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Animali da reddito, lavoratori del settore zootecnico e qualità della vita

Animali da reddito, lavoratori del settore zootecnico e qualità della vita
© UNIPD

Se come abbiamo detto in passato la Medicina Veterinaria può apparire lontana dai temi della giustizia e dell’inclusione, la Medicina degli animali destinati alla produzione di alimenti potrebbe sembrare ancora più distante da qualsiasi valutazione di tipo etico o morale.

Proveremo a spiegare perché non è così e come, al contrario, questo tipo di valutazioni dovrebbero essere costantemente presenti nell'ambito delle produzioni animali, sia nell'interesse degli animali che in quello degli umani, a vario titolo coinvolti.

Parlando di animali ci dobbiamo ricondurre al già citato Brombell Report (1965) che negli ultimi sessant'anni è stato ripreso in moltissime normative, nazionali ed europee, ed in numerosi disciplinari riguardanti le produzioni animali-

Riassume in forma semplice e concisa i principi fondamentali del benessere animale, a cui tutti dovrebbero ispirarsi nella relazione con gli animali, a prescindere da quale categoria di animali si prenda in considerazione e da quale sia l’impiego a cui gli animali sono destinati,

Questi bisogni essenziali sono stati divulgati come “Le cinque libertà”:

  • libertà dalla fame, dalla sete e dalla cattiva nutrizione, mediante il facile accesso all'acqua fresca e a una dieta in grado di favorire lo stato di salute
  • libertà di avere un ambiente fisico adeguato, comprendente ricoveri e una zona di riposo confortevole
  • libertà da malattie, ferite e traumi, attraverso la prevenzione o la rapida diagnosi e la pronta terapia
  • libertà di manifestare le caratteristiche comportamentali specie-specifiche, fornendo spazio sufficiente, locali appropriati e la compagnia di altri soggetti della stessa specie
  • libertà dal timore, assicurando condizioni che evitino sofferenza mentale.

Abbiamo già messo in evidenza come per i nostri animali da compagnia questi bisogni, apparentemente logici e comprensibili, non siano sempre facili da soddisfare.

Parlando di animali da reddito non serve essere degli specialisti per comprendere che vi siano ugualmente dei punti critici, magari di natura diversa ma altrettanto sfidanti.

Una dettagliata trattazione delle criticità riguardanti il benessere animale e la salute umana, presenti nei vari tipi di allevamento, richiederebbe uno spazio ed un livello di approfondimento non possibile in questa sede.

Ma il filo conduttore della giustizia sociale e dell’inclusione ci porta ad una considerazione, di natura generale, che accomuna molti degli aspetti critici.

Infatti se pensiamo alle più comuni mancanze che, in modo più o meno veritiero, vengono attribuite al nostro sistema di allevamento, troviamo:

  • Diete formulate per massimizzare le produzioni e non attente alla salute animale
  • Sovraffollamento ed esposizione a condizioni ambientali stressanti
  • Uso di farmaci e terapie varie per gestire ambienti sovraffollati e malsani
  • Sviluppo di alterazioni del comportamento dovute ad un ambiente non naturale
  • Esposizione a dolore e paura, specialmente nelle fasi di trasporto e macellazione

Sarebbe intellettualmente disonesto non riconoscere che nei decenni sono stati fatti importanti passi avanti in questi campi, ma sarebbe altrettanto falso sostenere che siamo arrivati ad una situazione che rispetta sempre le regole che ci siamo dati ormai sessanta anni fa.

Inoltre, abbiamo più volte accennato ad un interesse sociale che riguarda anche gli esseri umani, vediamo quindi di chiarirlo meglio. Le attuali condizioni e gli attuali ritmi produttivi rendono gli allevamenti intensivi ed i macelli industriali dei luoghi di lavoro profondamente alienanti. Questo, al di là delle opinioni personali, è ben evidenziato dal fatto che la manodopera sia sempre più difficile da reperire e sempre meno formata.

Ma se abbiamo detto che il problema è di natura complessa e non certo affrontabile in queste poche righe, e se decidiamo di tenerci lontani dagli estremismi cosa possiamo fare?

Francamente, sia decidere di ignorare completamente il problema del benessere animale, che pensare di obbligare dieci miliardi (tra qualche anno) di umani a rinunciare completamente ai prodotti di origine animale, appare piuttosto fantasioso.

A nostro parere una considerazione importante e trasversale a tutte le questioni relative al benessere di umani ed animali è quella di attribuire il giusto valore a queste produzioni.

Se un prodotto di origine animale venisse pagato in maniera equa al produttore si potrebbe innescare un circolo virtuoso. Consumeremmo meno, ed è dimostrato che nei paesi ricchi c’è un consumo eccessivo e dannoso per la salute. Sprecheremmo meno, è impressionante la quantità di cibo (compreso quello di origine animale) che finisce nelle discariche. Gli animali potrebbero avere dei ritmi produttivi meno spinti con vantaggi per la loro salute ed anche per quella dei consumatori. Potremmo allevare con minori densità, quindi con minore stress e minore circolazione di malattie ed uso di farmaci. Potremmo rendere anche il trasporto e persino la macellazione molto meno stressanti, semplicemente riducendo il ritmo di lavoro, visto che è assodato che buona parte degli errori e degli orrori che di tanto in tanto vengono denunciati sono dovuti al ritmo produttivo.

Allo stesso tempo potremmo rendere gli allevamenti, e persino i macelli, dei luoghi di lavoro più confortevoli in cui venga impiegata della manodopera adeguatamente retribuita ed adeguatamente formata, sia per il benessere di questi lavoratori, sia in considerazione del fatto che dal loro lavoro dipende la qualità di quello che mangiamo.

Si tratta, come spesso accade, di cercare una via di buonsenso che si collochi a metà strada tra chi vorrebbe una completa deregulation, considerando ogni norma un inutile e dannoso vincolo alla libertà di fare profitti, e chi dall'altro canto ipotizza un mondo in cui il concetto di catena alimentare venga completamente stravolto, magari con l’estinzione felice di tutti i predatori in terra, mare e cielo per andare verso un mondo di pace amore e coccole tra le specie, che purtroppo esiste solo nella fantasia.

La realtà attuale non lascia ben sperare per quanto riguarda la capacità degli umani di trovare compromessi di buon senso, ma se riteniamo di essere la specie più intelligente del pianeta è proprio mostrando la nostra capacità di adattarci al nuovo ambiente che abbiamo creato che dovremmo dimostrarlo. Altrimenti significa che ci siamo sopravvalutati.

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