Cura non bombe
Cura, non bombe. Di questo abbiamo bisogno. Che senso ha continuare a buttare tanti soldi per le armi quando mancano per difenderci dai cambiamenti climatici, assicurare il diritto alla salute, investire sull’educazione dei giovani e dare un lavoro dignitoso a chi non ce l’ha?
La pandemia, il cambiamento climatico, la guerra e l’ingiustizia economica ci stanno impoverendo. Milioni di famiglie, donne e uomini, bambini, giovani e anziani stanno subendo un continuo peggioramento delle condizioni di vita. Ma, più in generale, nessuno si sente più realmente al sicuro. Cosa dobbiamo fare?
Per decenni abbiamo consumato risorse immense in armi ed eserciti. E anche oggi si pretende di aumentare ancora la spesa militare. Dicono che è necessario per la nostra sicurezza. Ma il risultato è che viviamo in un mondo sempre più povero e insicuro, pieno di guerre che diventano sempre più estese e allarmanti. Un mondo sull’orlo dell’apocalisse nucleare. Per questo dobbiamo cambiare.
La vera sicurezza di cui ci dobbiamo preoccupare è la sicurezza delle persone che non riescono ad arrivare a fine mese, che sono costrette a sopravvivere nella più totale incertezza, in ambienti malsani, senza dignità, diritti né legge, in balia della paura e della violenza, dell’illegalità, di sfruttatori, criminali e mafie. E’ di loro che ci dobbiamo occupare, come stabilito dalla nostra Costituzione (art. 2 e 3), nella Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (art. 25), nell’Agenda 2030 e nel Rapporto dell’Unesco “Re-immaginare i nostri futuri insieme”.
Promuovere la sicurezza umana vuol dire assicurare ad ogni persona il diritto ad una vita dignitosa. Di cos’altro si devono preoccupare i governanti?
Mentre continua l’escalation della guerra in Ucraina e ogni giorno esplode una nuova emergenza sociale ed economica, dobbiamo preoccuparci di sviluppare rapidamente la nostra capacità di cura della comunità e di ogni persona, senza distinzioni di genere e di nazionalità. Per questo servono investimenti, politiche e governanti capaci di implementarle.
Dobbiamo aiutare chi non ce la fa, soccorrere chi è in difficoltà, proteggere chi è minacciato, nutrire chi è affamato e assetato, curare chi è ammalato, sostenere chi è fragile, ridurre le disuguaglianze, preservare i beni comuni, salvare la nostra umanità e il nostro pianeta. Per questo, dobbiamo rimettere al centro le comunità locali e finanziare e riqualificare i servizi pubblici e universali (i servizi sociali, sanitari, per l’educazione, la formazione, l’ambiente, la cultura …).
Serve una nuova cultura della cura che ci liberi dalla cultura dell’individualismo e della guerra, della competizione selvaggia, dello sfruttamento e dello scarto. Solo così potremo sperare di salvarci e di mettere al sicuro anche la nostra democrazia, le istituzioni democratiche e i valori universali che sono indispensabili per affrontare le sfide planetarie che incombono.
Fermiamo le guerre e la militarizzazione del mondo! Fermiamo la corsa al riarmo e i mercanti di morte! Liberiamoci della minaccia atomica prima che sia troppo tardi! Investiamo sulla politica della cura, non sulle armi! La cura è la via della pace. Percorriamola assieme.
PS. Più dura, più ci fa male. L’invasione russa dell’Ucraina è una catastrofe. La sua continuazione è intollerabile e insostenibile. Per questo, i governanti devono fermarla. Non alimentarla. Togliamo la parola alle armi e ridiamola alla politica. Ciascuno si assuma la responsabilità di fare la pace.
L'appello è promosso dal Comitato Promotore Marcia PerugiAssisi.