Cipro

L’altra faccia di Cipro: il declino silenzioso della comunità turco-cipriota

Questo articolo è un estratto della sua tesi magistrale, ispirata dall’esperienza Erasmus a Cipro, e discussa a Luglio 2024 con la supervisione del Prof. Pietro De Perini.
Un dipinto che raffigura due bambini che si baciano, mentre le loro ombre in realtà già si baciano. Sopra di loro c'è una Cipro divisa, mentre l'ombra dell'isola è in realtà unita.
© Federica Turrina

Sommario

Introduzione

Cipro, l’isola dalle cui acque cristalline si dice sia nata la dea Afrodite, è spesso conosciuta solo come meta turistica. Tuttavia, dietro la sua bellezza mediterranea si nasconde una storia estremamente complessa. La popolazione di questa terra si divide in due comunità principali, i greco-ciprioti, che rappresentano la maggioranza, ed i turco-ciprioti. Dal 1974, a causa di un intervento militare turco, trasformato poi in occupazione, Cipro è divisa in due Stati. A sud troviamo la Repubblica di Cipro (RdC), riconosciuta dalla comunità internazionale e a nord invece la Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN), riconosciuta esclusivamente dalla Turchia, dove risiede la maggior parte della popolazione turco-cipriota. Mentre la storia geopolitica di Cipro è ben documentata, questo articolo si focalizzerà sulla meno conosciuta questione del declino della comunità turco-cipriota, iniziato a partire dalla divisione dell’isola. Questo declino sarebbe causato da due fattori: il primo, nonché il principale, riguarda le politiche turche sull’isola che sembrerebbero un tentativo di assimilazione culturale dei turco-ciprioti; il secondo ruota attorno la legge sulla cittadinanza della RdC, che nega la cittadinanza cipriota ai bambini nati da coppie composte da un genitore turco-cipriota e da un turco, se quest’ultimo è entrato sull’isola dai porti illegali della RTCN. L'articolo non si limiterà solo ad esporre questi fattori, ma metterà l’accento anche sulla resilienza della comunità turco-cipriota, che nel silenzio assordante che accompagna questo declino, non ha mai smesso di lottare per la propria esistenza ricordando al mondo che “We Existed, We Do, and We Will!”.

Cenni storici

Cipro nel corso della sua storia ha fatto parte di molti regni ed imperi, e di conseguenza è stata attraversata da diversi popoli. Tra questi spiccano i Greci e gli Ottomani, probabili antenati rispettivamente dei greco-ciprioti e dei turco-ciprioti. Per secoli queste due comunità hanno vissuto fianco a fianco, in maniera pacifica, fino a quando l’isola entrò ufficialmente a far parte dell’Impero Britannico nel 1914. Londra applicò qui una strategia comune alle altre colonie, la Divide et Impera, ovvero l’introduzione di una serie di riforme, in particolare del sistema scolastico, volte a dividere le due comunità cipriote, le quali iniziarono a volgere sempre di più il loro sguardo verso la Grecia e la Turchia, considerate le loro nazioni-madre. Questo li portò ad identificarsi sempre di più come greci e turchi, ed esattamente come questi due popoli, a percepirsi come nemici. È proprio in questo periodo che il nazionalismo pro-enosis, ovvero un nazionalismo etnico che aveva come obiettivo l’unione di Cipro con la Grecia, inizia a guadagnare sempre più popolarità tra i greco-ciprioti, traducendosi nella creazione di un gruppo armato chiamato EOKA, che operò per il ritiro degli inglesi dall’isola e la sottomissione della comunità turco-cipriota, contraria all’annessione. Ironicamente la strategia britannica volta a mantenere il controllo sull’isola ebbe l’effetto opposto e dopo una serie di violenze, nel 1960 Londra fu costretta a concedere a Cipro l’indipendenza. 

Nonostante la nuova Costituzione bilanciasse i poteri tra le due comunità, i greco-ciprioti non avevano nessuna intenzione di rinunciare al desiderio dell’enosis. Nel 1963 nuove violenze ad opera dell’EOKA colpirono sia i turco-ciprioti, che i greco-ciprioti che si opponevano all’annessione. La situazione si stabilizzò momentaneamente solo nel 1964, con l’intervento dell’ONU in una missione di pace (UNFICYP), presente tuttora. Il panorama politico mutò nuovamente nel 1967, con l’ascesa in Grecia del regime dei Colonnelli, determinato ad annettere Cipro una volta per tutte. Fu così che il 15 Luglio 1974, attraverso un colpo di Stato guidato dal terrorista Nikos Sampson e appoggiato da Atene, il governo cipriota capitolò. L’entusiasmo nazionalista fu però di breve durata, poiché, pochi giorni dopo, la Turchia con la scusa di voler ripristinare l’ordine costituzionale e proteggere i turco-ciprioti, intervenne militarmente. Ciò che in realtà fece fu prendere il controllo del nord dell’isola, ovvero il 36% del territorio totale, fermando la sua avanzata il 18 agosto 1974. L’intervento militare provocò un drammatico spostamento forzato della popolazione, con 170.000 greco-ciprioti costretti a fuggire a sud e 50.000 turco-ciprioti a nord. Nel 1983, l’amministrazione turco-cipriota, proclamò unilateralmente l’indipendenza e creò un nuovo Stato: la RTCN. Questo fu ufficialmente l’iniziò di una coesistenza difficile che si protrae fino ad oggi, fatta di alti e bassi e falliti tentativi di riunificazione.

