Nazioni Unite: il Consiglio per i diritti umani adotta una risoluzione contro la violenza razzista
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite adotta per consenso la risoluzione 43/L.50 durante la 43° sessione, il 19 giugno 2020, condannando fermamente le pratiche razzialmente discriminatorie e violente perpetrate dalle forze dell'ordine contro gli africani e le persone di origine africana e l'eccessivo uso della forza contro le proteste pacifiche, e invita gli Stati a cooperare con la preparazione della relazione.
Durante il dibattito sul razzismo, sulla brutalità della polizia e sulla violenza contro i manifestanti, che ha preceduto l'adozione della risoluzione, non meno di 120 speakers hanno preso la parola. Dieudonné W. Désiré Sougouri, rappresentante permanente del Burkina Faso presso l'Ufficio delle Nazioni Unite, nonché coordinatore del gruppo dei paesi africani, ha dichiarato l’urgente dibattito "un passo storico" nella lotta contro il razzismo, di cui il Consiglio dei diritti umani potrebbe essere "orgoglioso".
Molti hanno espresso solidarietà per la famiglia del signor Floyd, il cui fratello si è anche rivolto ai membri del Consiglio a Ginevra, in un appassionato video messaggio preregistrato in cui ha esortato le Nazioni Unite ad agire.
In un ulteriore passaggio, Fionnuala Ní Aoláin, relatrice speciale sulla promozione e protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali, ha affermato che "il diritto internazionale dei diritti umani protegge il diritto alla libertà di espressione, associazione e riunione pacifica", esprimendo seria preoccupazione rispetto alla dichiarazione del procuratore generale degli Stati Uniti, William Barr, che descrive i cosiddetti movimenti antifascisti e degli altri attivisti come "terroristi domestici".
Sebbene non sia stata intrapresa un'azione legislativa a seguito della dichiarazione del 31 maggio, la sig.ra Ní Aoláin - un'avvocatessa esperta, che ha lavorato a lungo nel campo dei diritti umani e del terrorismo nella sua nativa Irlanda del Nord - ha affermato che "l'uso lento della retorica del terrorismo mina le legittime proteste e smorza la libertà di espressione negli Stati Uniti, segno distintivo dei valori costituzionali degli Stati Uniti e un faro ben oltre le sue coste”.