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Versione testuale di alcuni degli interventi.
Presidente Pietro Marcenaro,
Professor Marco Mascia,
Professori e cari studenti,
Signore e Signori,
Sono molto lieto di darvi il benvenuto alla Farnesina in occasione della presentazione dell’edizione 2012 de “L’Annuario Italiano dei Diritti Umani”, pubblicato del Centro interdipartimentale sui diritti umani istituito dall’Università di Padova nel 1982. La presentazione di oggi fa seguito agli analoghi eventi organizzati il 13 giugno a Strasburgo al Consiglio d’Europa, e il 26 giugno alle Nazioni Unite a Ginevra, quando il volume è stato portato all’attenzione dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani.
Ogni pagina dell’Annuario è una fonte preziosa di dati utilissimi sia per gli studiosi che per gli operatori. Nelle quattro parti in cui si articola [“Il recepimento delle norme internazionali sui diritti umani in Italia”, “L’infrastruttura diritti umani in Italia”, “L’Italia in dialogo con le istituzioni internazionali per i diritti umani”, “Giurisprudenza nazionale e internazionale”], l’opera offre un quadro completo dell’azione italiana a tutela dei diritti fondamentali, svolta dal Governo, dal Parlamento, dalla società civile e dal mondo accademico.
Signore e Signori,
La pace e il pieno rispetto dei diritti umani sono strettamente correlati: le violazioni dei diritti umani su larga scala creano instabilità e provocano conflitti; i conflitti calpestano la dignità delle persone.
Forte di tale convinzione, l’Italia considera la tutela e la promozione dei diritti fondamentali una componente essenziale ed irrinunciabile della sua politica estera. E’ una priorità assoluta della mia azione di politica estera, che – mi ha fatto piacere rilevare in questi dieci mesi - è sostenuta dal Parlamento e incoraggiata dalla società civile.
Libertà religiosa, diritto di espressione anche su Internet, la difesa di donne, bambini e persone diversamente abili, campagne contro la pena di morte e le mutilazioni genitali femminili. Queste sono alcune delle aree in cui è maggiormente profilato il nostro impegno, oggetto di importanti riconoscimenti a livello internazionale. Un impegno che il Governo italiano intende confermare la prossima settimana, quando il Presidente del Consiglio parteciperà all’inaugurazione della 67ma sessione dell’Assemblea Generale dell’ONU. Sarà anche presente un’autorevole delegazione parlamentare, tra cui il Presidente Marcenaro. Ci adopereremo per far ulteriormente avanzare l’adozione di risoluzioni su due temi assolutamente prioritari per l’Italia: la libertà di religione e la campagna contro la pena di morte.
Quanto alla libertà di religione, miriamo a una risoluzione che sia votata da tutti i Paesi membri, che condanni, senza attenuazioni, ogni forma d’intolleranza religiosa, rafforzando il linguaggio degli ultimi testi approvati, con il contributo fondamentale dell’Italia, dall’Assemblea Generale e dal Consiglio Diritti Umani. Abbiamo svolto un intenso lavoro preparatorio, sensibilizzando innanzi tutto i partner europei, che hanno accettato di porre la libertà religiosa tra le priorità di azione dell’Unione, attraverso specifiche linee guida pubbliche. Allo stesso tempo però è importante tornare ad adottare un linguaggio condiviso con il gruppo dei Paesi islamici (Organizzazione Cooperazione Islamica). L’attualità di questi giorni sta confermando pienamente la correttezza della nostra impostazione: un argomento così sensibile ha bisogno del sostegno di tutti.
Il dialogo interreligioso sarà anche oggetto di un evento a margine della settimana ministeriale alla prossima Assemblea Generale. Il tema prescelto è il ruolo dellasocietà civile nell’educazione ai diritti umani come strumento di diffusione della tolleranza religiosa. All’evento, copresieduto dal Ministro degli Esteri giordano,hanno già aderito il Commissario ai Diritti Umani delle Nazioni Unite, Navi Pillay, il Direttore Generale dell’UNESCO, Irina Bokova, Special Advisor delle NN.UU. su Genocidio e Responsabilità di Proteggere, Adama Dieng e Ministri degli Esteri di vari Paesi.
Il secondo tema prioritario sarà la campagna per la moratoria in vista dell’abolizione universale della pena di morte. L’obiettivo è quello d’incrementare il numero dei Paesi abolizionisti o che, quantomeno, aderiscono alla sospensione indefinita delle esecuzioni capitali.
