Per la pace nei Balcani nella legalità
- il potenziamento e la democratizzazione delle Nazioni Unite;
- la costituzione della forza di polizia militare delle medesime;
- la messa in funzione della Corte penale internazionale;
- il rilancio del Consiglio economico e sociale delle Nazioni Unite (o di organo analogo), quale istituzione deputata all’orientamento sociale dell’economia;
- l’estensione del processo di unificazione europea all’intero continente, in funzione di pacificazione e di dialogo al suo interno e con gli altri continenti nel quadro globale delle Nazioni Unite.
Riteniamo che la proposta di soluzione pacifica del conflitto in Kosovo debba partire da questa visione di ordine mondiale, per contrastare innanzitutto l’idea, al centro del disegno politico del nazionalismo serbo e di altri nazionalismi dell’area, che ad ogni etnia corrisponda uno stato autonomo e sovrano. La sacralizzazione della identità etnica costituisce una forma di fondamentalismo politico che in questa fase della crisi balcanica si rivolge contro le popolazioni musulmane del Kosovo. La prosecuzione della guerra rischia con tutta evidenza di distruggere in modo irrimediabile le tenui speranze di vedere un domani tornare a convivere in una stessa terra donne e uomini di culture diverse.
Proponiamo che:
a. sia subito dichiarato il cessate il fuoco e la situazione venga riportata sotto l’autorità delle Nazioni Unite mediante l’attivazione del Consiglio di sicurezza o, nel caso in cui questo si trovi nell’impossibilità di procedere, mediante la convocazione di una sessione speciale d’emergenza dell’Assemblea generale;
b. sia immediatamente dispiegata, sul territorio del Kosovo, una forza di polizia militare internazionale sotto comando delle Nazioni Unite, con la collaborazione dell’OSCE;
c. sia subito consentito il ritorno dei profughi alle loro case;
d. sia dispiegato sul territorio un contingente di monitori dei diritti umani, sempre sotto autorità delle Nazioni Unite con la collaborazione dell’OSCE, dell’Unione Europea, del Consiglio d’Europa;
e. sia convocata una Conferenza internazionale di pace, sempre sotto egida delle Nazioni Unite, per definire lo statuto politico del Kosovo tenuto conto del fatto che esso è parte integrante della Repubblica Federale di Jugoslavia;
f. sia facilitata l’azione del Tribunale penale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia, dandogli mezzi e appoggio morale e politico;
g. sia smilitarizzato il territorio.
Proponiamo di applicare al Kosovo il principio secondo cui il territorio su cui vivono, e devono convivere, più popoli e gruppi etnici costituisce “patrimonio comune dell’umanità” per ragioni etiche, storiche e culturali. Il Kosovo abbia pertanto lo statuto di “provincia transnazionale” della Repubblica Federale di Jugoslavia, con l’installazione sul suo territorio di una “autorità ausiliaria di garanzia internazionale”, il cui ufficio sia gestito dalle Nazioni Unite, con la collaborazione di altre istituzioni regionali quali l’OSCE, il Consiglio d’Europa, l’Unione Europea. Un importante elemento costitutivo della “provincia transnazionale del Kosovo” deve essere il libero accesso all’azione solidaristica e pedagogica delle formazioni di società civile.Auspichiamo che alla conferenza di pace delle Nazioni Unite sia dato spazio ad un ruolo delle organizzazioni non governative e dei gruppi di volontariato che non sia soltanto quello, pur indispensabile, dei portatori d’acqua in situazioni di emergenza spesso provocate da comportamenti criminali o irresponsabili dei governi.
Ci impegnamo democraticamente a far sì che la Repubblica Italiana si ponga, con determinazione, una volta per tutte, alla testa di un gruppo di stati che con essa condividano la volontà di essere veramente, in parole ed opere, “Stati amanti della pace” (peace loving states) secondo il mandato dell’art. 4 della Carta delle Nazioni Unite.
Ci impegniamo ad intensificare l’azione educativa per la pace e i diritti umani, fermamente convinti, con l’Unesco, che “la guerra nasce nella mente degli uomini” ed in questa va sradicata.
Documento stilato al termine del Seminario «La guerra nel Balcani. Il caso del Kosovo guardando alle “carte” e ai fatti», promosso dal Centro sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova, svoltosi martedì 13 aprile 1999, alle ore 10.00, nell’Aula di Studi Internazionali della Facoltà di Scienze Politiche, con la partecipazione dei professori Mariarosa Dalla Costa, Giuliano Ferrari Bravo, Marco Mascia, Enzo Pace, Antonio Papisca e di un folto gruppo di studenti.
Prime adesioni: Antonio Papisca, Enzo Pace, Mariarosa Dalla Costa, Giuliano Ferrari Bravo, Marco Mascia, Franca Bimbi, Italo De Sandre, Ferruccio Gambino, Francisco Leita, Enzio Mingione, Giuseppe Mosconi, Chantal Saint-Blancat, Franco Bosello, Renato Pescara, Roberto Stefani, Francesca Camillo, Luca Gallo, Stefano Piazza, Rita Trentadue, Laura Astarita, Gianfranco Peron, Ottavio Casarano, Gianpaola Facchin, Cesarina Menegon, Marco Spinnato, Benedetta Pricolo, Alberto Ragazzi, Lara Sereno, Elisabetta Vidaich, Emanuela Zanrosso.
Il documento è stato approvato dalla Tavola della Pace e dal Coordinamento nazionale degli enti locali per la pace e i diritti umani e costituisce la piattaforma politica della Marcia straodinaria per la Pace Perugia-Assisi del 16 maggio 1999