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disegni di attivisti della Via Campesina che mostrano la loro bandiera

Ripensare il diritto al cibo: come il Movimento per la Sovranità Alimentare (Via Campesina) sfida il sistema diritti umani

Autore: Valeria Faraoni (2023)

Valeria Faraoni è una neolaureata del master Human Rights and Multilevel Governance. Questo articolo In Focus è un estratto della sua tesi di laurea magistrale discussa nell'ottobre 2022 sotto la supervisione del Prof. Paolo De Stefani. Valeria continua a lavorare e fare ricerca sui temi della tesi attraverso le sue attività di volontariato con Altromercato e il Distretto Biologico di Fiesole.

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Introduzione

L’articolo esplora il tentativo del Movimento per la Sovranità Alimentare (FSM - Food Sovereignty Movement) di tutelare un nuovo diritto umano alla sovranità alimentare e diritti dei contadini nel sistema diritti umani dell’ONU, come alternativa agli standard dei diritti umani e alle strategie di sicurezza alimentare esistenti. Il movimento ha ottenuto un importante successo nel 2018, quando il Consiglio per i Diritti Umani dell’ONU (UNHRC) ha adottato la Dichiarazione delle Nazioni Unite sui diritti dei contadini e di altre persone che lavorano in zone rurali (UNDROP), che riconosce la sovranità alimentare e i diritti dei contadini nel diritto internazionale. Confrontando i documenti elaborati dal FSM con strumenti di diritto internazionale dei diritti umani che tutelano il diritto al cibo e altri diritti legati all’agricoltura, l’articolo cerca di capire se il sistema diritti umani, rivisto e ampliato secondo alcuni principi della sovranità alimentare, sia sufficiente per raggiungere la sicurezza alimentare e il diritto al cibo o se sia necessario un approccio più radicale, come proposto dal FSM.

Che cos’è la sovranità alimentare?

L’idea di sovranità alimentare sarebbe emersa negli anni ’80 tra le comunità rurali dell'America Latina, colpite duramente dai programmi di aggiustamento strutturale della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale e dagli accordi commerciali dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO). Presentata come un’alternativa al sistema economico neoliberista, la sovranità alimentare condannava un sistema alimentare globalizzato, controllato da organizzazioni internazionali, paesi sviluppati e multinazionali. A livello internazionale, la sovranità alimentare è stata presentata per la prima volta al Forum della Società Civile del Vertice Mondiale sull'Alimentazione di Roma (1996) e ben presto è diventata il quadro di riferimento utilizzato da diversi attori nel mondo impegnati nella lotta per il cambiamento del sistema alimentare.

La definizione più celebre di sovranità alimentare è contenuta nella Dichiarazione di Nyéléni (2007) che la definisce come “il diritto dei popoli a un cibo sano e culturalmente appropriato, prodotto con metodi ecologicamente sani e sostenibili, e il loro diritto a definire i propri sistemi alimentari e agricoli”. Parola chiave per comprendere la sovranità alimentare è appunto ‘sovranità’. Come spiega Rosset, “nutrire la popolazione di un Paese è una questione di sicurezza nazionale - di sovranità. Se questa dipende per il suo prossimo pasto dai capricci dell'economia globale, dalla buona volontà di una superpotenza di non usare il cibo come arma, o dell'imprevedibilità e dagli alti costi dei trasporti a lunga distanza, quel Paese non è sicuro né in termini di sicurezza nazionale né di sicurezza alimentare”. Per questo motivo il FSM si è sempre opposto alla liberalizzazione dei mercati agricoli e all’inclusione dell’agricoltura negli accordi commerciali del WTO, posizione che nel tempo ha esposto il movimento a numerose critiche. È importante precisare però che il FSM non è contrario al commercio internazionale tout court. Critica piuttosto il fatto che, in un contesto neoliberale, gli Stati non possano regolare i mercati agricoli. Sebbene infatti solo il 6-15% dei prodotti agricoli venga scambiato a livello internazionale, la volatilità dei prezzi internazionali influenza quelli nazionali, situazione da cui traggono beneficio solo poche grandi imprese. Il FSM lotta, dunque, perché gli accordi commerciali sull’agricoltura siano spostati dal WTO ad un forum più democratico, come l’ONU, e perché siano vincolati a standard internazionali sui diritti umani.

