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Consiglio Diritti Umani: pubblicato il primo rapporto della Commissione di Inchiesta sui territori Palestinesi occupati

Il Muro di Separazione nei Territori Palestinesi Occupati e dietro di esso un insediamento israeliano

La Commissione internazionale indipendente di Inchiesta sui Territori Palestinesi Occupati, inclusa Gerusalemme Est, e Israele, creata dal Consiglio Diritti Umani lo scorso maggio, ha pubblicato il suo primo rapporto.

La Commissione ha individuato nell’occupazione israeliana di Territori Palestinesi e nella discriminazione le cause alla base del conflitto, delle tensioni ricorrenti e dell’instabilità della regione.

Il fatto che il comportamento israeliano sia largamente impunito genera risentimento nei palestinesi, obbligati a sfollamento, a subire demolizioni e costruzione di insediamenti israeliani, e al blocco di Gaza, fattori che contribuiscono in modo maggiore agli episodi ricorrenti di violenza.

Navanethem Pillay, alla testa della Commissione e già Alta Commissaria delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, ha affermato che la maggior parte delle raccomandazioni riguardanti le ragioni alla base del conflitto sono indirizzate ad Israele, a riprova dell’asimmetria del conflitto e come dimostrazione concreta che la situazione è caratterizzata da uno Stato che ne sta occupando un altro.

Il Rapporto è stato rilasciato basandosi su informazioni raccolte dalle precedenti commissioni di inchiesta e da altri organi delle Nazioni Unite, oltre che da due missioni a Ginevra e un’altra in Giordania per incontrare voci rilevanti in materia e la società civile palestinese e israeliana.

Le raccomandazioni ricevute in passato da Israele sono state largamente ignorate, e non c’è ad oggi nessun tipo di meccanismo per punire le violazioni di diritti internazionale umanitario e dei diritti umani ad opera di Israele né gli atti di lancio indiscriminato di razzi in territorio israeliano ad opera di gruppi armati palestinesi.
Il fatto che la comunità internazionale di fatto tolleri (dal momento che lascia continuare, impunito) il comportamento di Israele e la mancanza di implementazione di meccanismi di controllo sono segni che l’occupazione probabilmente durerà per molto tempo ancora, così come le violazioni e la discriminazione sistematiche in atto.
La Commissione ha individuato molteplici punti in comune fra le varie raccomandazioni, fra cui il fatto che Israele violi leggi e usi di guerra, abuso di diritti collettivi e mancanza di responsabilizzazione per le azioni commesse.

L’unico modo per fermare le violenze è la fine dell’occupazione israeliana, così come richiesto dalle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza, per poter creare le condizioni alla base dell’affermazione del diritto all’autodeterminazione da parte del popolo palestinese.

Le azioni di Israele parlano chiaro: non c’è nessuna intenzione di terminare l’occupazione. Infatti, Israele ha messo in atto delle politiche fondate sul desiderio di continuare l’occupazione in modo permanente, modificando la demografia dei territori attraverso delle politiche che siano al contempo repressive per i palestinesi, generando un senso di frustrazione, e favorevoli per gli israeliani. 

La Commissione ha inoltre notato come l’Autorità Palestinese usi l’occupazione come giustificazione alle violazioni dei diritti umani che essa stessa compie e come giustificazione dell’incapacità di organizzare delle elezioni amministrative e presidenziali.
Le autorità di Gaza, arrivate al potere in seguito alle elezioni condotte nel 2006, hanno dimostrato poco interesse per i diritti umani e nessun rispetto per il diritto umanitario internazionale.

Il rapporto è stato presentato durante la 50esima seduta ordinaria del Consiglio Diritti Umani.

Il lavoro della Commissione continua con ulteriori investigazioni e analisi legali sul ruolo delle due parti in conflitto e sul ruolo giocato da Stati terzi e enti privati nel perdurare dell’occupazione.

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