Nella Bocca del Lupo: la Turchizzazione della RTCN

Una Bandiera Turca e una della Repubblica Turca di Cipro Nord sventolano vicine a Kyrenia (TRNC)
© Federica Turrina

La comunità turco-cipriota ha sempre sofferto la sua posizione di minoranza rispetto ai greco-ciprioti, e il fatto di vivere in uno Stato non riconosciuto li ha messi ancora di più in secondo piano. Con la fine dell’integrità territoriale, finirono anche le violenze, ma i turco-ciprioti si trovarono ad affrontare un’altra minaccia, questa volta dalla stessa Turchia. Nascondendosi dietro la scusa di nazione protettrice, Ankara ha iniziato ad intromettersi sempre di più nella società turco-cipriota, implementando delle politiche che sembrerebbero voler cancellare la sua identità cipriota, rendendola culturalmente molto più simile a quella turca, forse in visione di una futura annessione. Quest’ultimo punto sembrerebbe confermato anche dall’insistenza del presidente turco Erdoğan per la soluzione a due Stati, che prevede il riconoscimento della RTCN e la divisione definitiva dell’isola. Posizione supportata con intransigenza anche dallo stesso presidente di Cipro Nord Ersin Tatar, particolarmente vicino alla Turchia, la cui elezione è stata anche criticata per le presunte interferenze turche.

Analizzando queste politiche, probabilmente la più controversa riguarda i forti incentivi, voluti da Ankara, all’immigrazione turca verso la RTCN, sostenuta da una legge sulla cittadinanza di quest’ultima molto permissiva, che ha sollevato accuse di colonizzazioneviolazione del diritto internazionale. A peggiorare la situazione ci sarebbe il rifiuto da parte delle autorità della RTCN di indire un censimento ufficiale della popolazione, con l’ultimo risalente al 2011. La controversia sorge analizzando i dati che provengono dai passati censimenti. Quello che ci rivelano è che la RTCN ha conosciuto un aumento piuttosto importante della sua popolazione, che però non si è tradotto in un aumento dei turco-ciprioti, che sono invece costantemente diminuiti. Ad aumentare sono state invece le persone di nazionalità turca o di Paesi terzi. Di conseguenza è altamente probabile che gli immigrati turchi abbiano ormai superato numericamente i turco-ciprioti, realtà che andrebbe a confermare la paura di quest’ultimi di essere diventati una minoranza nel loro stesso Paese.

Oltre alle azioni di ingegneria demografica, la mano turca è andata a toccare anche le caratteristiche religiose e culturali di questa comunità. Sulla carta musulmani ma nella realtà largamente non credenti o non praticanti, al contrario dei turchi, i turco-ciprioti si sono sempre opposti all’influenza della religione. Per questo motivo lo sforzo turco si è focalizzato nel cambiare questo aspetto, attraverso la costruzione di un gran numero di moschee, l’introduzione di corsi di Corano e di cambiamenti nei libri di testo scolastici con l’introduzione di riferimenti diretti all’Islam, causando numerose proteste e accuse di assimilazione culturale

Moschea di Dr. Suat Günsel nella Repubblica Turca di Cipro Nord. È la più grande Moschea di Cipro
© Federica Turrina

Un altro aspetto colpito è il dialetto turco-cipriota, considerato una parte fondamentale della storia e dell’identità di questa comunità, essendo composto da parole italiane, greche, arabe ed inglesi, mostrando tutte le influenze ricevute nel corso della loro esistenza. Tuttavia questo dialetto viene considerato dalla Turchia scorretto e rozzo, e perciò il suo insegnamento e il suo uso nei media mainstream è stato proibito, sostituito dal Turco standard.

Questi fattori stanno erodendo le caratteristiche culturali dei turco-ciprioti, omologandoli al popolo turco. Questo, nel lungo periodo, potrebbe portare alla scomparsa di questa comunità come la conosciamo oggi.

