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I Diplomati

Scuola di Specializzazione in Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani: esame finale di diploma dei primi quattro Specialisti. Nella foto, Diego Vecchiato discute la propria tesi davanti alla commissione esaminatrice.
© Centro Diritti Umani - Università di Padova

Diplomati della Scuola di specializzazione triennale in “Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani” e titolo delle tesi di specializzazione

Riccardo Abati
La forza dell’educazione. Percorsi di educazione ai Diritti Umani per la società del Terzo Millennio

Annamaria Alborghetti
Oltre lo Stato-nazione. Territori transnazionali. Il caso dell’Africa occidentale

Antonio Antonioni
Interventi militari delle Nazioni Unite e assistenza umanitaria internazionale

Simona Ardesi
Rifugiati, richiedenti asilo

Laura Astarita
La stampa sul carcere: il quotidiano silenzio

Zeno Baldo
La mediazione nel sistema penale minorile

Nicoletta Benatelli
L’isitituto della “messa alla prova” del nuovo sistema penale minorile italiano

Claudio Bizzozero
L’educazione ai diritti umani come tecnica di tutela

Marco Bortolato
La giustizia economica e sociale come benessere organico

Paola Bozzola
L’immigrato come risorsa economica

Diana Bressan
La radice necessaria: considerazioni sui legami tre etica ed economia nell’epoca della globalizzazione

Antonella Brian
Israele-palestina: una difficile utopia

Giulia Butturini
La protezione internazionale dei diritti umani e le istanze di giustizia

Irene Caccuri
L’introduzione dell’istituto del difensore civico nelle comunità montane

Paolo Carlotto
La polizia e i diritti umani

Ottavio Casarano
Il lavoro penitenziario quale tecnica di reinserimento sociale

Lorenza Cescatti
Dal Tribunale penale militare di Norimberga al Tribunale penale internazionale per i crimini commessi nella ex Iugoslavia nell’ottica dei diritti umani

Claudia Corsolini
Bioetica, diritti umani e disabilità

Luisa Cremonese
Il monitoraggio come tecnica di tutela politica dei diritti umani

Elisa De Pieri
Ingresso e soggiorno degli stranieri in Italia per motivi umanitari

Paolo De Stefani
Il diritto internazionale dei diritti umani. Il diritto internazionale nella comunità mondiale

Paola Degani
La problematica dei diritti umani in Norberto Bobbio

Angela Doria 
La difesa civica nel paradigma internazionale dei diritti umani

Chiara Drigo
Minori stranieri e accesso ai servizi di base. Presentazione di una ricerca in Friuli Venezia Giulia

Silvio Falcone
La questione della cittadinanza tra identità e solidarietà

Fabio Forti
Violazione dei diritti umani e sette religiose: alcuni casi emblematici

Alessandra Gaspari
Il Tibet: un caso di violazioni estese e reiterate dei diritti umani

Vittorio Gasparrini 
Le Istituzioni nazionali per i diritti umani nel sistema della cooperazione internazionale

Carlo Gherlenda
La scuola madre di tutte le battaglie. Diritto all’istruzione nei diritti umani: un’indagine microsociologica

Flavia Maria Girolami
Il ruolo delle organizzazioni non governative nella tutela dei diritti umani: Il caso della Global march against chil labour e di Mani Tese

Patrizio Gonnella
I diritti umani nelle carceri: Dall’Europa alle Nazioni Unite: una fotografia dell’esistente e linee strategiche per il futuro

Teresa Lapis
I diritti umani delle donne. I fondamentali diritti e iniziative delle donne nella vicenda del progetto di legge sulla violenza sessuale in Italia

Elisabetta Leonardi
Diritti umani, sviluppo umano e cooperazione internazionale. Caso studio: il Progetto Atlante in Bosnia Erzegovina

