29 novembre: Giornata Internazionale per la solidarietà con il popolo palestinese
Nel 1977, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con Risoluzione 32/40 B, ha richiesto di osservare il 29 novembre di ogni anno come Giornata internazionale della solidarietà con il popolo palestinese. Il 29 novembre 1947 veniva infatti adottata la Risoluzione 181 (II) sulla partizione della Palestina.
In occasione della trentatreesima edizione di tale giornata internazionale, il Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon ha presentato il seguente messaggio:
"Ogni anno, in occasione della Giornata Internazionale per la solidarietà al popolo palestinese, riflettiamo sulla situazione dei palestinesi e consideriamo cosa possiamo fare d'altro per la pace.
Il 2011 segna il punto di arrivo di due scadenze temporali chiave.
Innanzitutto, il Presidente palestinese Abbas e il Primo Ministro israeliano Netanyahu si sono impegnati a cercare un accordo quadro sullo status permanente entro settembre. In secondo luogo, l'Autorità Palestinese completerà entro agosto l'agenda biennale in preparazione all'acquisizione del carattere di statualità.
In occasione dell'incontro del settembre scorso, il Quartetto ha dichiarato che è possibile giungere a un accordo secondo il calendario fissato dagli stessi leader, e che l'Autorità palestinese, nel caso in cui mantenga i risultati finora raggiunti nel processo di costruzione istituzionale e nell'erogazione di servizi pubblici, è in una buona posizione in vista della creazione di uno Stato nel futuro prossimo.
Eppure sono pochi i palestinesi ottimisti circa la possibilità che se non altro qualcosa di decisivo venga conseguito l'anno prossimo. Osservando la situazione sul terreno, posso comprendere un tale scoramento. Poco dopo il loro inizio a settembre, i negoziati diretti sullo status finale sono stati minati dalla scadenza della lodevole moratoria sugli insediamenti israeliani.
In tutta la Cisgiordania è stata avviata la costruzione di centinaia di nuove unità abitative, e sono stati concessi nuovi permessi di insediamento a Gerusalemme est. Tale sviluppo rappresenta un serio colpo inferto alla credibilità del processo politico. Resta l'obbligo per Israele di far fede alle proprie responsabilità in base al diritto internazionale e alla Roadmap per congelare l'attività di insediamento.
È anche vero che pochi sono gli israeliani che sembrano sperare che la pace possa essere raggiunta presto, e io sono personalmente sensibile alle preoccupazioni che Israele nutre circa la propria sicurezza. Chiedo però a tutti gli israeliani di considerare da una nuova prospettiva l'indiscusso emergere sul terreno di un partner con un grado di sicurezza affidabile e il continuo impegno del Presidente Abbas in favore del diritto di Israele a vivere in pace e sicurezza, così come il suo rifiuto di violenza e terrorismo. Inoltre, rammento a ognuno la promessa dell'Iniziativa di pace araba secondo cui la soluzione di due Stati e di una pace globale arabo-israeliana dovrebbe essere seguita dall'istituzione di normali relazioni diplomatiche tra Israele e gli Stati arabi.
Elogio le azioni intraprese nel corso dell'ultimo anno per il miglioramento delle condizioni sul terreno. Tuttavia, c'è ancora molto da fare. L'Autorità palestinese deve continuare a sviluppare le istituzioni statali, contrastare gli attacchi terroristici e contenere gli estremismi. Al tempo stesso, è interesse e dovere di Israele ridurre le misure di occupazione, in particolare riguardo alla libertà di movimento, all'accesso e alla sicurezza.
Resto molto preoccupato per le condizioni di Gaza. Esprimo apprezzamento per la modifica della politica israeliana e per l'approvazione di un consistente numero di progetti delle Nazioni Unite. Tuttavia, questo non può che rappresentare un primo passo, cui dovrebbe far seguito la piena attuazione della risoluzione 1860 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Occorre che Israele consenta di estendere ricostruzione civile, libertà di circolazione delle persone e esportazione di merci, e di facilitare la rapida attuazione dei progetti. Gli attacchi missilistici da Gaza devono finire. Altri passi fondamentali per la piena realizzazione della pace sono: scambi di prigionieri, estensione delle condizioni di relativa quiete e progresso sulla riconciliazione palestinese.
C'è un preponderante consenso internazionale sulla necessità di terminare un'occupazione iniziata nel 1967, affrontare le fondamentali questioni di sicurezza delle due parti, trovare una soluzione sulla questione dei rifugiati e vedere Gerusalemme emergere dai negoziati come la capitale dei due Stati. Sfido i due leader a mostrare capacità di governo e coraggio politico in vista di una pace epocale. Dal canto suo, la comunità internazionale deve essere pronta ad assumersi le proprie responsabilità per la pace.
Facciamo dunque in modo che il prossimo anno sia quello in cui si realizzi, finalmente, una pace giusta e durevole in Medio Oriente, fondata sulle Risoluzioni 242, 338, 1397, 1515 e1850 del Consiglio di Sicurezza, sugli accordi precedenti, sul quadro d'azione di Madrid, sulla Roadmap e sull'Iniziativa di pace araba. Farò tutto quanto in mio potere per sostenere questi sforzi."