Corte penale internazionale: il Mali sottopone alla Corte la situazione del Paese a partire dal gennaio 2012
Il 18 luglio 2012 il Governo del Mali, in qualità di Stato parte ed ai sensi dell’art 14 dello Statuto, ha ufficialmente trasmesso alla Corte penale internazionale (CPI) la propria decisione di sottoporre (“refer”) alla Corte la situazione del proprio Paese a partire dal gennaio 2012.
Il Mali ha quindi richiesto al Procuratore della CPI, Fatou Bensouda, di aprire un’indagine al fine di determinare se uno o più crimini rientranti nella giurisdizione della Corte siano stati commessi nel Paese nel periodo considerato. Secondo il Governo del Mali, che oltre ad una lettera formale ha presentato un dossier contente informazioni sui presunti crimini commessi, l’intervento della Corte sarebbe necessario in quanto il sistema giudiziario nazionale non sarebbe in grado di condurre indagini o procedimenti penali a carico degli autori dei crimini.
Al fine di valutare se accogliere o meno la richiesta del Mali di aprire un’indagine sulla situazione del Paese, il Procuratore ha immediatamente disposto l’avvio di un esame preliminare del caso. Nell’ambito di tale esame e ai sensi dell’art. 53(1) dello Statuto il Procuratore dovrà determinare 1) se le informazioni ricevute lasciano supporre che un crimine di competenza della Corte sia stato commesso; 2) se i criteri di ammissibilità definiti all’art 17 dello Statuto sono soddisfatti; 3) se, in base alla gravità del reato e degli interessi delle vittime, un’indagine non favorirebbe gli interessi della giustizia.
Le violenze in Mali, focalizzate principalmente nella parte Nord del Paese, sono scoppiate all’incirca il 17 gennaio 2012. Casi di omicidio, rapimento, stupro, reclutamento di bambini e distruzione intenzionale di monumenti storici sono stati riportati da varie organizzazioni internazionali e non-governative.
La decisione di sottoporre alla Corte penale internazionale la situazione del proprio Paese adottata dal Governo del Mali rappresenta il quarto “self-referall” nella storia della Corte dopo quelli di Uganda, Repubblica Democratica del Congo e Repubblica Centroafricana.