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24/9/2008 (Archivio storico)

Sentenza del tribunale civile dell’Aja (Paesi Bassi)sul caso Nuhanović Vs Olanda


Il 10 settembre scorso si è conclusa, davanti al tribunale civile dell’Aja (Paesi Bassi), la causa promossa da Hasan Nuhanović contro il governo olandese, volta ad ottenere un risarcimento per la morte, nel 1995, del padre, della madre e del fratello minore, occorsa nell’ambito del genocidio di Srebrenica. La Corte nazionale olandese (non si tratta quindi di uno dei vari tribunali internazionali che hanno sede all’Aja) ha dichiarato che lo stato olandese non è responsabile della condotta dei “caschi blu” olandesi presenti a Srebrenica e che quindi nessun risarcimento è dovuto.

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La famiglia di Nuhanović – un interprete che lavorava per conto del contingente di peacekeepers dell’Onu (UNPROFOR) –, nei giorni della presa di Srebrenica, aveva cercato rifugio presso il compound protetto dai “caschi blu” olandesi, dove furono stipati insieme a migliaia di civili. Tra il 12 e il 13 luglio tuttavia, gli olandesi permisero l’ingresso al rifugio delle truppe del generale Mladic, che vi operarono la selezione delle persone da eliminare subito e di quelle da deportare. Nuhanović, che godeva di una speciale protezione in quanto dipendente dell’Onu, venne risparmiato e riportato in Croazia insieme ai militare olandesi; del resto della famiglia non si seppe nulla fino a che, nel 2007, i resti del padre furono rintracciati in una fossa comune. I militari olandesi avevano rifiutato di inserire anche i familiari dell’interprete nella lista delle persone da evacuare.

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La Corte ha riconosciuto che una partecipazione “passiva” dei militari olandesi agli illeciti commessi dai sebo-bosniaci è probabile, ma che sola responsabile in sede di risarcimento dei danni è l’Onu, che esercitava potere di “comando e controllo” sul contingente di caschi blu, anche se tutto il personale coinvolto nella vicenda – compreso l’ufficiale di collegamento – era olandese. Il contingente olandese infatti non ha ricevuto dal governo dell’Aja ordini che si discostassero da quelli dei vertici di UNPROFOR. Quindi, se comportamenti illeciti sono stati attuati dai peacekeepers, di questi è responsabile in via esclusiva l’Organizzazione che ha sotto il proprio effettivo controllo il contingente, non il governo dei Paesi Bassi (in applicazione delle norme internazionali sull’attribuzione: v. gli Articoli sulla responsabilità dello stato per atti illeciti e il Progetto di Articoli sulla responsabilità per atti illeciti delle organizzazioni internazionali).

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La conclusione si appoggia, tra l’altro, sulla decisione della Corte europea dei diritti umani nei casi Behrami e Saramati (https://cmiskp.echr.coe.int/tkp197/view.asp?item=1&portal=hbkm&action=html&highlight=BEHRAMI&sessionid=13727859&skin=hudoc-en) (2007).

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Il ricorso è stato quindi respinto e il ricorrente condannato a pagare circa 2.000 euro a titolo di spese processuali. E’ stata annunciata la presentazione di un appello.

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Per informazioni: https://www.haguejusticeportal.net/smartsite.html?id=9754

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Testo in traduzione inglese della decisione olandese: https://zoeken.rechtspraak.nl/resultpage.aspx?snelzoeken=true&searchtype=ljn&ljn=BF0181&u_ljn=BF0181

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Aggiornato il

16/7/2009