Giuseppe Lombardi
Il Difensore Civico Comunale

Giovanna Lorenzoni
Adozione internazionale e diritti del minore

Antonio Manuel Luna
Cittadinanza e non dei cittadini extracomunitari in Italia

Rita Marascalchi
Norme e meccanismi internazionali di tutela delle minoranze. Caso studio: la crisi del Kosovo 1989-1999

Matteo Mascia
Politiche di tutela dell’ambiente: la dimensione locale dello sviluppo sostenibile

Beatrice Meneghini
Il Pubblico Tutore per i Minori: organismi non giurisdizionali di tutela dei diritti dell’infanzia

Cesarina Menegon
Il diritto all’integrità corporea: le mutilazioni genitali femminili e la circoncisione nel dibattito tra Relativismo culturale e Universalità dei diritti umani

Paolo Merlo
Per l’educazione ai diritti umani. L’azione delle organizzazioni internazionali (ONU - UNESCO - Consiglio d’Europa)

Francesco Milanese
La pace come diritto umano

Annalisa Milani
Traffico di donne e diritto internazionale

Maurizio Montipò
Progetti di democrazia globale e locale

Elisabetta Noli
La creazione di un sistema di giurisdizione penale internazionale. Il contributo del diritto internazionale dei diritti umani

Lorena Orazi 
Carcere, malattia e diritti umani

Paola Ottolini
Compiti e funzioni del tutor. Proposta per una realizzazione dell’approccio internazionale del diritto all’educazione

Ornella Penazzo
La Difesa civica in Italia. Attuazioni carenze e limiti

Gianfranco Peron
Politiche sociali e tutela giuridica degli immigrati extracomunitari in Italia

Stefano Piazza
Agenzismo: tra regolazione degli interessi e garanzia dei diritti. Tracce ricognitive per uno studio in materia di Agenzie, Autorità indipendenti, Difesa Civica

Stefano Picotti
Diritto allo sviluppo e nuove linee di politica economica

Alessandro Preti
Diritti umani e partecipazione dei popoli. Il ruolo delle organizzazioni non governative e dei movimenti popolari per la democratizzazione delle relazioni internazionali

Benedetta Pricolo
Nazionalità, cittadinanza e diritti umani. La molteplicità dei dèmoi

Maria Adelaide Puddu
Riconoscimento ed affermazione dei diritti umani: dal diritto pensato al diritto attuato

Alberto Ragazzi
L’emigrazione italiana e il regime fascista. Dirigismo, imperialismo e aspetti umanitari

Teresa Ravazzolo
Diritti umani: problematiche sull’universalità

Franco Schiavon
Il diritto all’istruzione e all’educazione dei disabili

Marco Spinnato
Sovranità dello Stato e diritti dei migranti. Il fondamento dello statuto giuridico degli stranieri

Guido Tassinari
La macellazione per tutti. Sulla tutela dei diritti dei minori colpiti dalla guerra. Il caso Bosnia Erzegovina

Mustafa Jasim Tawfik
L’ingerenza umanitaria: profilo storico giuridico del caso curdo

Mauro Tognazzo
I test predittivi e la possibilità di creazione di nuove forme di discriminazione razziale

Marco Toscano Rivalta 
Il ruolo di coordinamento dell’alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani all’interno del sistema delle Nazioni Unite per i diritti umani

Rita Trentadue
Lavoro minorile: vincoli giuridici e mobilitazione sociale

Gianfranco Tusset
Il diritto allo sviluppo come diritto umano

Diego Vecchiato
Per una convenzione europea sui diritti dei minori. Analisi e prospettive

Ada Vendrame
Reponsabilità e partecipazione: una sfida ai sistemi convenzionali. Il caso dei “Beati Costruttori di pace”

Enrico Vendrame
Condizione carceraria e diritti umani. Un’indagine nel carcere di Treviso

Elisabetta Vidaich
La Croazia nell’Unione europea: apertura o chiusura

Adamou Maiga Zakariou
Dagli imperativi di sviluppo economico e sociale alle esigenze di rispetto, di promozione e di protezione dei diritti umani: le democratizzazioni politiche africane degli anni ‘90

