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Consiglio d'Europa: passi indietro sui diritti delle minoranze indeboliscono la democrazia

The Committee of Ministers, at its 1389th Meeting on 25 November 2020, held an exchange of views with Ms Marie B. Hagsgård, Acting President of the Advisory Committee, who presented the 12th activity report covering the period from 1 June 2018 to 31 May 2020.

Il Comitato consultivo della Convenzione quadro per la protezione delle minoranze nazionali del Consiglio d’Europa nel suo rapporto biennale 2018-2020, pubblicato il 25 novembre 2020, afferma: “laddove si creano divisioni tra diversi gruppi etnici, culturali, linguistici o religiosi, la democrazia si indebolisce. Passi indietro sui diritti delle minoranze sono fonte di grande preoccupazione poiché minacciano la natura inclusiva delle società europee”.

Negli ultimi due anni, l’organo consultivo del Consiglio d’Europa ha continuato ad osservare la diffusione di movimenti e partiti politici nazionalisti, populisti e xenofobi. Il discorso xenofobo populista cerca di limitare ancora di più lo spazio, già ridotto, delle minoranze nazionali, e i rappresentanti politici sia dell’estrema destra sia dei partiti politici tradizionali spesso non condannano o addirittura aderiscono al discorso dell’odio contro le minoranze nazionali. L’accettazione di tale discorso dissuade le persone appartenenti a minoranze dal cercare un ruolo attivo nel dibattito pubblico e dal partecipare effettivamente agli affari pubblici e al processo decisionale nelle aree che le riguardano, sottolinea il Comitato. 

Allo stesso tempo, la legislazione e le strutture formali in molti Stati prevedono una partecipazione istituzionalizzata per le minoranze nazionali, in modo diretto, ad esempio attraverso seggi assegnati in parlamento, e in modo indiretto, attraverso meccanismi di consultazione come i consigli delle minoranze, o in entrambi i modi. Il comitato sostiene che questo sia un importante passo avanti rispetto alle prime fasi della Convenzione quadro.

Tuttavia, esistono barriere per il pieno esercizio della partecipazione istituzionalizzata: soglie che impediscono alle minoranze nazionali numericamente più piccole di partecipare efficacemente, mancanza di un'adeguata valutazione delle modalità di attuazione delle misure e inefficienza dei meccanismi di consultazione in diversi Paesi europei, come accade alle opinioni, completamente trascurate, delle popolazioni indigene sull’uso delle terre tradizionalmente da loro abitate. Un altro esempio riguarda i programmi di partecipazione inefficaci nell'elaborazione e nell'attuazione delle strategie nazionali di integrazione dei Rom. Per consentire alle comunità più vulnerabili di partecipare efficacemente ai processi democratici, gli Stati devono affrontare gli ostacoli principali, come la povertà, l'analfabetismo o i bassi diistruzione, la mancanza di documenti di identificazione, l'esclusione sociale e la segregazione territoriale. Inoltre, si dovrebbe prendere in considerazione la formazione dei rappresentanti delle minoranze per facilitare le trattative con le autorità o fornire finanziamenti per la partecipazione alle riunioni.

Il Comitato consultivo è il comitato di esperti indipendenti incaricato di valutare l'attuazione della Convenzione quadro negli Stati firmatari e di fornire consulenza al Comitato dei ministri. I risultati di questa valutazione consistono in pareri dettagliati e specifici per ogni Paese, adottati in seguito a una procedura di monitoraggio.

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