Patrimonio Mondiale dell'Umanità
L’UNESCO è conosciuta principalmente per l’individuazione e il riconoscimento del patrimonio comune dell’umanità, sia di monumenti e resti archeologici sia di siti ambientali e naturalistici, ma anche di forme espressive non materiali, come le culture orali o le tradizioni.
Questo compito di conservare e proteggere la cultura umana assume la forma attuale dopo la Convenzione riguardante la protezione del patrimonio culturale e naturale mondiale del 1972 (ratifica dell’Italia 1978), in seguito alla quale iniziano a compilarsi liste dei siti da tutelare, sia culturali che naturalistici, secondo due filoni paralleli di lavoro, liste continuamente aggiornate.
Nella Convenzione troviamo le definizioni relative a:
- patrimonio culturale, ovvero: “un monumento, un gruppo di edifici o un sito di valore storico, estetico, archeologico, scientifico, etnologico o antropologico”;
- patrimonio naturale che la Convenzione indica come: “le caratteristiche fisiche, biologiche e geologiche, nonchè l'habitat di specie animali e vegetali in pericolo e aree di particolare valore scientifico ed estetico”.
L’assunto di fondo della Convenzione è che i beni artistici e naturalistici costituiscano un’eredità, un “lascito” per tutti, “insostituibili fonti di vita e di ispirazione”, e la comunità internazionale ha il dovere di tutelare e tramandare questa eredità perché i siti del patrimonio mondiale appartengono a tutte le popolazioni del mondo.
Da qui ne è scaturito un impegno importante che ha portato alla costituzione di un Comitato intergovernativo per il Patrimonio Mondiale, il World Heritage Committee, formato da rappresentanti di 21 Stati Parti della Convenzione eletti dall’Assemblea Generale con il compito di rendere attuabile la Convenzione nel mondo. Inoltre il Comitato interviene per definire gli aiuti finanziari, per la decisione finale riguardante le nuove immissioni nelle liste del Patrimonio e controlla i rapporti sullo stato di conservazione dei beni iscritti.
Finora L’UNESCO ha riconosciuto un totale di 1223 siti (952 beni culturali, 231 naturali e 40 misti) presenti in 168 Paesi del mondo. L’Italia è attualmente il Paese con più siti protetti: 60 (dati UNESCO 2024). A questi si aggiungono anche 730 forme intangibili del patrimonio umano, 759 riserve della biosfera e 213 Geoparchi Mondiali UNESCO.
Con il tempo per l’UNESCO diventa un impegno sempre più concreto quello di tutelare le diverse forme di espressione culturale, salvaguardando anche l’enorme mole di documenti deperibili, manoscritti e stampa, ma anche le “immagini in movimento”, che formano una parte notevole del patrimonio mondiale culturale.
Nel 1992 nasce quindi un progetto ambizioso, il Memory of the World (Memoria del mondo) con gli obiettivi di:
- Facilitare la conservazione, attraverso le tecniche più avanzate, del patrimonio documentario mondiale
- Favorirne l’accesso universale, riconoscendo e rispettando le diverse culture e i diritti di proprietà
- Incrementare la conoscenza mondiale della sua esistenza e del suo significato
Nel 1996 viene tenuta ad Oslo la prima Conferenza Internazionale sulla Memoria del Mondo per fare il punto sul programma, che prevede il coinvolgimento diretto di ogni Paese, a partire dalle singole valorizzazioni delle memorie nazionali.
Con il crescere dell’impegno, nell’UNESCO cresce anche la sensibilità verso le varie forme di espressione culturale. Già nel 1989 era stata proclamata la Raccomandazione sulla salvaguardia della cultura tradizionale e del folklore, ma è nel 2003 che l’UNESCO stipula la Convenzione per la salvaguardia del Patrimonio Culturale Intangibile, (ratificata dall’Italia nel 2007), con la finalità di tutelare e conservare il ricco patrimonio di tradizioni e di culture orali.
Nel testo della Convenzione si trova anche la specificazione di “patrimonio culturale immateriale”, formato dalle:” pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, i manufatti e gli spazi culturali associati ad essi – che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale. Tale patrimonio culturale intangibile, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi interessati in conformità al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia, e fornisce loro un senso di identità e continuità, promuovendo così il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana”.
Questo attraverso cinque ambiti dell’attività umana:
1) tradizioni e espressioni orali, incluso il linguaggio, intesi come veicolo del patrimonio culturale intangibile;
2) arti dello spettacolo;
3) pratiche sociali, riti e feste;
4) conoscenza e pratiche concernenti la natura e l’universo;
5) artigianato tradizionale
In questo contesto assume grande importanza anche la Convenzione sulla protezione e la promozione della diversità di espressioni culturali del 2005 (ratificata dall’Italia nel 2007) con la duplice valenza di riconoscere e valorizzare le diverse forme espressive di tutte le culture, ma anche di favorire il dialogo fra culture come strategia di accettazione e rispetto delle diversità.
Contestualmente all’adozione della Convenzione, nel 2003 viene anche proclamata la Dichiarazione UNESCO concernente la distruzione intenzionale del patrimonio culturale, in ricordo della tragica distruzione dei Buddha di Bamiyan, nella quale si raccomanda agli Stati di prendere tutte le misure appropriate per prevenire, evitare, far cessare e reprimere gli atti di distruzione intenzionale di opere o siti culturalmente rilevanti.