21 marzo – Giornata internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale

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La giornata Internazionale contro la discriminazione razziale è stata proclamata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 1966 in seguito ai fenomeni di rinascita di alcune forme di razzismo (riguardanti il neo nazismo, ma anche l’apartheid ed il neo fascismo) in quegli anni.

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Ricordiamo che la definizione di “discriminazione razziale” è stata precisata dalla Convenzione Internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale (1965), dove, all’art. 1, viene chiarito che l’espressione “sta ad indicare ogni distinzione, restrizione o preferenza basata sulla razza, il colore, l’ascendenza o l’origine nazionale o etnica, che abbia lo scopo o l’effetto di distruggere o di compromettere il riconoscimento, il godimento o l’esercizio, in condizioni di parità, dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali in campo politico, economico, sociale e culturale o in ogni altro settore della vita pubblica”.

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La data è stata scelta per commemorare la brutale uccisione, da parte della polizia locale, di 69 persone in una manifestazione pacifica a Sharpeville, Sud Africa, mentre stavano manifestando contro le leggi sull'apartheid.

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Il tema della lotta alla discriminazione razziale ha rappresentato fin dalla costituzione dell’ONU un obiettivo primario, a causa delle tragiche vicende collegate all’esperienza nazista, ed ha costituito, soprattutto nella fase immediatamente successiva alla seconda guerra mondiale, una tematica centrale nell’agenda politica internazionale.

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Il diritto a non essere discriminati per la propria origine è ormai riconosciuto ampiamente, riportato in tutti i documenti internazionali di tutela dei diritti umani, assumendo ormai valore di principio, per il quale sono state predisposte varie forme di controllo e di tutela: presso l’ONU, uno Special Rapporteur sulla forme contemporanee di razzismo, discriminazione razziale, xenofobia ed intolleranza, ma anche diversi Gruppi di lavoro ad hoc. Inoltre è attivo il Comitato per l'eliminazione della discriminazione razziale (CERD), organo di esperti indipendenti che controlla l'attuazione, in tutti gli Stati parti, della Convenzione sull'eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

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Il 7 marzo 2008 la CERD ha concluso l’analisi delle relazioni di alcuni Paesi riguardanti appunto l’eliminazione di ogni forma di discriminazione razziale. Per l’Italia sono stati analizzati il XIV e XV  Rapporto periodico. La Commissione da un lato approva l’adeguamento della legislazione nazionale riguardante la lotta alla discriminazione razziale, d’altro lato evidenzia alcuni problemi e formula raccomandazioni. In particolare: sollecita i mass media a svolgere un ruolo attivo nella lotta contro i pregiudizi e gli stereotipi negativi che hanno facilitato alcune forme di discriminazione razziale. Un’ulteriore preoccupazione si riferisce al trattamento dei lavoratori migranti senza documenti provenienti da varie parti del mondo: il rischio è che vengano violati i diritti umani attraverso lo sfruttamento nel lavoro e le precarie condizioni igieniche e sanitarie in cui queste persone vivono.

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L'Italia è stata inoltre incoraggiata a migliorare le condizioni di vita e dell’assistenza sanitaria dei centri di soggiorno temporaneo, in particolare in quello di Lampedusa.

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