Amnesty International: rapporto annuale 2011
Il Rapporto annuale di Amnesty International 2011 documenta la situazione dei diritti umani in 157 paesi e territori nel 2010. Descrive un mondo in cui le persone sfidano l'oppressione, nonostante le molte misure repressive impiegate contro di loro.
Sempre di più gli attivisti e giornalisti nel mondo utilizzano le nuove tecnologie per denunciare abusi e violenze, per mettere il potere di fronte alla verità e, nel farlo, promuovono un maggior rispetto dei diritti umani. Tuttavia le risposte dei governi sono spesso molto dure dall'imposizione di forti limitazioni ai mezzi di comunicazione a repressioni violente.
Un esempio straordinario e al contempo tragico di quanto può essere potente l'azione del singolo se amplificata dai nuovi strumenti del mondo virtuale è dato dalla vicenda di Mohamed Bouazizi. Nel dicembre 2010, Mohamed Bouazizi, un venditore ambulante di Sidi Bouzid, in Tunisia, si è dato fuoco davanti al municipio per protestare contro le vessazioni della polizia, l'umiliazione, le difficoltà economiche e il senso di impotenza sperimentato dai giovani come lui. Il governo ha cercato di attuare un rigido oscuramento dei mezzi di informazione e ha bloccato l’accesso individuale a Internet per evitare la diffusione della notizia, ma non ha raggiunto il suo intento. Le notizie si sono diffuse rapidamente e il gesto disperato di Mohamed ha avuto un enorme risonanza scatenando proteste in tutto il paese.
In Egitto, Khaled Siad è morto a giugno a seguito di un’aggressione da parte di due agenti di polizia in un Internet café ad Alessandria. La sua morte ha scatenato proteste nell’opinione pubblica, segno precursore delle manifestazioni di massa che sarebbero di lì a poco occorse, nel 2011. I poliziotti sono stati incriminati per averlo arrestato illegalmente e torturato, ma non in quanto diretti responsabili della sua morte.
In Iran, le autorità di governo hanno limitato l'accesso alle fonti esterne di informazione come Internet, nel clima di persistente malcontento che aveva fatto seguito alle contestate elezioni del 2009, mentre si aggravavano le ferite generate dal brutale giro di vite sui manifestanti.
In Cina, il governo ha tentato di insabbiare la vicenda di un giovane che, dopo essere stato fermato dai poliziotti per aver ucciso una donna e ferito un'altra mentre guidava ubriaco, li ha liquidati dichiarando la sua parentela con un alto funzionario di polizia. Il grido "mio padre è Li Gang" è divenuto proverbiale per indicare un'ingiustizia e la storia fra le righe è stata postata e ripostata su Internet in tutta la Cina anche mentre le autorità cercavano con forza di imporre il loro controllo.
Il Rapporto dimostra che le comunità più colpite dalle violazioni sono la vera forza motrice della lotta per i diritti umani. La loro determinazione e caparbietà hanno ispirato milioni di persone e reso difficile per gli stati ignorare la sempre più forte richiesta di un cambiamento, che sia finalmente sostanziale e irreversibile. Questo Rapporto è dedicato al loro coraggio.
Amnesty International fu fondata nel 1961 con la chiara missione di creare un movimento di solidarietà internazionale per combattere l'ingiustizia in ogni angolo del pianeta. Cinquanta anni dopo, il mondo è cambiato enormemente. Tuttavia, oggi più che mai l'imperativo è quello di unire le forze per difendere i diritti umani.