A New York inoltre dedicherò particolare attenzione anche ai diritti del bambino ed al tema della violenza contro le donne. Per questi due gruppi particolarmente bisognosi di tutela, esposti soprattutto agli abusi perpetrati in situazioni di conflitto, il nostro Paese è in prima linea per incrementare le forme di tutela, in stretto coordinamento con i partner europei e con altri Paesi orientati in maniera analoga.
Vorrei tuttavia ribadire con forza che la tutela dei diritti umani deve essere sempre al centro delle relazioni internazionali. Non sono più valide vecchie categorie del passato, improntate a una visione di Realpolitik, secondo cui la promozione dei diritti era sacrificata all’interesse nazionale. Non è più così e non perché siano cambiati gli interessi di tipo commerciale, energetico o finanziario. Ma perché, come ho detto all’inizio, i diritti umani hanno assunto una dimensione operativa, alla luce della stretta correlazione tra le violazioni dei diritti e i conflitti, le migrazioni di massa, la diffusione del terrorismo. Non può quindi elaborarsi una strategia di sicurezza e di politica estera che non sia fondata sulla tutela dei diritti.
Con questo spirito ho concepito insieme al Ministro degli Esteri svedese, Carl Bildt, un processo di riflessione volto a dotare l’Europa di una Strategia Globale, che metta al centro la tutela dei diritti. Abbiamo coinvolto Polonia e Spagna e think tank dei quattro Paesi, tra i quali l’Istituto Affari Internazionali. L'Alto Rappresentante Catherine Ashton ha poi tenuto a battesimo l’iniziativa, che auspico sia capace di integrare, aggiornare e potenziare l'esistente Strategia Europea di Sicurezza, adottata nel 2003. La tutela dei diritti dell’uomo è, come da me proposto, anche un elemento centrale del rapporto finale sul futuro dell’Europa a dell’Unione Europea adottato nei giorni scorsi dal Gruppo di riflessione di 11 Ministri degli Esteri convocato su iniziativa del Ministro tedesco Westerwelle.
Nell’attuazione di questa azione, non ci può scoraggiare il fatto che imporre agli Stati il rispetto dei diritti dell’uomo resta un compito molto difficile. Gli orrori della crisi siriana ce lo confermano giornalmente. Tali difficoltà devono indurre l’Italia ad aumentare il proprio impegno e ad assumere un ruolo di avanguardia anche per fare affermare nel mondo il principio, che pure si è andato consolidando dopo il vertice delle Nazioni Unite del 2005, della responsabilità di proteggere i più vulnerabili.
Signore e Signori,
L’impegno del Governo, delle forze politiche e della società civile deve essere accompagnato anche da una solida riflessione scientifica. Penso, per esempio, ai dilemmi posti dalle nuove tecnologie. Esse sono strumenti essenziali di libertà, come ha dimostrato il ruolo determinante dei social networks per il successo delle Primavere arabe. Nel contempo, però, Internet sta rendendo necessario ripensare alcuni istituti di enorme significato, quali il diritto d’autore, il diritto alla riservatezza, il diritto al rispetto delle proprie sensibilità religiose e morali. In questi campi, il contributo della comunità accademica è insostituibile per individuare soluzioni nuove di fronte a sfide sempre più complesse.
Sono quindi profondamente grato all’Università di Padova per questa nuova edizione dell’Annuario italiano dei diritti umani. E’ un utilissimo strumento di lavoro per quanti, operatori del settore, ricercatori, studenti, vogliono orientarsi nel multiforme panorama dell’azione svolta nel nostro Paese, a tutti i livelli, sia per promuovere i diritti fondamentali a livello internazionale, sia per adeguare sempre di più il nostro ordinamento agli impegni internazionali. In tale prospettiva, trovo particolarmente interessante la sezione dedicata all’“Agenda dei Diritti Umani”, che trova significative corrispondenze con il programma di lavoro del Governo italiano.
Desidero in particolare confermare l’impegno dell’Esecutivo, e mio personale, per l’istituzione in Italia di una “Commissione Nazionale Indipendente” sui Diritti Umani, richiesta da una Risoluzione dell’Assemblea Generale dell’ONU del 1993. Come sapete, il provvedimento è all’esame del Parlamento. Seguo attivamente il dibattito in corso, del quale auspico una positiva conclusione a breve, grazie al contributo costruttivo di tutte le forze politiche. Desidero ringraziare per il loro costante e convinto sostegno il mio predecessore On. Franco Frattini e il Sen. Pietro Marcenaro, Presidente della Commissione Straordinaria sui Diritti Umani del Senato. Lascio la parola al Senatore Marcenaro.
