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FRA: Nuovo rapporto rivela che molte gravi, ricorrenti e diffuse violazioni dei diritti umani alle frontiere non sono adeguatamente indagate

Mancato soccorso e mancata assistenza ai migranti in difficoltà, maltrattamenti e abusi. L'ultimo rapporto dell'Agenzia dell'UE per i diritti fondamentali (FRA) identifica queste come alcune delle gravi e pericolose violazioni dei diritti umani alle frontiere di terra e di mare dell'UE che non vengono adeguatamente indagate, individuando le lacune sistemiche e gli ostacoli alle indagini su tali violazioni.

Questo rapporto della FRA - intitolato “Guida alle indagini su presunti maltrattamenti alle frontiere” (Guidance on investigating alleged ill-treatment at borders) - esamina le indagini disciplinari e penali sulle violazioni dei diritti di migranti e rifugiati alle frontiere esterne terrestri e marittime dell'UE tra il 2020 e il 2023. Il rapporto analizza le accuse di mancato soccorso di persone in difficoltà, maltrattamenti fisici e altre forme di trattamento inumano e degradante che mettono a rischio la vita e l'integrità fisica dei migranti.

Gli attivisti per i diritti umani riferiscono di gravi, ricorrenti e diffuse violazioni dei diritti contro migranti e rifugiati durante la gestione delle frontiere. Sebbene numerose segnalazioni appaiano credibili, molti incidenti non vengono indagati. Il Comitato europeo per la prevenzione della tortura e delle pene o trattamenti inumani o degradanti esprime preoccupazione per il fatto che vengano svolte poche indagini. Rileva inoltre che le indagini spesso non sono conformi agli standard sviluppati dalla Corte europea dei diritti dell'uomo.

Un numero crescente di casi viene sottoposto alla Corte europea dei diritti dell'uomo. Negli ultimi anni, la Corte di Strasburgo ha giudicato cinque casi in cui ha riscontrato che gli incidenti non sono stati indagati in modo efficace. In particolare, le autorità nazionali di Grecia, Croazia e Ungheria non hanno indagato efficacemente su episodi di maltrattamento e decesso durante la gestione delle frontiere.

Il basso numero di indagini su questi casi, nonostante l'elevato numero di accuse credibili, getta una luce negativa sull'operato delle autorità di gestione delle frontiere. Questo a sua volta mina gli elevati standard professionali che guidano il loro lavoro. Un impegno concreto per indagare tempestivamente ed efficacemente ogni incidente non solo renderebbe giustizia alle vittime, ma proteggerebbe anche il personale di frontiera da false accuse. È necessaria una maggiore trasparenza sul numero e sul tipo di casi indagati e sui loro risultati.

La responsabilità di indagare sulle violazioni dei diritti spetta agli Stati membri, e devono farlo rispettando i requisiti dell'articolo 47 della Carta dei diritti fondamentali dell'UE. Il rapporto della FRA suggerisce misure concrete per garantire indagini più efficaci:

  • Registrare le testimonianze: Gli organismi per i diritti umani dovrebbero documentare le testimonianze di violazioni dei diritti, pubblicare relazioni periodiche sui casi e trasmettere le informazioni pertinenti ai pubblici ministeri.
  • Trasparenza: Le autorità nazionali devono pubblicare regolarmente statistiche sul numero e sui tipi di indagini disciplinari e penali e sui loro esiti.
  • Indagini indipendenti ed eque: Le autorità dovrebbero assegnare i casi a dipartimenti specializzati per garantire indagini imparziali.
  • Linee guida per i pubblici ministeri: I pubblici ministeri dovrebbero emanare linee guida chiare per le indagini sugli abusi alle frontiere e per la raccolta delle prove. Dovrebbero identificare e condividere informazioni su modelli, carenze e buone prassi nelle indagini.
  • Dare voce alle vittime: Le autorità dovrebbero avvalersi di avvocati o di organizzazioni per la protezione delle vittime per garantire che queste ultime siano rappresentate e aiutate a partecipare ai procedimenti.
  • Raccogliere prove dalla tecnologia: Gli investigatori dovrebbero utilizzare i filmati di sorveglianza, i dati GPS dei veicoli e del personale delle forze dell'ordine e, dove legalmente consentito, i dati dei telefoni cellulari delle vittime e dei testimoni per identificare le vittime e ricostruire la sequenza degli eventi.

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