Nazzarena Zanini
Sovranità e territorio nel mutato contesto meta-nazionale delle relazioni politiche civili ed economiche

Emanuela Zanrosso
Analisi critica delle tecniche di risoluzione dei conflitti: la cooperazione e l’aiuto. Analisi dei conflitti nell’Africa Sub-Sahariana Casi pratici: Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea, Liberia, Sierra Leone

Antonio Zulato
Ricerca d’identità, conflitti etnici e diritti umani


Testimonianze di Diplomati della Scuola di specializzazione

Nei primi anni ’90, subito dopo essermi laureato a Bologna, mi sono iscritto alla Scuola di Specializzazione in Istituzioni e Tecniche di Tutela dei Diritti Umani. Non è stato facile: l’esame d’accesso è stato serio e selettivo; la frequenza obbligatoria per tre pomeriggi alla settimana, soprattutto per quanti di noi già lavoravano e io sono un Ispettore di Polizia, è stata decisamente impegnativa; le numerose tesi, tesine e short papers per ogni materia hanno richiesto di molte ore di studio e lavoro. Ma a fianco di tali aspetti “negativi”, ci sono stati, anche e soprattutto, aspetti positivi: l’approccio interdisciplinare che rendeva vive e attuali le lezioni e gli studi; un rapporto con i docenti, tutti estremamente considerati nella loro materia, che permetteva interessantissimi approfondimenti e costruttivi confronti; l’esperienza sul campo rappresentata dalla possibilità di partecipare a conferenze internazionali sui diritti umani.
Ho iniziato così un percorso che non ho più abbandonato e che con il passar degli anni ho sempre più perfezionato. Infatti nel 1997, immediatamente dopo il diploma, ho avuto la possibilità di partecipare a una missione di osservazione elettorale dell’OSCE in Albania.
A questa ne sono seguite altre, sempre nel campo dell’osservazione elettorale e del monitoraggio dei diritti umani che mi hanno portato in vari paesi, soprattutto nei Balcani, ma anche in alcune ex Repubbliche Sovietiche.
Monitoraggio dei diritti umani e osservazione elettorale sono quindi gli aspetti che più mi hanno appassionato e, in particolare, quest’ultima mi vede attualmente impegnato come cultore della materia all’Università di Padova ma anche sul campo. Continuo, infatti, a partecipare a missioni di osservazione elettorale perché le ritengo estremamente utili, se non addirittura essenziali, per poter assicurare elezioni libere, corrette, genuine, che sicuramente non esauriscono il concetto di democrazia ma ne rappresentano, senza ombra di dubbio, uno dei momenti più alti anche dal punto di vista simbolico.
Paolo Carlotto

 

I tre anni di scuola padovana hanno costruito lo sfondo filosofico, politico e culturale del mio lavoro e del mio impegno professionale. Negli ultimi quindici anni ho lavorato come direttore di carcere, collaboratore parlamentare, consulente di enti locali e regioni. Quello sfondo mi ha accompagnato all’interno della mia esperienza in Antigone, associazione di cui oggi sono presidente. Non c’è ambito sociale, più di quello penitenziario, che costituisce luogo di sperimentazione delle tecniche di tutela dei diritti umani. Non c’è settore ove i diritti siano più quotidianamente a rischio e dove sia più difficile trovare il consenso dell’opinione pubblica. Eppure anche nel duro mondo carcerario è possibile recuperare quegli embrioni di democrazia nei quali incunearsi nel nome dei diritti fondamentali della persona.
Patrizio Gonnella

 