La controversa legge sulla cittadinanza della Repubblica di Cipro

Oltre all’assimilazione turca, l’altro fattore che sta contribuendo al declino della comunità turco-cipriota è la controversa legge sulla cittadinanza della Repubblica di Cipro. Sebbene i turco-ciprioti abbiano diritto a quest’ultima, lo stesso non si può dire dei bambini nati da coppie miste, ovvero composte da un turco-cipriota e da un turco (o di un altro Paese non-UE) entrato illegalmente sull'isola. Paradossalmente, questi bambini, pur essendo nati e cresciuti a Cipro e avendo un genitore turco-cipriota, non sono considerati legalmente ciprioti, poiché l'unica cittadinanza che possono richiedere è quella dell’altro genitore. Questo problema è direttamente collegato a quello demografico, poiché, dato che è altamente probabile che il numero di turchi sull’isola sia più alto di quello dei turco-ciprioti - e questo trend è destinato a crescere - è facile presupporre che anche il numero di matrimoni misti aumenterà, e così anche il numero dei bambini non eleggibili per la cittadinanza cipriota. Di conseguenza aumenteranno le persone in possesso della sola cittadinanza turca e diminuiranno quelle turco-cipriote, accelerando così il declino numerico di quest’ultimi.

Oltre a ciò si aggiunge l’aspetto discriminatorio di tale legge, in quanto creerebbe cittadini di serie A e cittadini di serie B. I figli di coppie miste infatti, non sono cittadini europei, e di conseguenza non godono della libertà di movimento o della possibilità di studiare in università europee senza pagare costose tasse. Oltre a ciò subiscono l’odio dei nazionalisti greco-ciprioti che li considerano come il frutto illegittimo dell’occupazione turca.

Il problema della cittadinanza è stato anche portato di fronte alla comunità internazionale, in particolare nell’ultima e nella penultima sessione dello UPR di Cipro.

Fermare il declino: dall’attivismo cipriota alla riunificazione 

Foto di un barile che delimita la zona cuscinetto di Cipro. Vicino l'egida delle Nazioni Unite sono appese due bandiere arcobaleno.
© Federica Turrina

Di fronte a questa situazione, i turco-ciprioti non sono soggetti passivi, come non lo sono mai stati nel corso della loro storia. Manifestazionicampagne sui socialreport di ONGinchieste giornalistiche, molti sono gli strumenti che i turco-ciprioti stanno usando per denunciare sia l’interferenza turca che la legge sulla cittadinanza. L’attivismo rappresenta un elemento essenziale per spingere non solo il governo cipriota ma anche la comunità internazionale ad occuparsi del problema. Inoltre queste azioni di advocacy vedono spesso giovani turco e greco ciprioti collaborare, mostrando che il tempo dell’odio e delle violenze appartiene ormai al passato, ricordando che il popolo cipriota è sempre stato uno.

A parte gli sforzi degli stessi ciprioti, la soluzione più chiara per risolvere il problema è la riunificazione di Cipro e la creazione di uno Stato federale in cui i poteri siano equamente divisi tra le due comunità. Affinché il nuovo Stato funzioni e non fallisca come in passato, dovrà essere costruito sull’identità cipriota che accomuna entrambi i gruppi, rompendo al contempo la barriera linguistica attraverso l'insegnamento di entrambe le lingue. D'altra parte, sarà anche fondamentale preservare le loro unicità culturali. Importante è anche una riforma del sistema educativo e una depoliticizzazione dei libri scolastici, ancora troppo legati alla propaganda filo-greca e filo-turca. Infine, per garantire la sovranità e la stabilità, sarà necessario il ritiro di tutte le potenze straniere presenti sull'isola.

La riunificazione porrebbe fine all'ingerenza turca e probabilmente spingerebbe il nuovo governo cipriota a rivedere la legge sulla cittadinanza.

Considerazioni finali

La comunità turco-cipriota ha sempre dovuto combattere per la propria esistenza. Se in passato le minacce erano le evidenti violenze dei nazionalisti, ora queste sono più subdole, nascoste dietro la finta benevolenza turca e i resti dell’odio che le istituzioni greco-cipriote continuano a trascinarsi dalla divisione. L’aspetto più problematico è forse l’immobilismo della comunità internazionale che non ha mai affrontato il problema concretamente, nonostante le denunce di entrambe le comunità. In tutto questo i turco-ciprioti non stanno in silenzio a guardare il loro declino, ma fanno rumore, supportati anche dai loro connazionali di lingua greca, mostrando che nessun muro dura per sempre. 

Ora però spetta anche a noi saperli ascoltare. 

Documenti

Parole chiave

Cipro cittadinanza

Percorsi

Human Rights Academic Voice