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13/12/2015
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Amnesty International: rapporto "Fare scorta: come abbiamo armato lo Stato islamico"

Amnesty International ha diffuso un rapporto intitolato "Fare scorta: come abbiamo armato lo Stato islamico", finalizzato a gettare luce sulla fornitura di armi al gruppo armato auto-denominatosi “Stato islamico” (IS). Il rapporto denuncia come decenni di forniture e trasferimenti mal regolamentati e irresponsabili di armi all'Iraq abbiano messo a disposizione del gruppo armato un vero e proprio arsenale. L’IS è entrato in possesso di tali armamenti a seguito della conquista di Mosul, seconda città dell'Iraq, nel giugno 2014, servendosene poi per conquistare altre regioni e compiere crimini di guerra e crimini contro l'umanità su scala massiccia in Siria e Iraq.

Sulla base dell’analisi di numerosi documenti autentici, il rapporto mostra come il gruppo armato stia usando armi in larga parte prelevate dai depositi militari iracheni concepite e prodotte in almeno 25 Paesi compresi Russia, Cina, Usa e alcuni stati dell'Unione europea, tra i quali l’Italia. I depositi iracheni si sono riforniti di armi già alla fine degli anni '70 e all'inizio degli anni '80 nel contesto della guerra con l'Iran e successivamente, a partire dal 2003, durante e dopo l'invasione diretta dagli Usa. Lo "Stato islamico" e altri gruppi armati hanno inoltre iniziato a produrre armi per conto proprio (razzi, mortai, granate, ordigni esplosivi improvvisati, trappole esplosive, autobombe, bombe a grappolo, mine terrestri, ecc.) rivitalizzando la fiorente industria delle armi sviluppata dall’allora presidente iracheno Saddam Hussein.

Patrick Wilcken, ricercatore su controlli sulle armi, commerci di materiali di sicurezza e violazioni dei diritti umani di Amnesty International ha dichiarato che "la quantità e la varietà delle armi usate dallo 'Stato islamico' è l'esempio da manuale di come commerci irresponsabili di armi alimentino atrocità di massa. La scarsa regolamentazione e la mancata supervisione sull'immenso afflusso di armi in Iraq a partire da decenni fa sono state la manna dal cielo per lo 'Stato islamico' e altri gruppi armati (...) Per inviare armi in regioni instabili occorrono un'analisi del rischio da parte di esperti e misure per la riduzione del danno. Bisogna verificare, ad esempio, se le forze militari e di sicurezza del paese destinatario sono in grado di sorvegliare efficacemente i depositi e rispettare gli standard del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario internazionale".

Alla luce di tale rapporto, Amnesty International chiede alla comunità internazionale di adottare misure urgenti per impedire l'ulteriore proliferazione delle armi in Iraq, in Siria e in altre nazioni e regioni instabili attraverso un embargo totale nei confronti del governo siriano e dei gruppi armati d'opposizione implicati in crimini di guerra, crimini contro l'umanità e altre gravi violazioni del diritto internazionale; l’autorizzazione di trasferimenti di armamenti solo dopo aver compiuto un rigoroso accertamento dei rischi (controlli preventivi e successivi); la ratifica del Trattato internazionale delle Nazioni Unite sul commercio delle armi da parte di tutti gli Stati.

Risorse

Aggiornato il

10/12/2015