Corte Internazionale di Giustizia: si sono tenute le udienze sulle limitazioni imposte da Israele alle agenzie ONU e alle altre organizzazioni internazionali in Palestina

A partire dal 28 aprile 2025 presso la Corte Internazionale di Giustizia, il massimo organo giurisdizionale delle Nazioni Unite, hanno avuto luogo le udienze nell’ambito del procedimento relativo alla persistente volontà di Israele di ostacolare gli interventi delle agenzie ONU e di altre organizzazioni internazionali a Gaza e nei Territori Palestinesi Occupati, avviato a seguito della votazione dell’Assemblea Generale di dicembre che aveva contato 137 voti favorevoli e 12 contrari sulla consultazione dei giudici della Corte.
Le udienze hanno coinvolto quaranta Stati e quattro organizzazioni internazionali, con l'obiettivo di elaborare un’ "opinione consultiva" riguardante gli obblighi di Israele in qualità di forza occupante, in conformità con quanto stabilito dalla Carta delle Nazioni Unite.. Si tratta di un parere non vincolante, che tuttavia contribuisce ad interpretare e chiarire aspetti legali complessi, aiutando l’Assemblea Generale a delineare l’approccio da perseguire sulla materia in questione.
Sulla gravissima situazione umanitaria a Gaza, dove dal 2 marzo la popolazione civile è privata quasi totalmente dei beni essenziali per la vita a causa della chiusura dei confini da parte di Israele, si è espressa la Consulente Legale delle Nazioni Unite Elinor Hammarskjöld, ricordando la presenza di 13 agenzie ONU sul terreno e le 295 persone dello staff che hanno perso la vita a partire dal 7 ottobre.
Philippe Lazzarini, Commissario Generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei rifugiati palestinesi nel Vicino Oriente (UNRWA), ha accolto positivamente le udienze, ribadendo la fondamentale importanza del lavoro che le organizzazioni internazionali umanitarie stavano svolgendo. Ha inoltre denunciato le gravi conseguenze della politica di “non contatto” adottata dal Parlamento israeliano che proibisce ogni forma di coordinamento con i funzionari dell’UNRWA, il principale fornitore di assistenza umanitaria nell’area. Tra queste ha sottolineato in particolare una grave compromissione della distribuzione di aiuti umanitari e servizi essenziali, e il diniego dei visti di entrata in Israele per il personale dell’agenzia.