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18/9/2006 (Archivio storico)

Nazioni Unite: osservazioni conclusive relative allo stato di attuazione del Patto sui diritti civili e politici in Italia

Sono state diffuse lo scorso 24 aprile 2006 le Osservazioni conclusive adottate nel corso della sua 85a sessione dal Comitato diritti umani – organo composto da esperti indipendenti ed istituito dal Patto internazionale sui diritti civili e politici – il 2 novembre 2005, successivamente alla discussione del quinto Rapporto italiano sulle misure di attuazione del Patto.

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E’importante ricordare come tutti gli Stati Parti del Patto, in base all’articolo 40, siano tenuti ad inviare periodicamente al Comitato un Rapporto che sia redatto conformemente alle relative Linee guida; il Comitato, in una fase successiva, elabora una lista di questioni (si veda – ad esempio – il documento redatto dal Comitato diritti umani nel corso dell’analisi del Rapporto italiano in parola) in cui si sollevano alcuni argomenti e casi su cui si desidera ottenere maggiori informazioni: lo Stato Parte risponde a tale documento con una serie di “written replies”. Solo successivamente, il Comitato incontra una delegazione governativa della Parte Contraente per una discussione complessiva sullo stato di attuazione del Patto.

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Nelle Osservazioni conclusive dell’aprile 2006, contenute nel documento CCPR/C/ITA/CO/5, il Comitato anzitutto si felicita con l’Italia per aver aderito all’interpretazione del Patto in base alla quale tale strumento sarebbe applicabile agli atti delle forze armate o delle forze di polizia operative all’estero (par. 3); inoltre, il Comitato saluta l’adozione di misure speciali per la promozione delle pari opportunità tra uomini e donne (art. 4) attraverso la previsione di emendamenti all’articolo 51 della Costituzione italiana e accoglie positivamente le iniziative legislative avviate nel 2005 al fine di assicurare che, in caso di sentenze in contumacia, la persona condannata possa avere la possibilità di agire affinché il merito di una sentenza possa essere riesaminato, tranne nei casi in cui l’individuo fosse stato tempestivamente e adeguatamente informato del procedimento penale.

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Passando alla sezione intitolata “Principali motivi di preocupazione e raccomandazioni”, si segnalano, in particolare: l’invito rivolto dal Comitato a portare avanti il processo di riconsiderazione delle riserve poste dall’Italia al Patto (al par. 6); l’ulteriore sollecito ad istituire un’Istituzione nazionale per la promozione e la protezione dei diritti umani che sia consistente con i Principi di Parigi (par. 8); la raccomandazione relativa all’opportunità di rafforzare gli sforzi al fine di eliminare i fenomeni connessi alle violenze domestiche (par. 9). Al paragrafo 13 del documento, il Comitato diritti umani esprime la posizione che “il periodo massimo durante il quale una persona può essere tenuta in custodia successivamente all’arresto per accuse di reati di natura penale deve essere ridotto, anche in circostanze eccezionali, a meno degli attuali cinque giorni […]”.

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Al paragrafo 15, dedicato alle accuse di inadeguato rispetto di alcune delle norme contenute nel Patto nell’ambito delle attività del Centro di permanenza temporanea di Lampedusa - il Comitato richiede al Governo italiano di:

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[…] intraprendere ogni azione necessaria al fine di assicurare il rispetto degli obblighi derivanti dagli articoli 7, 10 e 13 del Patto. Il Comitato ricorda la natura assoluta del diritto di ogni persona a non essere espulsa in un Paese in cui potrebbe essere sottoposta ad atti di tortura o a maltrattamenti e l’obbligo degli Stati Parti, conseguentemente ed in ogni circostanza, di assicurare che la situazione di ogni migrante sia presa in considerazione su base individuale. Lo Stato Parte dovrà fornire informazioni dettagliate sugli accordi di riammissione conclusi con altri Paesi - ed in particolare con la Libia - e sulle garanzie, se presenti, che tali accordi contengono in riferimento ai diritti delle persone deportate.

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Il documento, infine, contiene dei riferimenti ai temi dell’indipendenza della magistratura, della verifica della correttezza dell’azione delle forze di polizia nell’ambito dei fatti di Genova e Napoli, dell’indipendenza dei media, della situazione dei diritti umani delle comunità Rom in Italia e dello stato di sovraffollamento delle carceri.

Aggiornato il

16/7/2009