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La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo da metà dicembre ad oggi ha ricevuto circa 8.000 ricorsi individuali contro lo Stato ungherese riguardo ad una controversa riforma del sistema pensionistico attuata dal governo di Viktor Orbán.
I casi dei diversi ricorrenti sollevano questioni identiche in primo luogo sulla sostituzione delle loro pensioni - prima non soggette a nessuna imposta sul reddito - con un'indennità tassabile al 16%.
Inoltre, il pensionamento anticipato dei giudici e dei procuratori all'età di 62 invece che di 70 anni è stato fortemente criticato perché considerato uno strumento di controllo sul potere giudiziario.
La Corte europea, da parte sua, di fronte ad un tale numero di ricorsi, ha dichiarato di non essere in grado di procedere in maniera standard. Per ovviare a tale problema, la Corte incoraggia i sindacati ungheresi competenti a ripresentare i ricorsi sotto forma di azione collettiva, allegando una lista dei nomi dei singoli ricorrenti e i relativi dettagli. Solo in tal modo la Corte sarà in grado di registrare e trattare tutti i ricorsi in maniera efficace.
Nel caso in cui la Corte dovesse decidere riguardo ai casi principali, rappresentativi di casi simili, tali decisioni saranno rese pubbliche sul sito internet della Corte.
19/1/2012