partecipazione culturale

La partecipazione culturale nella città dei diritti umani

Anna Piratti, Primavera Italiana, painting acrylic on canvas, cm 170x150, 2017, https://www.annapiratti.com
© Anna Piratti

Nelle Carte che definiscono il “diritto alla città”, la cultura è spesso riconosciuta quale elemento fondamentale per fare in modo che la vita di un territorio sia quanto più conforme possibile ai principi relativi ai diritti umani. Si tratta di strumenti che, pur a livello declaratorio, presentano una valenza etica e valoriale pari, o talvolta superiore, alle norme giuridiche. Questi documenti infatti, a partire dagli anni ‘90 e grazie all’impulso fornito da organizzazioni internazionali quali il Consiglio d’Europa e l’United Cities and Local Governments (UCLG), hanno racchiuso il crescente interesse della comunità internazionale verso il principio dell’autonomia locale e il suo stretto legame con la qualità della democrazia. Si cercherà di capire, dunque, senza pretesa di esaustività, come la partecipazione culturale attiene alla costruzione della “città dei diritti umani” e al progetto educativo ad essa sottostante.

Partecipazione culturale e diritto alla città

Il “diritto alla città” é stato compiutamente definito sia nella Carta europea dei diritti umani nella città (art.1), sottoscritta nel 2000 a Saint Dénis a seguito della Seconda Conferenza Europea delle città per i diritti umani, che nell’Agenda-Carta Globale dei diritti umani nella città (art.1), redatta su iniziativa del Comitato sull’inclusione sociale, la democrazia partecipativa e i diritti umani dell’UCLG e adottata in occasione del Consiglio mondiale dell’organizzazione stessa, svoltosi a Firenze nel dicembre 2011. La città, secondo questi documenti, é “uno spazio collettivo che appartiene a tutti” (Carta di Saint Dénis, art.1) e una “comunità politica nella quale tutti gli abitanti partecipano ad un progetto comune di libertà, uguaglianza di diritti e sviluppo” (Agenda-Carta Globale dei diritti umani nella città, Preambolo).

In questo quadro valoriale, i fattori culturali e la promozione della partecipazione culturale rivestono un ruolo duplice. In primo luogo, la cultura é parte della stessa definizione della città come spazio comune. Un altro documento rilevante, la Carta globale sul diritto alla città, redatta a Porto Alegre nel 2001 dai rappresentanti delle organizzazioni di società civile e del mondo accademico e professionale riuniti per il Forum mondiale sociale, sottolinea in questo senso, all’art.1, come la città sia “uno spazio collettivo culturalmente ricco e diversificato”, in cui il singolo e la comunità hanno il diritto di “preservare la memoria e l’identità culturale” e di “fruire del patrimonio storico e culturale”.

In secondo luogo, la partecipazione culturale, definita secondo quanto stabilito dal Comitato dei diritti economici, sociali e culturali delle Nazioni Unite come partecipazione, accesso e contributo attivo alla vita culturale della comunità, può essere intesa come una specifica espressione del diritto a partecipare agli affari delle collettività locali, in conformità ai principi espressi nel Protocollo addizionale alla Carta europea dell’autonomia locale del Consiglio d’Europa (2009), che definisce “il diritto di partecipare alla gestione degli affari pubblici” come “il diritto di determinare e influenzare l’esercizio dei poteri e delle responsabilità delle autorità locali” (art.1).

Poiché “tutti gli abitanti della città hanno il diritto di partecipare nella configurazione e nel coordinamento del territorio come spazio fondamentale per la vita e la coesistenza pacifica” (Agenda-Carta globale dei diritti umani nella città, art.1.1 lett. c) il diritto a prendere parte alla vita culturale può legarsi, dunque, al diritto degli abitanti “di esprimersi come cittadini attivi” (ibidem). Per il Consiglio d’Europa ciò è particolarmente rilevante per il coinvolgimento dei giovani. Riconoscendo, infatti, che “i giovani, attraverso le loro pratiche culturali e la loro capacità d’iniziativa, scoperta e innovazione, contribuiscono agli sviluppi culturali”, invita le autorità locali ad adottare delle politiche che permettano loro di diventare “attori culturali” (Carta europea sulla partecipazione dei giovani alla vita locale e regionale (Rivista), par. 1.9).

L’impegno delle città per il diritto a prendere parte alla vita culturale

Al riconoscimento della cultura quale elemento fondamentale della definizione del “diritto alla città” si affianca l’illustrazione dell’impegno concreto delle autorità locali per la realizzazione del “diritto alla cultura”. La Carta di Saint Dénis affema, all’art.15, che “i cittadini della città hanno diritto alla cultura in tutte le sue espressioni, manifestazioni e modalità possibili”, collegando “lo sviluppo culturale urbano” anche ad altri principi enunciati nel testo. Il “diritto alla cultura” risulta, infatti, strettamente connesso “alla creazione degli spazi e dei centri scolastici, educativi e culturali, in un contesto multiculturale e di coesione sociale” (art.3, diritto all’istruzione), al sostegno alla “conoscenza reciproca dei popoli e delle rispettive culture” (art.2, cooperazione comunale internazionale) e ad uno “sviluppo urbanistico ordinato che garantisca una relazione armoniosa tra l’habitat, i servizi pubblici, le strutture, il verde pubblico, e le attrezzature destinate ad uso collettivo” (art.19, diritto ad un’urbanistica armoniosa).

Allo stesso modo, l’Agenda-Carta globale dei diritti umani nella città racchiude, all’art.9, la stretta correlazione tra l’affermazione dei diritti culturali e le politiche pubbliche a sostegno dell’educazione e della formazione continua, dell’utilizzo delle nuove tecnologie, della creatività e dei luoghi d’incontro per la diffusione della cultura e delle arti. Il più solido punto d’incontro tra il diritto umano a prendere parte alla vita culturale e la realizzazione del “diritto alla città” si apre dunque proprio nel campo della creazione, per tutti gli abitanti, delle capacità necessarie a prendere parte attivamente e a contribuire allo “sviluppo culturale urbano”.

Legando le politiche culturali alla predisposizione di specifiche misure educative, la costruzione della “città dei diritti umani” diventa essa stessa un “progetto educativo”, come definito all’art.12 della Carta delle città educative. Questa Carta, formulata nel 2004 dall’Associazione Internazionale delle Città Educative (International Association of Educating Cities), traendo ispirazione dai principi enunciati nel Codice internazionale dei diritti umani, nella Dichiarazione mondiale sull’Educazione per Tutti (1990) e nella Dichiarazione universale dell’UNESCO sulla diversità culturale (2001), riconosce il diritto alla città educativa come “una effettiva estensione del diritto all’educazione”. In questo contesto, la promozione della partecipazione culturale all’interno della città si lega al dovere più generale delle autorità locali di “permettere ad ogni persona di raggiungere la piena espressione del suo potenziale” (Carta delle città educative, Preambolo).

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