A nome del Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli dell’Università di Padova e dell’intero Ateneo Patavino esprimo un vivo ringraziamento al Signor Ministro degli Affari Esteri, Amb. Giulio Terzi, e al Presidente del Comitato interministeriale per i diritti umani, Ministro Plenipotenziario Diego Brasioli, per l’autorevole e cordiale ospitalità che essi offrono alla presentazione dell’Annuario italiano dei diritti umani 2012. Un grazie al Senatore Pietro Marcenaro Presidente della Commissione straordinaria diritti umani del Senato, il cui impegno in sede parlamentare per portare l’Italia ai più alti standards internazionali in materia di diritti umani è a noi tutti noto.
Desidero anche ringraziare il Presidente della SIOI, On. Franco Frattini, e il Direttore Generale della SIOI, Dr.ssa Sara Cavelli, per la loro preziosa collaborazione e tutti gli illustri relatori che hanno accettato di portare il loro contrinuto di idee a questo evento. Un particolare, cordiale saluto agli studenti qui presenti.
La presentazione dell’Annuario avviene in coincidenza con il 30° anniversario di istituzione del nostro Centro interdipartimentale. Questo mi consente di dire che l’Annuario è tra i frutti maturi della nostra esperienza nel campo della ricerca. Ricerca non avulsa dall’impegno educativo che il Centro Diritti Umani porta avanti gestendo nell’Università di Padova la laurea in Scienze politiche, relazioni internazionali, diritti umani e la Laurea magistrale in Istituzioni e politiche dei diritti umani e della pace.
I ricercatori che con me e il prof. Papisca curano la preparazione dell’Annuario si sono formati alla Scuola patavina dei diritti umani. Mi riferisco ai professori Paolo De Stefani e Paola Degani e ai dottori magistrali, nonché (candidati Phd) dottorandi di ricerca Andrea Cofelice, Pietro De Perini e Caludia Pividori.
L’Annuario matura in un contesto che ha visto l’Università di Padova promuovere, d’intesa con la Commissione Europea, nel 1997 la fondazione del Master Europeo in Diritti Umani e Democratizzazione e nel 2002 del collegato Centro inter-universitario europeo per i diritti umani e la democratizzazione, due percorsi formativi e di ricerca che coinvolgono oggi 41 prestigiose università europee e sono in costante sviluppo nella prestigiosa sede del Monastro di San Nicolò al Lido di Venezia.
Altrettanto significativa è la collaborazione del Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli con le organizzazioni internazionali, dall’Unione Europea al Consiglio d’Europa, dalle Nazioni Unite all’Unesco, collaborazione formalizzata da appositi memoranda of understanding and cooperation.
A questo riguardo mi sia consentito di ricordare, in particolare, che nel periodo 2008-2010 il Centro interdipartimentale sui diritti della persona e dei popoli, nel quadro del programma congiunto Commissione europea/Consiglio d’Europa intitolato “Setting up an active network of independent non-judicial human rights structures”, ha coordinato le attività di formazione del personale delle Istituzioni nazionali per i diritti umani dei paesi membri del Consiglio d’Europa che non sono membri dell’Unione Europea.
Sono stati organizzati 16 workshop internazionali a Padova, Budapest, Strasburgo, San Pietroburgo e formate oltre 400 persone per le istituzioni nazionali dei diritti umani, quali previste dalla risoluzione 48/134 del 4 marzo 1994 dell’AG delle NU secondo i cosiddetti Principi di Parigi.
Attraverso questo progetto significativamente attuato in una sede accademica italiana, le istituzioni europee si prefiggevano anche di contribuire ad accelerare nel nostro paese l’iter legislativo per la creazione delle istituzioni nazionali per i diritti umani. Sui recenti sviluppi in questa materia, sono certo che ci aggiornerà il Sen. Marcenaro, che tano impegno ha profuso perché anche il nostro Paese disponga delle istituzioni in discorso.
La redazione dell’Annuario italiano dei diritti umani costituisce un passo molto impegnativo, considerata l’estrema delicatezza della materia: con l’Annuario fotografiamo la posizione dell’Italia nel sistema internazionale dei diritti umani, rendiamo pubbliche luci ed ombre. Siamo consapevoli della nostra responsabilità e dell’impegno scientifico e civile che una pubblicazione periodica di questo genere comporta.