Questa posizione distingue la sovranità alimentare dalla sicurezza alimentare. Secondo la FAO, “la sicurezza alimentare esiste quando tutte le persone, in ogni momento, hanno accesso fisico ed economico a cibo sufficiente, sicuro e nutriente per soddisfare i propri bisogni e preferenze alimentari per una vita attiva e sana”. Tuttavia, le strategie di sicurezza alimentare dell’ONU tendono a vedere “la fame come un problema tecnico da affrontare con soluzioni produttivistiche e commerciali” che di fatto rafforzano il regime alimentare basato sugli agribusiness. Al contrario, la sovranità alimentare promuove un processo di democratizzazione del sistema alimentare che include un elemento di trasformazione sociale con al centro il diritto al cibo e i diritti dei contadini.

Il quadro dei diritti umani esistente

Il sistema diritti umani dell’ONU tutela diversi diritti legati all’alimentazione e all’agricoltura, primo fra tutti, il diritto al cibo. Il diritto al cibo è un diritto umano fondamentale tutelato dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) e dal Patto Internazionale sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (ICESCR, 1966) che all’Articolo 11 riconosce il diritto a un tenore di vita adeguato, che include l’alimentazione, e la libertà dalla fame. Il General Comment No.12 (1999) del Comitato sui Diritti Economici, Sociali e Culturali (CESCR) spiega inoltre che il cibo deve essere economicamente e fisicamente accessibile, disponibile in quantità e qualità sufficienti, adeguato al contesto in cui viene consumato e sostenibile. Gli Stati devono adottare misure che tocchino tutti gli aspetti del sistema alimentare e misure parallele nel campo della salute, dell’istruzione, dell’occupazione e della sicurezza sociale. Ulteriori indicazioni sono fornite agli Stati dalle Linee Guida Volontarie per supportare la progressiva realizzazione del diritto al cibo nel contesto della sicurezza alimentare (FAO, 2004). Oltre a promuovere lo sviluppo economico e rurale, l’agricoltura sostenibile e su piccola scala, la FAO sottolinea che le politiche commerciali agricole degli stati devono essere in linea con gli accordi del WTO. Quest’ultimo punto è stato contestato non solo dal FSM, ma anche dall’ex Relatore Speciale sul diritto al cibo, Olivier De Schutter, secondo cui per eliminare fame e malnutrizione è necessario modificare alcuni elementi strutturali del sistema alimentare, come l’esistenza di agribusiness e la liberalizzazione del commercio agricolo.

Il diritto al cibo è inestricabilmente legato ad altri diritti umani. Il General Comment No.36 (2019) del Comitato per i Diritti Umani lo collega al diritto alla vita, affermando che gli Stati devono “affrontare le condizioni generali della società che possono dare origine a minacce dirette alla vita” come degrado ambientale, espropriazione della terra, fame, malnutrizione e povertà. Il diritto al cibo si lega poi al diritto alle risorse naturali, che, a sua volta, costituisce una componente essenziale del diritto all’autodeterminazione e allo sviluppo. Il diritto alle risorse naturali è inoltre tutelato dal Trattato internazionale sulle risorse fitogenetiche per l’alimentazione e l'agricoltura (FAO, 2001) e da UNDROP. Il diritto al cibo, infine, è strettamente legato al diritto all’acqua (protetto dal General Comment No.15 CESCR del 2002 e da UNDROP) al diritto alla terra (tutelato in relazione ai Popoli Indigeni e in UNDROP) e al diritto ai semi (attualmente protetto solo da UNDROP).

Questa breve panoramica mostra che il sistema diritti umani si è costantemente evoluto nel tempo per proteggere al meglio i diritti umani. Tuttavia, mostra anche che, prima di UNDROP, c’era una lacuna significativa nella protezione dei diritti legati all’agricoltura.

Il diritto alla sovranità alimentare e i diritti dei contadini

Uno dei protagonisti indiscussi del FSM è La Via Campesina (LVC), un movimento sociale globale di contadini, fondato nel 1993 da 46 leader agricoli dell’America Centrale, dei Caraibi, del Nord America e dell'Europa, che oggi conta 182 organizzazioni in 81 Paesi e oltre 200 “milioni di contadini, piccoli e medi agricoltori, donne, lavoratori senza terra, indigeni, migranti, lavoratori agricoli e giovani”. Nei primi anni 2000, LVC ha iniziato a definire le sue lotte in termini di diritti e a promuovere una campagna per il riconoscimento della sovranità alimentare e dei diritti dei contadini nel sistema diritti umani dell’ONU. LVC era consapevole che avanzare la sovranità alimentare in questo spazio, dominato da una concezione liberale e individualista dei diritti, avrebbe potuto minarne “il potenziale sovversivo”. Tuttavia, riteneva importante avanzare le proprie proposte anche in questo contesto. LVC ha proposto una nuova concezione dei diritti umani che enfatizza i diritti collettivi rispetto a quelli individuali e che si rivolge “ai vari livelli decisionali in cui dovrebbero essere deliberate le questioni di governance alimentare e agricola”. I ‘sovrani’ o portatori del diritto alla sovranità alimentare possono essere contadini, popoli, popoli indigeni o Stati. I portatori di doveri sono invece gli Stati, ma anche gli attori privati. L’identificazione dei portatori di diritti e doveri dipende dal luogo in cui il diritto viene negoziato e dal quadro giuridico di riferimento.

