1. La costruzione europea, cioè il sistema di integrazione sopranazionale che coinvolge attualmente 15 stati, è un percorso, un divenire più che una forma istituzionale definitiva. Quest'ultima è un esito tuttora non prevedibile. È chiaro che il processo di integrazione europea non è assimilabile, neppure lontanamente, ai tipici processi di autodeterminazione popolare, quelli che si prefiggono di conseguire l'obiettivo maggiore dell'indipendenza politica di un popolo, in un territorio dato, nella forma dello stato.
All'origine del processo europeo non c'è infatti un movimento o una mobilitazione popolare alla ricerca dell'indipendenza. C'è invece l'iniziativa degli stati mirante a perseguire obiettivi di più efficace governabilità, per la sicurezza politica ed economica, mediante la messa in comune delle rispettive politiche in predeterminati campi d'azione.
Con questi intenti, gli stati attribuiscono e devolvono all'Unione Europea alcuni poteri di governo, da esercitare peraltro sotto il loro controllo "complessivo" (con organi quali il Consiglio europeo, il Coreper, la miriade di comitati intergovernativi e mediante la regola del gioco dell'unanimità al Consiglio dei ministri), ma non devolvono le rispettive forme in una analoga forma sopranazionale [...]