Mi sono iscritta alla Scuola spinta da una sensazione di inadeguatezza: da “dirigente-volontaria” di una piccola Ong, OVCI la Nostra Famiglia, specializzata nella riabilitazione di bambini disabili nel sud del mondo, avvertivo l’esigenza di sostanziare le mie decisioni con una maggiore lucidità e visione strategica più ampia, fondata sulla giustizia e non sul buon cuore.
Onestamente, alla fine della Scuola mi sentivo più inadeguata di prima: la sfida dell’inclusione delle persone con disabilità resta un rebus dalla soluzione complessa, legata com’è a tutte le forme possibili di violazione dei diritti umani, alla povertà, alla discriminazione… eppure il risultato che ho portato a casa è la consapevolezza che: è vero che utilizzare il paradigma dei diritti umani consente di dare una lettura molto più articolata e critica alla questione della disabilità; ma soprattutto, in un mondo che pensa alla clonazione umana e che impone alle persone comuni il divieto di invecchiare, la disabilità è il segno tangibile della caratteristica più vera della condizione umana, la presenza del limite - e la comprensione del “limite” come orizzonte di senso, che bisogna aver voglia di spostare, ma consapevoli che il limite c’è. La disabilità può essere quindi un’ottima cartina al tornasole per verificare la solidità delle scelte che si fanno nei casi più estremi.
Sono quindi molto felice del fatto che – in qualche modo indotto dai contatti che ho portato alla Scuola con la mia “fissazione” – si sia ormai consolidato un corso di perfezionamento su disabilità e diritti umani proprio all’Università di Padova, con la felice ipotesi di replica anche da parte di altri Atenei. La speranza è diffondere una cultura di inclusione che ovviamente non può fermarsi all’inclusione delle persone disabili.
La mia personale esperienza mi vede oggi impegnata in un lavoro diverso, sempre nel campo della disabilità - questa volta non nella cooperazione internazionale, ma in una struttura ospedaliera italiana per la riabilitazione. Non posso negare che si avverta spesso, pur nell’eccellenza del servizio prestato dalle strutture sanitarie italiane, un pericoloso “analfabetismo funzionale” sulla questione dei diritti umani: generalmente gli operatori sanitari scelgono questa professione per un desiderio di solidarietà profonda, legato a una visione antropologica affine ai diritti umani, eppure nel quotidiano è difficile trovare prassi intenzionalmente orientate alla promozione della dignità dell’altro e alla valorizzazione della sua peculiarità. La mia nuova scommessa è quindi provare a tradurre in piccoli comportamenti quotidiani, compatibili con realtà istituzionali complesse come un ospedale, quelli che altrimenti restano articoli di testi astrusi conosciuti da pochi eletti.
Come direbbe il professor Papisca, si tratta di individuare i pertugi per un “incuneamento interstiziale”… anche questa è una sfida complessa.
Claudia Corsolini

 

Ho scelto di seguire la Scuola di specializzazione in Istituzioni e Tecniche di Tutela dei Diritti Umani perché volevo fare dei diritti umani l’elemento centrale della mia formazione professionale e personale. Durante l’ultimo anno di scuola, e dopo alcuni anni di volontariato in organizzazioni italiane, sono stata chiamata nel 1995 come Repatriation Officer dall’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (UNHCR) per lavorare in Chiapas, Messico con la popolazione rifugiata guatemalteca. Tre anni dopo sono stata nominata Field Officer a Mostar, nella Bosnia Meridionale sempre con l’ UNHCR e un anno dopo come Protection Officer per l’ufficio di Prizren, in Kossovo, dove ho lavorato a stretto contatto con le minoranze serbe e torbesh (musulmani di lingua serba). Nel maggio del 2000 fino al 2002 ho assunto l’incarico di Program Coordinator per il progetto “Kosovo Women’s Iniziative”, che si proponeva come strumento all’avanguardia per promuovere le pari opportunità e il lavoro inter-etnico in tutti i settori della società del Kossovo dopo la guerra. In seguito sono stata nominata Senior Program Officer in Colombia, dove mi sono occupata del coordinamento delle operazioni di protezione e assistenza legale agli sfollati vittime del conflitto colombiano, e da gennaio 2008 coprirò l’incarico di Senior Coordinator for Women and Gender Equality dalla sede centrale dell’UNHCR a Ginevra.
Luisa Cremonese