Nel 2012, dopo la presentazione di una bozza di dichiarazione sui diritti dei contadini da parte de LVC, l’UNHRC ha creato un gruppo di lavoro intergovernativo aperto per continuare il lavoro. Dopo anni di negoziati, nel dicembre 2018, l’Assemblea Generale dell’ONU ha adottato UNDROP con 121 voti a favore, 8 contrari e 54 astensioni. Dato il peggioramento delle condizioni dei contadini, sia nei paesi sviluppati sia in quelli in via di sviluppo, la dichiarazione riconosce i contadini e le altre persone che lavorano in zone rurali come gruppo vulnerabile nel diritto internazionale e attribuisce loro diritti umani esistenti e nuovi, come il diritto alle risorse naturali, alla terra, alle sementi, alla biodiversità, all’acqua, al cibo e alla sovranità alimentare. La sovranità alimentare viene intesa dalla dichiarazione come “un mezzo per realizzare una concezione del diritto al cibo che comprenda il rispetto di altri diritti dei contadini, perseguendo al contempo la sicurezza alimentare”. Consiste, inoltre, “nell’obbligo per gli Stati di sviluppare le loro politiche alimentari e agricole in collaborazione con i contadini e le altre persone che lavorano nelle aree rurali, fornendo meccanismi partecipativi per la loro inclusione nei processi decisionali”.

Dal momento che LVC non ha uno status consultivo all’UNHRC, l’adozione di UNDROP è stata definita un “esercizio unico di legiferazione dal basso”, durante la quale il sostegno di attori interni all’UNHRC, come FIAN International e alcuni ex Relatori Speciali sul diritto al cibo, è stato essenziale. Per la LVC, UNDROP non è un punto d’arrivo ma un punto di partenza. Tuttavia, dal 2018 la sovranità alimentare e i diritti dei contadini fanno ufficialmente parte del diritto internazionale dei diritti umani e “possono essere considerati un punto di riferimento per quanto riguarda gli standard che vengono discussi e le politiche da sviluppare”.

Conclusioni

Dopo l’adozione di UNDROP, ci si è iniziati a interrogare se il diritto alla sovranità alimentare debba essere visto come una nuova concettualizzazione del diritto al cibo o come un nuovo diritto umano. Gli studiosi che sostengono il primo punto di vista suggeriscono, che, viste le significative somiglianze tra il diritto al cibo e il diritto alla sovranità alimentare, sarebbe più opportuno epurare la sovranità alimentare di alcuni elementi radicali e considerarla come una nuova concettualizzazione del diritto al cibo. Poiché quest’ultimo è riconosciuto e accettato da tempo nel sistema diritti umani, includendo alcuni elementi di novità della sovranità alimentare nel diritto al cibo, ad esempio attraverso un nuovo General Comment, la sovranità alimentare potrebbe davvero farsi strada presso gli organismi internazionali.

Gli studiosi a favore della seconda tesi affermano invece che considerare il diritto alla sovranità alimentare come una nuova concettualizzazione del diritto al cibo significherebbe diluirne significativamente il senso. Come dimostrano le numerose crisi alimentari degli ultimi decenni, il sistema alimentare esistente, basato sull'agricoltura industriale e sul libero commercio, è estremamente fragile e iniquo e le strategie di sicurezza alimentare adottate dalla comunità internazionale non hanno né risolto né migliorato fame e malnutrizione. Al contrario, secondo gli ultimi dati della FAO, il numero di persone affamate e malnutrite nel mondo ha continuato a crescere, raggiungendo “828 milioni nel 2021, con un aumento di circa 46 milioni dal 2020”. Forse è arrivato il momento di provare con un modello diverso e più radicale. La strada da percorrere è ancora lunga. Tuttavia, la sovranità alimentare si sta facendo strada nel sistema diritti umani dell’ONU e LVC è pronta a continuare la lotta e ad impegnarsi per superare la natura non vincolante di UNDROP.

Risorse

Documenti

Aggiornato il

24/10/2023