A procedere correttamente e, mi sia consentito di dirlo, anche con entusiasmo, ci incoraggiono le espressioni di apprezzamento ricevute in occasione delle presentazioni della prima edizione dell’Annuario, dell’Annuario 2011 che abbiano voluto preparare in coincidenza con il 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Guidati dal Sen. Marcenaro, abbiamo avuto l’onore di essere ricevuti in udienza dal Signor Presidente della Repubblica, e a lui abbiamo consegnato la prima copia dell’Annuario.
Poi ci sono state le presentazioni, sempre dell’Annuario 2011, a Strasburgo, al Consiglio d’Europa, e a Ginevra, alle Nazioni Unite. Nell’organizzare questi due eventi siamo stati confortati dalla cordiale collaborazione dell’Amb. Sergio Busetto e dell’Amb. Laura Mirachian ai quali rinnovo un caloroso ringraziamento.
A Ginevra, l’Annuario è stato tenuto a battesimo personalmente dall’Alto Commissario dei diritti umani delle Nazioni Unite, Signora Navanethem Pillay, che per l’occasione ha pronunciato un discorso di cui è copia nella nota di presentazione che abbiamo distribuito.
Profitto dell’occasione per informare che la pubblicazione dell’Annuario sia nella versione in lingua italiana (Marsilio Editori) sia in quella in lingua inglese (Editore Peter Lang) è resa possibile dal supporto che ci viene assicurato dalla Regione del Veneto e da Veneto Banca, che ringrazio vivamente. La Regione del Veneto è stata la prima in Italia a dotarsi nel 1988 di una legge specificamente portante sulla promozione della cultura dei diritti umani e della pace.
Concludo dicendo che siamo orgogliosi di rendere un servizio di verità e trasparenza al nostro paese nella certezza che soprattutto attraverso l’informazione e l’educazione esso si qualificherà sempre più per scrupolosità e puntualità nell’adempiere agli obblighi internazionalmente assunti nel campo dei diritti umani.
1. Accenno brevemente alla filosofia che ispira il lavoro di ricerca per la redazione dell’Annuario Italiano dei Diritti Umani.
“Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza” (Dichiarazione Universale dei diritti umani).
“La persona è il diritto umano sussistente” (A. Rosmini).
I diritti umani ineriscono alla persona, sono i genitori del Diritto, non i figli. (A. Sen).
Essi esistono anche senza le istituzioni, le precedono, ma senza istituzioni non c’è la garanzia.
Questa parte dal riconoscimento giuridico-formale dei diritti della persona, in virtù del quale le pubbliche istituzioni, a cominciare dallo stato, si obbligano a proteggerli.
E la loro realizzazione diventa il fine principale, anzi la stessa ragion d’essere dello stato, come lucidamente sottolineano documenti ‘esperti’ di società civile quali Charta 77 e Charta 08.
Per la garanzia dei diritti umani si è aperto un nuovo percorso a partire dal 1945-1948, con la Carta delle Nazioni Unite e la Dichiarazione Universale e con i successivi sviluppi organici del corpus del Diritto internazionale dei diritti umani.
Fino ad allora, il percorso - costituzionale - del riconoscimento e della garanzia dei diritti fondamentali era quello interno al singolo stato, ciascuno superiorem non recognoscens: materia dunque, rigorosamente, di domestic jurisdiction.
I percorsi interni, benefici fiumi carsici, sono emersi in superficie nella seconda metà del secolo scorso confluendo nell’alveo del Diritto internazionale dei diritti umani.
In virtù di questo processo di cambiamento strutturale, che produce effetti di mutazione genetica del diritto internazionale generale, il rapporto fra diritto interno e diritto internazionale si è capovolto: i diritti umani non sono più dominio riservato degli stati, essi sono riconosciuti da un Diritto che, per il fatto di essere intrinsecamente e formalmente universale, è gerarchicamente sopraordinato rispetto agli ordinamenti interni.
Sarebbe bello, a questo punto, recitare l’inno, denso di sapienza e di poesia giuridica, sciolto da Giuseppe Capograssi alla Dichiarazione Universale.
2. Apprendere che l’Italia è inserita in un sistema mondiale e regionale di norme, principi e organismi che sono direttamente consonanti con la prima parte della nostra Costituzione e ne rafforzano l’attualità e la cogenza, è, non può non essere, motivo di gioiosa sicurezza.
