso di dire qualcosa di più preciso su come garantire l’eguaglianza:
“E’ compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”.
Certamente occorrono buone leggi ma, in tema di eguaglianza sostanziale, occorrono politiche che abbiano sempre presente il principio di interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti umani e lo traducano in termini concreti. “Rimuovere gli ostacoli” non è sinonimo di “correre ad ostacoli”. Per garantire l’eguaglianza non basta lo Stato di diritto, ci vuole anche lo Stato sociale. Una classe politica che inneggi al primo e si dimentichi del secondo è come se lanciasse la spugna, rinuncia ad assolvere a quelle responsabilità che la legittimano in quanto classe governante a livello nazionale e a livello internazionale. I grandi vessilliferi del neoliberismo e della de-regulation hanno svolto il mestiere di necrofori dell’eguaglianza sul piano mondiale.
L’articolo 7 della Dichiarazione si riferisce coerentemente anche alla discriminazione, quale nemica di “tutti i diritti umani per tutti” e dispone che le pubbliche autorità hanno l’obbligo di dar l’esempio nel prevenire e nel combattere sia la discriminazione (in tutte le sue forme, evidentemente) sia l’incitamento alla discriminazione. E’ qui il caso di segnalare che l’articolo 20 del Patto internazionale sui diritti civili e politici mette sotto lo stesso perentorio divieto sia la propaganda della guerra sia “qualsiasi appello all’odio nazionale, razziale o religioso che costituisca incitamento alla discriminazione, all’ostilità o alla violenza”.
Dovrebbe esser chiaro che quanto stabilito dall’articolo 7 della Dichiarazione va molto più in là della scritta “La legge è eguale per tutti” che troviamo nelle aule dei tribunali. Premesso che i tribunali sono comunque necessari e irrinunciabili, si deve dire che l’eguaglianza si persegue soprattutto prima e oltre le sentenze. L’articolo 7 dice che la legge “per tutti” è: lavoro, salute, educazione … .”