 

I tre anni in cui ho frequentato la Scuola di specializzazione hanno rappresentato un passaggio fondamentale della mia formazione, sia a livello personale, essendo entrata in contatto con molte persone provenienti da esperienze di studio e di vita completamente diverse dalle mie, sia a livello professionale per le potenzialità enormi che il sapere e la cultura dei diritti umani esprimono. Nei miei studi sulla condizione della donna ho infatti potuto verificare come il paradigma diritti umani permetta di cogliere gli elementi di specificità e differenza che qualificano le questioni di genere secondo una prospettiva che va oltre la dimensione analitica, per incrociare il terreno della promozione concreta dei diritti delle donne, laddove dalla loro violazione deriva ancora tanto disagio e sofferenza.
Oggi sono ricercatrice presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Padova dove insegno Diritti umani e gruppi vulnerabili nel Corso di laurea magistrale “Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace”. Il Centro Diritti Umani è diventato per me in questi anni, oltre che il luogo della mia quotidianità, anche quello della mia crescita sul piano personale e intellettuale. Un sentito grazie a chi mi ha dato questa opportunità e a tutti coloro con i quali condivido giornalmente questa meravigliosa esperienza.
Paola Degani

 

Non mi è agevole esprimere compiutamente l’intensità dell’esperienza – scientifica, culturale, relazionale - vissuta nel triennio di studio della Scuola di Specializzazione in Istituzioni e Tecniche di tutela dei diritti umani. Sono molti i ricordi indelebili di quel periodo: la portata rilevante dell’impegno richiesto e profuso per la frequenza, per lo studio di molte materie, per l’elaborazione di decine e decine di “tesine” e delle più corpose “tesi di passaggio”, nonché della tesi finale, il sistematico rigore scientifico e la passione dei docenti per le moteplici ed inesauribili problematiche gravitanti attorno al “mondo” dei diritti umani, il rapporto con i compagni di quel lungo viaggio intellettuale, nel quale sofisticate concettualizzazioni venivano costantemente abbinate alla sensibilità per le ricadute assiopratiche nei più diversi scenari, dalla Città all’ONU. Ma la fecondazione culturale – di decisa natura interdisciplinare – esperita in quei tre anni, ha collimato con una germinazione di opportunità culturali, altrimenti insperate. Si sono aperte prospettive di collaborazione accademica, rispettivamente, con gli insegnamenti di Istituzioni di diritto pubblico e di Storia dei diritti umani nel mondo moderno e contemporaneo, così come, grazie all’ininterrotto rapporto instauratosi con il prof. Lucio Strumendo, uno dei più insigni maestri e testimoni della difesa civica in Italia, ho potuto dedicarmi agli approfondimenti dottrinali nel mio ambito prediletto, quello del rapporto tra diritti umani e difesa civica. 
Stefano Piazza

 

Un’opportunità inaspettata. L’incontro con la Scuola di Specializzazione fu fortuito. Era il 1994 quando, chiedendo ad un professore di Bologna dove avessi potuto studiare diritti umani dopo la laurea, un suo assistente, sentendo per caso parte della conversazione, disse: “ieri mi hanno dato questo contatto, provi a chiamare”. Era il numero del Prof Papisca. Gli studi alla Scuola cambiarono il mio approccio al diritto e le scelte professionali future. Infatti, la varietà delle materie integrò la mia preparazione giuridica, permettendomi di cogliere meglio la funzione del diritto come strumento di sviluppo umano. Conobbi anche l’opera di Dag Hammarskjöld, secondo Segretario Generale dell’ONU. La “poliedrica” preparazione della Scuola è stata sicuramente determinante nel creare la possibilità di lavorare all’ONU. Da allora ho lavorato come election supervisor e human rights officer in Bosnia, capo di un ufficio sul terreno per l’Alto Commissariato per i Rifugiati in Turchia e poi protection officer in Afghanistan. Sempre in Afghanistan ho lavorato come rule of law adviser dello Speciale Rappresentante del Segretario Generale dell’ONU, ed ora come policy adviser dell’Assistant Secretary-General per gli affari umanitari dell’ONU a New York. Un caro ringraziamento va al Prof Papisca e gli amici della Scuola per l’opportunità offertami con la lungimirante creazione della Scuola e del Centro, e che il futuro sia di buon auspicio alle attuali iniziative. Ad maiora!
Marco Toscano Rivalta