Nel mondo interdipendente e globalizzato, denso di sfide e di conflittualità ma anche di opportunità positive, non navighiamo al buio, non galleggiamo amnioticamente. C’è la bussola sicura e insieme con la bussola ci sono le case comuni istituzionali di tutti i membri della famiglia umana, dall’Onu al Consiglio d’Europa, dall’Unione Africana all’ASEAN. Non siamo soli. La bussola, cioè il Diritto internazionale dei diritti umani, ci obbliga a stare insieme e operare insieme per rispettare la vita e la dignità di tutte le persone, a competere ad bonum faciendum: questo è il senso delle best practices per la coesione sociale e l’inclusione ai vari livelli da realizzare nel solco dell’ordine sociale e internazionale preconizzato dall’articolo 28 della Dichiarazione Universale: “Ogni individuo ha diritto a un ordine sociale e internazionale nel quale tutti i diritti enunciati nella presente Dichiarazione possono essere pienamente realizzati”.
Dunque, gaudeat italia nella consapevolezza di essere parte di un sistema di sicurezza umana (human security), saldamente ancorato ai principi dell’etica universale.
Per la realizzazione dei diritti umani è indispensabile educare e insegnare come proclama la Dichiarazione Universale, quindi occorre apprendere, conoscere, informare, essere informati.
Occorre conoscere come gli stati, nel nostro caso l’Italia, si collocano all’interno del sistema universale e del sistema europeo dei diritti umani: quali gli obblighi assunti, quali quelli inadempiuti, come vengono adattandosi l’ordinamento interno e l’apparato dello stato e della repubblica, con quali strumenti normativi, con quali public policies, quale rilievo hanno I diritti umani nei dibattiti e nelle prese di decisione in sede parlamentare, quali ricadute a livello subnazionale nei comuni e nelle regioni, quale ricaduta nei programmi di educazione scolastica ed extra-scolastica, formale, informale, non-formale….
Al Centro diritti umani dell’Università di Padova abbiamo deciso di contribuire a rispondere a questi interrogativi dando corso ad un’intrapresa certamente ambiziosa nei suoi intendimenti di servizio al Paese, di un servizio da rendere nel segno della verità dei fatti, della trasparenza, dell’impegno intellettuale e civile.
Le finalità dell’Annuario sono essenzialmente pedadogiche. L’esposizione di concetti e dati è con linguaggio semplice, di agevole comprensione.
3. Coerenti con l’approccio della sicurezza gioiosa e della legalità alta perchè panumana, per descrivere il rapporto dell’Italia con gli strumenti giuridici internazionali e i collegati organismi di garanzia, noi usiamo il termine ‘dialogo’: l’Italia in dialogo con il Consiglio diritti umani delle Nazioni Unite, in dialogo con i Treaty Bodies, in dialogo con la Corte europea dei diritti umani, in dialogo con il Commissario europeo per i diritti umani.
Le varie sezioni tematiche dell’Annuario, dalla normativa internazionale ed europea alla giurisprudenza internazionale nazionale, dagli apparati specializzati nazionali e subnazionali, sono precedute da una introduzione intitolata ‘L’Italia e i diritti umani nel 2011’, nella quale offriamo riflessioni che mettono a fuoco sia gli aspetti positivi sia le criticità presenti nel quadro nazionale. L’introduzione si completa con quella che chiamiamo ‘Agenda italiana dei diritti umani’, cioè una sorta di prontuario di cose da fare e che servirà al gruppo di ricerca e redazione dell’Annuario per operare aggiornamenti nelle edizioni che seguiranno. Nelle nostre intenzioni, questa Agenda è una sorta di carta di identità, o, se volete, una carta di credito dell’Italia da usare nella comunità internazionale, e anche all’interno del nostro paese.
Nel redigere questa Agenda, cerchiamo di raccogliere quella che chiamerò la sfida ‘delle due facce della stessa medaglia’. Si tratta cioè di verificare se agli adempimenti di natura strettamente giuridico-formale – per esempio, la ratifica di convenzioni e protocolli – si accompagnino anche coerenti politiche pubbliche e misure positive.
Le due facce della statualità dei diritti umani sono lo stato di diritto e lo stato sociale, fra loro interdipendenti e indivisilli come lo sono i diritti civili e politici e i diritti economici, sociali e culturali. E’ il caso di sottolineare che il principio di interdipendenza e indivisibilità di tutti i diritti umani ha la sua radice in una verità ontologica: l’integrità dell’essere umano, fatto di anima e di corpo, di spirito e di materia.