 

Una bella avventura: questo il mio ricordo del primo triennio, dal 1988 al 1991, della Scuola di specializzazione in Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani.
Un’avventura, splendida e indimenticabile, con la consapevolezza di essere, specializzandi e docenti, gli iniziatori di un percorso formativo forse allora non ancora ben definito ma di cui si intuivano i diversi possibili sviluppi.
Tre anni di studio intenso, di approfondimenti, di dibattiti partecipati.
Tre anni fondamentali, per rendere solide le basi di una cultura dei diritti umani intessuta di conoscenze, competenze e passione civile.
La cultura che ho avuto occasione di tradurre in azioni concrete, nel corso di una ormai quasi ventennale esperienza professionale, come funzionario e dirigente presso il Consiglio e la Giunta Regionale del Veneto e, dal 2002, come Direttore della Direzione Regionale Relazioni internazionali, Cooperazione internazionale, Diritti umani e Pari opportunità.
La cultura che è stata il paradigma di riferimento nelle esperienze che ho potuto maturare partecipando a progetti e programmi di attività promossi da Agenzie delle Nazioni Unite, Organismi del Consiglio d’Europa e dell’OSCE, Ministero degli Affari Esteri.
La cultura che ho potuto affinare e consolidare frequentando la Scuola di specializzazione in istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani dell’Università di Padova. Si, è stata davvero una bella avventura.
Diego Vecchiato

 

Tre anni intensi, a volte duri per la difficoltà di armonizzare la frequenza e lo studio con gli impegni professionali e familiari, ma anche carichi di quella responsabilità che i grandi valori sanno indurre: questo lo spirito con cui ho affrontato la Scuola di Specializzazione, senza sapere tuttavia quali prospettive avrebbe potuto aprirmi. Formarsi alla cultura dei Diritti Umani mi sembrava già di per sé qualcosa di estremamente importante per la ricchezza intrinseca che portava in sé. Quando poi ho cominciato a mettere a frutto le competenze acquisite insieme alla passione per la materia, ho veramente capito tutte le potenzialità che essa nascondeva; potenzialità che si moltiplicavano nel momento in cui l’attenzione costante alla dignità delle persone, che ne sta a fondamento, induceva una coerenza nelle parole e nei comportamenti che già di per sé diventava motivo di un confronto significativo. Nei molti incontri e corsi di aggiornamento che ho tenuto sull’argomento in ambito scolastico, ma non solo, ho potuto notare l’attenzione, l’interesse, e forse il bisogno diffuso di riflettere su questioni che necessariamente riportavano al senso profondo della persona, della convivenza civile e del rapporto fra i popoli, oltre a rappresentare punti di riferimento in base al quale progettare in modo significativo la propria vita o farne un bilancio. Ho capito che diffondere i Diritti Umani quali garanti di una Cittadinanza che non ha più la dimensione degli Stati, ma la dimensione dell’unità planetaria apre prospettive che la storia ancora non conosce e relazioni fra gli uomini della cui portata non abbiamo ancora piena consapevolezza. Aprire strade in questa direzione è una responsabilità cui non possiamo sottrarci.
Antonio Zulato

 

Quando iniziai la scuola di specializzazione, mi resi subito conto di essere entrata in un mondo a parte: un modo diverso di insegnare, di studiare, di lavorare.
Con il tempo, le materie di studio sono diventate pensieri, convinzioni, modi di sentire e di vivere; un patrimonio personale da riversare in un lavoro costruito sul senso della responsabilità e vissuto con la passione di chi ci crede. In questo il prof. Papisca e il prof. Mascia sono stati esempio e riferimento imprescindibile e insostituibile.
Il mio personale interesse per l’infanzia, la sua tutela, la promozione dei suoi diritti ha acquistato, negli anni della scuola, uno spessore culturale che, con le prime esperienze lavorative nel privato sociale, si è arricchito di concretezza. Poi la grande occasione di lavorare con il prof. Lucio Strumendo, Pubblico Tutore dei minori della Regione del Veneto, nel contesto di una collaborazione tra la Regione e il Centro Diritti Umani. Ho potuto così sperimentare l’esperienza pilota di un’istituzione indipendente di garanzia, contribuire attivamente, nel mio piccolo, alla sua definizione e crescita, testimone privilegiata di quell’attività di Institution building, auspicata e promossa dalla Scuola patavina.
Chiara Drigo

 

Il Centro Diritti Umani dell’Università di Padova è stato il punto di partenza di tutta la mia formazione, e sempre punto costante di riferimento per tutto il tempo di lavoro sul campo.
Durante la stesura della tesi di laurea sulla politica internazionale per la tutela delle minoranze, supervisionata dal Prof. Papisca ho iniziato a frequentare il Centro per raccogliere materiale utile alla tesi. Dopo la laurea, sempre presso il Centro, ho frequentato il corso triennale di specializzazione in Istituzioni e tecniche di tutela dei diritti umani. Sono stati tre anni molto ricchi di esperienza: ho partecipato come corsista a numerosi eventi organizzati dal Centro e, in alcune occasioni, sono stata parte attiva nell’organizzazione di seminari, convegni, giornate di studio e approfondimento. Ho avuto l’opportunità di partecipare alla prima edizione del Master Europeo in Diritti Umani e Democratizzazione, coinvolta come tutor e nel supporto organizzativo.
Dal 1999 al 2002, con brevi periodi di permanenza in Italia, ho lavorato in Kosovo per la missione delle Nazioni Unite, come funzionaria dell’OSCE e delle Nazioni Unite, impegnata nella tutela dei diritti umani, in particolare di donne, bambini e minoranze. L’esperienza è proseguita in Serbia dove, dal 2003 al 2006, ho continuato ad occuparmi della tratta degli esseri umani e della tutela delle minoranze. A dieci anni dal giorno della laurea, “Lisa you made it”: sono le parole che mi ha detto un mio carissimo collega serbo Rom e che ricorderò tutta la vita. Mi ero laureata con una tesi sulla tutela delle minoranze e mi ritrovavo senior advisor per le minoranze nazionali nella Missione OSCE a Belgrado. Questo percorso di lavoro e di vita, iniziato presso il Centro Diritti Umani e realizzato nel quotidiano, ha dato il senso a tutto.
È stato molto importante poter condividere questa esperienza lavorativa con i professori e i colleghi del Centro Diritti Umani, anche con pubblicazioni, partecipazione a seminari e a lezioni dei corsi di perfezionamento, occasioni di confronto alle quali ho sempre dato un grande valore. L’esperienza di difensore dei diritti umani sul campo continuo a portarla con me anche oggi, dando un contributo al mio lavoro quotidiano. Sono coordinatrice Progetti Italia-Europa per l’organizzazione non governativa internazionale Save the Children Italia. Oggi i contatti professionali e la cooperazione con il Centro Diritti Umani continua, con progetti di collaborazione, di formazione e di ricerca e il mio obiettivo è che questo rapporto così denso di esperienze positive prosegua nel tempo.
Elisabetta Leonardi

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